Covid-19, quanto ci è costato: 3.993 euro procapite in Valle d’Aosta, addirittura 76.308 in Campania

di Giuseppe Billè

Il Dipartimento della protezione Civile ha fornito i dati relativi alla ‘spesa pubblica’ effettuata dalle Regioni per ogni singolo contagiato di Covid-19 alla data del 30 aprile c.a. Purtroppo, l’ultimo dato ufficiale reso noto.

E così si scopre che in Valle d’Aosta si spendono 3.939 euro; in Veneto 10. 212 euro; nel Lazio 15.259 euro; in Sicilia 19.929 euro per ogni singolo contagiato. In Campania, dove regna incontrastato lo “sceriffo/governatore” De Luca, i fondi spesi per ogni singolo contagiato sono 76.308 euro.

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A quanto pare alcune regioni, in primis la Campania, si sono accorti di quanta spesa pubblica si può “realizzare” con il Covid-19. Spesa pubblica che vuol dire “debito”, che per essere ripagato probabilmente richiederà un nuovo “prestito”.
Il Mes sarebbe l’ideale, no?

Mara Carfagna vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia (eletta a Napoli), qualche giorno fa ha scritto un twett in cui asserisce che si rischia un altro lockdown e che molti italiani sono e saranno bloccati a casa in quarantena, in attesa del risultato di un tampone per cui hanno fatto 12 ore di fila. Questo sarebbe stato evitabile se si fosse attivato il Mes per tempo e quindi potenziare e velocizzare il sistema di diagnosi.

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Ma forse la deputata non sa che le ‘file e i tempi di attesa’ di cui parla, sono dovute al fatto che l’Italia è l’unico paese europeo dove occorreva il ‘doppio negativo’ (ma l’ultimo dpcm ha sancito che basterà un solo) per sancire la fine dell’isolamento e questo anche se si è asintomatici. Mentre nel resto dei paesi europei dopo 14 giorni senza sintomi sei guarito punto.

E forse la deputata Carfagna non sa che per finanziarsi, basterebbe accedere al mercato, visto che da mesi i buoni emessi dallo Stato sono a tassi negativi e la richiesta è sempre più alta dell’offerta. Invece parte dell’opposizione e tutto il governo preferisce farci indebitare con chi chiede in cambio austerità e riforme che limiterebbero ancor di più la nostra sovranità.

  • Importo offerto 7 miliardi;
  • Importo richiesto 12 miliardi e 47 milioni;
  • Importo assegnato 7 miliardi;
  • Costo del finanziamento in un anno da parte dello Stato -0,436%.

Una riprova è rappresentata dal fatto che negli ultimi anni, per via dei tassi negativi attuati dalla BCE, i titoli di Stato hanno raggiunto rendimenti negativi per gli investitori, ovvero se li compri non solo non ci guadagni niente ma ci rimetti una piccola parte del capitale. Cerchiamo di capire, semplificando, perché le banche ed i player della finanza internazionale comprano i titoli di stato con rendimenti negativi.

La funzione delle banche, oltre a quella di raccogliere denaro, è quella di prestarlo tramite fidi, mutui, prestiti o anticipi su fatture. Quello che raccolgono dai correntisti sotto forma di liquidità sul conto corrente, obbligazioni bancarie, conti deposito ed il denaro che la banca presta deve rispettare dei parametri ben precisi. Quando la liquidità di una banca è troppa il denaro in eccedenza deve essere versato presso un apposito conto della BCE.

L’operazione però ha un costo per le banche. Allora, piuttosto che affidare la liquidità alla BCE, scelgono di investire in titolo di Stato che hanno un rendimento negativo, ma pur sempre minore rispetto alle commissioni che dovrebbero pagare alla BCE. Un meccanismo infernale.

Il fabbisogno di liquidità del nostro Paese potrebbe essere soddisfatto attraverso l’emissione dei Titoli di Stato, che sarebbe sempre meglio (perché non ci indebiteremmo con una “moneta straniera”, l’euro lo è). I risparmiatori privati ed i grandi gruppi di investimento finanziari, al contrario di ciò che vogliono farci credere, hanno fiducia nell’Italia, prova ne sia che ad ogni asta di titoli di Stato le richieste superano di due, tre o quattro volte l’offerta, quindi in Paese non ha problemi a reperire a costi vantaggiosi liquidità da poter spendere e investire né tantomeno soffre della sfiducia dei mercati.

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