Governo, Giorgia Meloni: «Sinistra in difficoltà. Pd non distingue dissenso e censura»

La premier: «l’Italia è la nazione che cresce di più in Europa»

Giorgia Meloni difende la stretta sulla sulla Corte dei Conti inserita nel decreto sulla pubblica amministrazione all’esame della Camera. In un’intervista a Quarta Repubblica ci tiene anche a precisare che la paternità delle norme non è del suo esecutivo ma di Mario Draghi: «Sommessamente osservo che facciamo quello che ha fatto il precedente governo», scandisce la premier che poi non esita a definire la sinistra «molto in difficoltà. Loro – sottolinea – dicono che c’è una deriva autoritaria sulla Corte dei Conti che invece continua a fare i controlli, fa la relazione semestrale e nessuno le ha messo un bavaglio».

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La segretaria del Pd

Il tono netto di Giorgia Meloni non cambia quando parla più nel dettaglio della segretaria del Pd, «quello che mi ha colpito – osserva parlando di Schlein – è che abbia detto che abbiamo un problema col dissenso: se il segretario del Pd, del secondo partito italiano non distingue tra dissenso e censura allora abbiamo sì un problema», E mentre «la sinistra parla di deriva autoritaria», prosegue nell’intervista, «l’Italia è la nazione che cresce di più in Europa, ha raggiunto il suo record storico di numero di occupati. Tutto questo deriva da molte cose, certo, ma dopo 7 mesi di governo dimostra che c’è una solidità che libera le energie».

La durata della legislatura

Ed è proprio il governo il secondo macrotema affrontato dalla premier. L’intenzione è ovviamente quella di arrivare alla fine della legislatura: «Penso di avere un vantaggio, che è il tempo: io sono a capo di una maggioranza solida, mi do 5 anni di orizzonte». Questo non vuol dire però scendere a patti con «i diavoletti» (come li chiama Nicola Porro, il conduttore della trasmissione) «certo – è la premessa – devi cercare soluzioni praticabili, ma non ho cambiato idea rispetto a quello che dissi qui in trasmissione due anni fa: se per privilegiare me stessa devo svendere me o la nazione, io non sono disposta a farlo».

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L’interesse nazionale italiano

Meloni rivendica poi quanto fatto fino ad ora dal suo esecutivo «Perché faccio il giro del mondo? Cosa vado a fare? Vado a difendere l’interesse nazionale italiano», sottolinea aggiungendo «faccio un accordo, dico una cosa e la faccio: non sono l’Italia spaghetti e mandolino che dice di sì e sorride nelle foto e poi si fa fregare tutto o prova a fregarti. Voglio un’Italia che cammini a testa alta nella storia e credo che con questa capacità di stringere rapporti si portano i risultati».

La presidente del Consiglio annuncia quindi la visita in Tunisia: «è in difficoltà. Vive una situazione molto delicata perché rischia un default finanziario e chiaramente se va giù il governo tunisino vivremo uno scenario assolutamente preoccupante. Ed è questo lo scenario su cui lavoriamo», dice. Nessun tentennamento poi sul sostegno all’Ucraina su cui la premier è disposta anche a perdere un pezzo della «popolarità. La mia coscienza mi dice che sull’Ucraina il modo migliore è fare esattamente quello che stiamo facendo».

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«In un sistema multilaterale e globalizzato» si «lavora innanzitutto sul piano internazionale perchè nessuno può pensare di fermare il vento da solo con le mani. Quindi le relazioni sono importanti e la collaborazione richiede credibilità, affidabilità e serietà. E io se faccio un accordo, dico una cosa e la faccio: io non sono l’Italia spaghetti e mandolino che dice di sì e sorride nelle foto e poi si fa fregare tutto o prova a fregarti. Io voglio un’Italia che cammini a testa alta nella storia e credo che con questa capacità di stringere rapporti si portino i risultati», conclude la premier.

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