Presidenza ungherese dell’Unione Europea 2024: i patti si rispettano

L’Ue si autoproclama guardiana dei trattati e si prepara a disattenderli quando le intenzioni dei Paesi in causa non coincidono con le sue aspettative

I Trattati costitutivi prevedono regole che non possono essere derogate, prima fra tutte quella che assegna, a turno, la Presidenza dell’Unione ai vari governi degli Stati membri. Certo tutto è relativo in questo iper uranio di Bruxelles, ma bisogna ricordare che il Paese chiamato a questa presidenza semestrale svolge un ruolo di coordinamento molto importante e decide le priorità da esercitare. Accade che il campo del bene, legalista e rispettoso delle istituzioni, sia pervaso oggi da angoscia e da terrore perché per il secondo semestre 2024 questa presidenza spetterebbe, secondo le regole suddette, all’Ungheria di Viktor Orban.

Così si è creata una simpatica alleanza tra il virtuoso partito socialista europeo – per intenderci quello degli eurodeputati Kaili, Tarabella e degli ex Panzeri e Cozzolino, tutti presunti innocenti ma, chi ancora in galera o chi ai domiciliari, tutti accusati di corruzione dopo la scoperta di un importante sistema di frodi scoperto dalla giustizia belga nel Parlamento europeo – tra i liberali, i Verdi, la sinistra radicale ed anche parte del PPE per impedire il normale funzionamento dell’istituzione che assegna ad Orban il turno di presidenza dell’Unione.

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Il suddetto gruppo dei «virtuosi» ha presentato e adottato in seduta plenaria lo scorso 1 giugno, con 442 voti a favore, 144 contrari e 33 astensioni una proposta di risoluzione per chiedere al Consiglio di trovare una soluzione per impedire la presidenza ungherese. Tutto però è relativo in Europa e la risoluzione, nonostante il gran clamore suscitato, non è obbligatoria, il testo cioè non ha alcuna valenza legislativa e gli innumerevoli capi d’accusa contro Orban – legami con Mosca, corruzione sistemica, minacce contro i diritti LGBT+1,2,3… concentrazione dei poteri – sembrano non essere sufficienti. Forse l’azione politica di Orban non raccoglie il plauso dei benpensanti pse, ppe, verdi e sinistra radicale, ma le regole di funzionamento dell’Ue esistono, sono in vigore e diventa difficile stravolgerle o cancellarle.

Con questa nuova offensiva la guerriglia della sinistra europea contro Orban registra una nuova «escalation» – dopo essere riuscita a far bloccare al Consiglio, lo scorso dicembre, un versamento di 22 miliardi di euro del PNR europeo destinato all’Ungheria, con la solita scusa delle riforme che non sarebbero in linea col pensiero unico vigente, ma che hanno riportato in aprile del 2022 alla rielezione di Orban con il 53,3% dei voti – oggi una proposta di risoluzione che volendo far del male ad Orban si ritorcerebbe sulla stessa credibilità delle regole comunitarie dimostrando che il tanto celebrato stato di diritto sarebbe semplicemente lo stato di chi fa il diritto.

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L’Unione europea che si autoproclama guardiana dei trattati in realtà si prepara a disattenderli quando le intenzioni dei paesi in causa non coincidono con le sue aspettative. La prossima presidenza ungherese dell’Unione non potrebbe essere rinviata, nonostante l’ostilità di quei deputati che dimostrano come questa Europa resti ancora dominata dai partiti nemici degli Stati nazione decisi anche a violare i trattati a loro piacere a fronte degli interessi generali dei popoli europei che non possono sottostare alla censura di pochi nominati.

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