Il FMI rivede al rialzo le stime di crescita per l’Italia: meglio di Francia, Germania ed area euro

Meloni: «Confermano l’efficacia della politica economica del governo»

L’Italia cresce più del previsto. Il Fondo Monetario Internazionale rivede al rialzo le stime di crescita per il Belpaese, il cui pil è atteso quest’anno al +1,1% in una performance migliore di Francia e Germania, ma anche superiore alla media dell’area euro. Ritoccata al rialzo anche la previsione per il 2024, quando l’economia è prevista crescere dello 0,9%.

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Le stime «confermano l’efficacia della politica economica del governo e ci spronano ad andare avanti su questa strada e fare ancora meglio», commenta la premier Giorgia Meloni, attesa a giorni negli Stati Uniti dove sarà ricevuta alla Casa Bianca da Joe Biden. «In uno scenario complesso continueremo a coltivare la linea dello sviluppo e della prudenza, dello slancio e della stabilità dei conti. L’Italia dimostra di essere resistente e dinamica. Le imprese e le famiglie hanno dato una risposta straordinaria», aggiunge la premier, spiegando che il governo è già a lavoro sulla prossima manovra.

La revisione al rialzo di 0,4 punti percentuali del pil italiano nel 2023 è legata al buon andamento dei servizi e del turismo, settori che spingono anche l’economia spagnola. E si accompagna al taglio delle stime per la Germania: la locomotiva tedesca si contrarrà quest’anno dello 0,3%, più del -0,1% previsto in aprile risentendo dell’effetto dell’inflazione sui redditi reali. Il pil tedesco tornerà poi a correre nel 2024, segnando un +1,3%. Per la Francia il Fmi stima una crescita dello 0,8% nel 2023 (+0,1 punti percentuali) e dell’1,3% nel 2024 (invariata).

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L’economia di Eurolandia

Nel complesso l’economia di Eurolandia crescerà dello 0,9% nel 2023, a una velocità che è la metà di quella degli Stati Uniti (+1,8%), per poi accelerare al +1,5% nel 2024. Secondo il Fondo il quadro economico mondiale è senza dubbio in miglioramento. Ma, avvertono gli esperti di Washington, anche se la crescita globale è stata rivista al rialzo per quest’anno al 3% serve cautela perché «non siamo ancora fuori dai guai». Nonostante gli innegabili segnali di progresso, infatti, è ancora «troppo presto per celebrare». I rischi sull’outlook sono diminuiti ma restano e fra questi ci sono l’alta inflazione e la Cina che, dopo il boom legato alla riapertura dal Covid, sta rallentando.

Sul fronte dei prezzi la battaglia si prospetta ancora lunga per riportare sotto controllo l’inflazione, soprattutto quella core che continua a scendere solo gradualmente. E’ per questo che in molte economie si pensa di continuare con i rialzi dei tassi di interesse. La Fed è attesa mercoledì al suo grande appuntamento prima della pausa estiva: gli analisti danno per scontato un aumento dei tassi di interesse dello 0,25%. Un ritocco che conferma come la banca centrale americana non è ancora in grado di cantare vittoria sull’inflazione nonostante l’aggressiva campagna di aumenti del costo del denaro che porta avanti da oltre un anno.

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Il risanamento dei bilanci

Senza sponsorizzare una «austerity generalizzata», il Fmi richiama comunque l’attenzione dei governi sul risanamento dei bilanci tramite la ricostituzione di cuscinetti e piani per instradare il debito su una traiettoria di sostenibilità. Questo – è il parere del Fondo – potrebbe rafforzare anche la credibilità delle politiche disinflazionistiche. «La velocità e la composizione del consolidamento dovrebbero tenere conto della forza della domanda privata e della tutela dei più deboli», spiega il capo economista del Fmi Pierre-Olivier Gourinchas, osservando come avere uno spazio di manovra di bilancio è essenziale per attuare le necessarie riforme strutturali, soprattutto tutto nelle economie emergenti.

Fra queste spicca la Russia che, nonostante la guerra in Ucraina, tiene e anzi accelera con il Fmi che prevede una crescita quest’anno dell’1,5%, 0,8 punti percentuali in più rispetto ad aprile. Ma mentre Mosca corre la sua decisione di imprimere una pausa all’accordo per il Mar Nero potrebbe, secondo le stime del Fondo, far salire del 10-15% i prezzi del grano.

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