L’Unione europea può essere un punto fermo per lo sviluppo, ma se è sbocco di corruzione a cosa serve?

Il costo della corruzione di oggi, lo pagheranno i nostri figli

L’Unione europea approva la manovra del governo Meloni. Anche se con qualche mugugno su: cartelle, contanti e Pos. Valutandola, però, come una delle migliori. Per conseguenza anche l’esordio della premier al Consiglio Europeo è stato positivo. E’ riuscita a strappare, l’intesa sul price cap, ma il prezzo dovrebbe essere deciso oggi e lo sblocco dell’imposta (15%) sulle multinazionali tecnologiche e il Cdm ha approvato la riforma degli appalti, per velocizzare le opere pubbliche. E forse avrebbero dovuto essere queste le questioni su cui soffermarsi oggi.

Purtroppo, però, al momento, alla luce degli eventi tocca piuttosto chiedersi: che ne sarà dell’Unione europea? Per ora vacilla sotto le folate dell’inchiesta della magistratura belga e dei servizi di sicurezza europei, sulle mazzette del Qatar svolazzanti sui palazzi della politica comunitaria per nascondere il mancato rispetto dei diritti umani; lo sfruttamento dei lavoratori e le quasi 7mila vittime nei cantieri per la realizzazione degli stadi del mondiale di calcio, e per l’accordo da 3 miliardi sui collegamenti arerei Qatar-Unione europea; e le tangenti marocchine, per gli stessi motivi, oltreché per condizionare i flussi migratori in Europa.

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Certo, è un’indagine sulla quale, per ora, di concreto si sa poco, su quanto ci sia realmente dietro quelle mazzette, mentre quel tantissimo che si sa, sui protagonisti viene coperto dal beneficio del dubbio, per consentire ai difensori d’ufficio degli interessati, all’insegna del solito ipocrita garantismo «sinistrato», di rinviare ogni discorso «alla chiusura dell’indagine». Sperando che nel frattempo tutto finisca nel dimenticatoio.

Unione europea, troppe le mazzette

Cosa, stavolta, difficile, se non proprio impossibile. Troppe le mazzette (ben oltre i 3 miliardi di cui si parla) e almeno 60 – tra eurodeputati e non – le persone coinvolte, quasi tutte schierate a sinistra e impegnate a salvare in mare aperto, e con le navi Ong (lavanderie per tangenti), rifugiati e migranti, per portarli in un porto sicuro, ovviamente italiano e lucrare su di loro.

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Secondo gli inquirenti, molti, degli indagati sono francesi e tedeschi, ma tanti anche gli italiani. Che, per di più sembrano crescere giorno per giorno. Si parla di Cozzolino, (che si è autosospeso e poi è stato sospeso dal Pd europeo) Gualtieri e Benifei, che, però, rifiutano ogni coinvolgimento. E il secondo come capodelegazione di S&D al Parlamento europeo, fa ridere il mondo provando a scaricare la responsabilità della corruzione a Bruxelles sulla Destra che «ha sempre bloccato le norme più rigide sulle lobby».

Da qui – anche perché a manovrare contatti e iniziative legate alla vicenda qatarmarocchina era l’ex europarlamentare Pd – Art.1, Panzeri e a gestirne i contanti, il suo ex collaboratore Giorgi (gola profonda dell’inchiesta), compagno della vicepresidente destituita dell’EuroParlamento, la greca Kaili, tutti e tre arrestati, insieme a moglie e figlia del primo – quell’«italian connection» con cui la stampa europea ha etichettato il caso. Intanto, la macchia d’olio dell’indagine comincia a sfiorare le stanze della commissione.

Lo spettacolo indegno all’Unione europea

Spinelli e De Gasperi; Monnet e Schuman; Bech, Adenauer e Spaak staranno rivoltandosi nella tomba, per lo spettacolo indegno offerto dai loro eredi e per come hanno ridotto quella che loro avevano immaginato come un’Europa «uno per tutti, tutti per uno» ma all’insegna del «chi fa da se, fa per tre», ognuno fa per proprio conto. Sicché, più che in quella delle Nazioni, ci ritroviamo nell’Europa della finanza. Distribuisce moralismo, impone norme che cambiano la quotidianità dei cittadini, ma consente la libera circolazione nei suoi «anfratti» a lobbisti e trafficanti pronti a tutto – anche a distribuire mazzette miliardarie – per ottenere i propri obiettivi.

Parla di trasparenza, ma brilla per opacità e non dà mai conto a nesuno delle proprie azioni. Ma a chi e a cosa serve un’Europa che, con la Bce – a crisi energetica in atto ed inflazione crescente – rialza i tassi di sconto e preannunciandone altri nei prossimi mesi, incendia lo spread, bruciando miliardi di risparmio dei cittadini, rafforzando le premesse per la recessione, mentre la commissione dell’Unione europea, con Mes e patto di stabilità, impedisce alle imprese di lavorare? Purtroppo, a nessuno. Il peggio, però, è che le conseguenze degli errori di oggi, ricadranno fra qualche anno sui nostri figli. Che dovranno pagarle.

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