Conte supera il primo esame ma oggi in Senato voto su Nadef a rischio. Centrodestra si asterrà ma rimane il problema dei 161 senatori

Il dossier Recovery Fund e il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza è stato archiviato. Giuseppe Conte può guardare con soddisfazione il martedì appena trascorso e muovere le vele verso Bruxelles, dove il 15 e 16 ottobre sarà impegnato nel Consiglio europeo. Ufficialmente non si parlerà di Recovery ma la situazione è talmente delicata che parlarne sarà quasi impossibile.

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La questione è lo stallo che si è prodotto tra il Parlamento europeo, leggasi soprattutto Paesi Frugali, e il cosiddetto blocco di Visegrad sul tema del rispetto dello stato di diritto. Insomma, sottoporre l’erogazione dei fondi al rispetto dello stato di diritto, tra cui il riconoscimento dei diritti Lgtb. Stavolta è stata la Polonia a reagire duramente con il leader del partito Diritto e Giustizia al governo in Polonia, Jaroslaw Kaczynski, che ha minacciato di porre il veto al Recovery fund e al bilancio pluriennale dell’Unione europea se il blocco dei 27 deciderà di collegare i finanziamenti al rispetto dello stato di diritto.

Jaroslaw Kaczynski

Polonia minaccia il veto sul Recovery Fund

«Ci sarà un veto se le minacce e il ricatto verranno mantenuti, difenderemo fermamente l’interesse vitale della Polonia. Difenderemo la nostra identità, la nostra libertà e sovranità a tutti i costi. Non permetteremo a noi stessi di lasciarci terrorizzati dai soldi». Il rischio è che quindi tutto si blocchi e di conseguenza anche l’erogazione dei fondi stessi.

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Su questo sia Giuseppe Conte e sia Angela Merkel si sono già attivati ribadendo che va trovata un’intesa che sblocchi la situazione e consenta l’erogazione dei fondi già all’inizio del 2021. O almeno, come lo stesso governo ha specifico nella Nadef, quel 10 per cento di anticipo sui 209 miliardi di euro di fondi del Recovery. Si tratta, comunque, di una partita molto complicata che rischia di vanificare quanto fatto in questa estate dall’asse franco-tedesco.

Enzo Amendola
Enzo Amendola

Intanto, Conte però può essere soddisfatto per aver superato il primo esame del Parlamento. Nella mattinata di ieri sono state approvate le Linee guida per il Recovery con il ministro Amendola che soddisfatto ha commentato che «questo è l’unico Parlamento in Europa che ha discusso questo piano. E questo rafforza anche il governo nel lavoro che dovrà fare».

In realtà nella risoluzione approvata a Palazzo Madama, che rimanda a quanto deciso nelle Commissione Bilancio e Politiche Ue, il Senato ha chiesto un maggior coinvolgimento del Parlamento: «Le Camere siano parte attiva, coinvolte in modo vincolante, nella fase di individuazione e scelta dei progetti che lo compongono, anche prevedendo che il Governo riferisca periodicamente sull’andamento delle procedure, anche mediante la presentazione di apposite relazioni informative». Insomma, una risoluzione che ripropone il tema della costituzione di una Commissione bicamerale di cui tanto si era parlato in estate ma che era rimasta lettera morta.

Ora il governo porterà questo lavoro a Bruxelles e inizierà il confronto con la Commissione europea con la presentazione dei progetti di riforma e di intervento, e se tutto andrà bene probabilmente verso l’estate del 2021 arriveranno i primi fondi.

Nel pomeriggio, poi, il premier Conte ha chiuso anche il secondo dossier, quello del Consiglio europeo ma nel corso della discussione in Senato c’è stato un vero e proprio convitato di pietra e cioè il voto di oggi del Nadef e dello scostamento di bilancio. Più volte negli interventi degli esponenti di maggioranza e del governo sono partite richieste di collaborazione e prove di responsabilità per evitare che sullo scostamento di bilancio la maggioranza si trovi senza numeri.

Conte sulla Nadef auspica leale collaborazione da tutti i gruppi parlamentari

Il problema sono i senatori quarantenati per Covid che rischiano di far saltare il debole equilibrio su cui si regge la maggioranza al Palazzo Madama. Un ramoscello di ulivo imbracciato anche dallo stesso Conte che nel corso del suo intervento in Senato ha detto: «Auspico che il clima di leale collaborazione tra tutti i gruppi parlamentari registrato durante la fase più dura della pandemia possa conservarsi anche in vista del voto sul prossimo scostamento di bilancio che rappresenta un passaggio fondamentale per assicurare le risorse necessarie ad affrontare le sfide che purtroppo la pandemia ci prospetta ancora».

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Ciriani, Meloni e Lollobrigida
Ciriani, Meloni e Lollobrigida

Meloni: «Abbiamo sempre dimostrato disponibilità al confronto, è la maggioranza che sui fatti non l’ha dimostrato nei nostri confronti»

Basterà? Dalle prime reazioni non sembra. Luca Ciriani, capogruppo di FdI al Senato, respinge le offerte di pace chiarendo che «FdI respinge lezioni di responsabilità, di senso dello Stato e di interesse nazionale» e piuttosto chiede al governo di «iniziare ad ammettere i propri errori e arroganza».

E la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, incalza: «Noi abbiamo sempre dimostrato disponibilità al confronto è la maggioranza che sui fatti non ha dimostrato, al di là di interessanti appelli, disponibilità nei nostri confronti. Noi siamo da sempre disponibili. Fdi ha proposto molte cose. Sulle linee del Recovery la nostra parte l’abbiamo fatta, soprattutto sulla richiesta di introduzione di alcune priorità. La disponibilità, quindi, non si chiede ‘alla telecamera’».

Renato Schifani

Stesso concetto ribadito anche da Forza Italia con l’ex presidente del Senato, Renato Schifani: «Siamo stanchi delle sue promesse di coinvolgimento dell’opposizione, anche se non escludo che alla sua volontà si oppongano resistenze dei partiti che la sostengono».

In realtà nelle ultime ore starebbe emergendo un preciso orientamento nel Centrodestra e cioè di votare contro la nota di aggiornamento al Def e di astenersi sullo scostamento di bilancio. Una decisione, quest’ultima, che comunque non risolverebbe i problemi alla maggioranza che dovrebbe garantire i 161 voti, ma eviterebbe il gesto plateale di un voto contro da parte del Centrodestra.

Ciononostante, dalla maggioranza filtra ottimismo, o probabilmente si ostenta, come traspare dalle parole del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: «Sono convinto che i numeri sia alla Camera che al Senato ci siano. Ma ora serve una responsabilità comune di tutte le forze politiche».

Certezza che però sembra più volontà di scacciare le preoccupazioni. Comunque si vedrà domani alla prova dei fatti la tenuta della maggioranza, che intanto si prepara anche alla prossima legge finanziaria. Sempre ieri, dopo il via libera del Senato, Conte ha riunito i capi della sua maggioranza a Palazzo Chigi sulla legge di Bilancio. Primi passi per comporre il puzzle della prossima legge di Bilancio che per oltre metà, circa 25 miliardi di euro, sarà finanziata dal nuovo deficit che proprio oggi dovrebbe essere autorizzato.

Un nuovo incontro dovrebbe essere nel tardo pomeriggio di oggi per individuare le aree di intervento e poi per decidere le misure da inserire. L’obiettivo di Conte è chiudere nella settimana al punto che si ipotizza un Consiglio dei ministro venerdì sera per dare il via libera al testo. Ma prima Conte dovrà ottenere il via libera del Senato allo scostamento di bilancio.

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