La premier ha deciso di accettare l’invito di don Patriciello
Probabilmente non se l’aspettava, ma almeno ci sperava. L’altro giorno don Maurizio Patriciello, il parroco anti-clan di Caivano, ha scritto alla premier Giorgia Meloni per invitarla al Parco Verde, il luogo secondo molti «abbandonato dallo Stato» dove sono state stuprate le due cuginette. E la presidente del Consiglio oggi ha accolto l’invito. Giorgia Meloni ne ha parlato durante il Consiglio dei ministri. Ha detto che il governo punta a «bonificare l’area» di Caivano, sottolineando che «per la criminalità non esistono zone franche».
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Poi, annunciando l’intenzione di «accogliere l’invito di don Patriciello a recarmi sul posto», ha precisato che la sua «non sarà una semplice visita: offriremo sicurezza alla popolazione». E ha aggiunto che il centro sportivo in stato di abbandono, uno dei luoghi dove si sarebbero consumate le violenze del branco, «deve essere ripristinato e reso funzionante il prima possibile».
Don Patriciello: Ringrazio Dio e ringrazio la Meloni
Don Patriciello è ovviamente molto contento di questa decisione: «Ringrazio Dio e ringrazio la Meloni», ha detto. «Ringrazio la presidente del Consiglio che ha accolto il mio invito. Ha mostrato sensibilità. E da credente ringrazio il Signore che ci dà la forza di andare avanti e di non arrenderci», ha affermato il sacerdote all’ANSA. Ma intanto a Caivano la vicenda degli abusi di gruppo getta ancora ombre pesanti e tra la gente ci sono sentimenti contrastanti: da un lato la voglia di riscatto del quartiere, dall’altro il desiderio di fuga.
L’appello
Dopo il monito contro omertà e silenzi lanciato proprio da don Patriciello in una chiesa semivuota, domani pomeriggio un gruppo di comitati prova a dare segnali di reazione con una manifestazione indetta a partire dalla parrocchia. Ma c’è anche chi ritiene che l’unica chance sia il ‘fujitevenne’, il grido rassegnato di Eduardo De Filippo: così i familiari di una delle due piccole vittime, attraverso il loro legale, chiedono allo Stato di aiutarle ad andare via, cambiando città e nome, come avviene per i collaboratori di giustizia, per conquistare un futuro migliore. Sono solo alcuni dei contrasti che l’inchiesta sugli stupri di gruppo evidenzia e acuisce, in un quartiere che lo stesso parroco definisce «ghetto», dove i bambini per raggiungere la scuola devono passare ogni mattina attraverso piazze di spaccio.
Il bilancio delle forze dell’ordine
Certo, le forze dell’ordine mettono a segno risultati importanti come rivendicato ieri dal ministro dell’Interno Piantedosi. Duecentoventitré arresti, tra cui quello del capo clan latitante Antonio Angelino, lo scorso 9 luglio, e 408 denunciati in 13 mesi: dati che danno il senso della pressione esercitata dai carabinieri sui clan a Caivano e ai quali si devono aggiungere quelli delle altre forze di polizia. La repressione e la sicurezza però da sole non bastano, continua a ripetere il parroco Patriciello: al Parco Verde mancano servizi di ogni tipo, dalla farmacia al trasporto pubblico, e così è fin troppo facile al degrado e alla rassegnazione dilagare.
Il corteo
Il corteo di domani proverà a testare la voglia di reazione, in attesa che le indagini dei carabinieri e dei pm facciano luce su tutte le responsabilità degli orrori ai danni delle due bambine. Per ora sarebbero una quindicina i nomi all’attenzione degli investigatori, ma il quadro potrebbe allargarsi quando sarà completato l’esame dei cellulari finora sequestrati. Dopo i casi di Palermo e di Caivano si prova a dare una risposta anche dal punto di vista culturale.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara annuncia un piano per lezioni contro la violenza di genere negli istituti di secondo grado, con gli stessi studenti pronti a salire in cattedra. Ci saranno lezioni di esperti ma anche confronti di esperienze tra i giovanissimi: presto le linee guida saranno trasmesse ai presidi, per avviare il piano già nel prossimo autunno.
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