Conte anticipa la conferenza di fine anno e mette il Natale in quarantena

di Dario Caselli

Il dl spostamenti e poi il nuovo Dpcm; ma anche il Recovery Plan e il Mes. E pure la vicenda della scorta e della fidanzata Olivia Paladino e finanche la solidità della maggioranza. Ieri in molti italiani guardando in streaming o in diretta televisiva il premier Giuseppe Conte hanno avuto un sussulto, che Natale fosse passato e che quella fosse la conferenza stampa di fine anno. Niente di tutto questo, al massimo un anticipo rispetto al solito, chissà forse dettato dalla paura del premier di non trovare più dopo Natale giornalisti in circolazione su Roma, proprio per il blocco degli spostamenti da lui imposto. E quindi per evitare il deserto in sala stampa si sarebbe anticipato.

Scherzi a parte, ma quella che ieri sera doveva essere una conferenza stampa del presidente del Consiglio per spiegare il perché delle nuove misure, peraltro molto rigide e per molti eccessive, si è trasformata in un messaggio al Paese ed a tutti gli italiani. E soltanto la forma delle domande ha evitato che assumesse quella del tipico intervento alla tv da repubblica sudamericana.

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Conte conferma la stretta per Natale: niente spostamenti tra Regioni e per le feste nemmeno tra i Comuni

Tanti gli argomenti spiattellati dal premier Conte agli italiani, al punto che sia il dl e sia il Dpcm sono sembrati finire sullo sfondo. Come previsto il governo non ha fatto passi indietro rispetto a quanto circolava da giorni. La stretta sugli spostamenti rimane e addirittura durante le festività si trasferisce dal piano regionale a quello comunale.

«Occorre impegno e attenzione» ha ammonito Giuseppe Conte, avvertendo che «dobbiamo continuare a lungo su questa strada, dobbiamo attendere che il piano dei vaccini sarà operativo e attendere le cure monoclonali, arriveranno tutto con il nuovo anno». Da qui il riferimento a «un Natale diverso da tutti gli altri», perché «la strada per uscire dalla pandemia è ancora lunga, dobbiamo scongiurare una terza ondata a gennaio che potrebbe essere non meno violenta della prima e della seconda».

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Conte rivendica la bontà del sistema delle tre fasce che ha consentito di abbassare l’indice di contagio e che soprattutto ha permesso di evitare «un lockdown generalizzato che sarebbe stato molto penalizzante». Le festività però non devono far abbassare la soglia di attenzione perché «se affrontassimo con le misure delle aree gialle questo periodo sarebbe inevitabile una impennata della curva di contagio».

Quindi blocco degli spostamenti tra Regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio; per i giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno anche quelli tra Comuni. Allungamento dell’orario di chiusura dei negozi fissato alle 21, mentre quelli dei centri commerciali continueranno a rimanere chiusi nei prefestivi e festivi. Aperti, invece, a pranzo i ristoranti durante le feste anche se rimane sempre la chiusura alle 18.

Conte: «Lunedì Cdm per approvare governance sul recovery Plan»

Giuseppe Conte

Fin qui la parte dedicata alla pandemia, ma come detto Conte è stato un fiume in piena quasi come se stesse aspettando l’occasione per lanciare messaggi ben precisi e rispondere, non tanto alle opposizioni quanto alla stessa maggioranza, sul momento di difficoltà e di impasse che sta vivendo la coalizione di governo. Ad esempio, su Recovery Plan ha annunciato che il Consiglio dei ministri approverà lunedì la governance, che però tante polemiche aveva sollevato sia nel Pd e sia in Italia Viva. Ed a chi accusa Conte di essere in ritardo lui stesso replica: «Non siamo in ritardo ma, anzi, sta entrando nella fase decisiva».

Dal Recovery al Mes, con il chiaro riferimento al voto del Parlamento il prossimo 9 dicembre che si preannuncia alquanto delicato viste le continue defezioni all’interno del M5S e con l’annuncio di Silvio Berlusconi del voto contrario di Forza Italia. E così Conte cerca di gettare acqua sul fuoco spiegando che «il giorno 9 non c’è da decidere se si attiverà o meno il Mes: farò delle comunicazioni sui temi del Vertice Ue. Condivideremo tutti questi passaggi con le forze di maggioranza».

Invece, sul punto dell’attivazione del Mes precisa che «in ogni caso la riforma del Mes nella versione finale e la sua eventuale attivazione sono tutte decisioni che passeranno dal Parlamento. Il 9 dicembre si voteranno delle risoluzioni. Non drammatizziamo questi passaggi: le forze di maggioranza ci sono, ci sono state e ci saranno».

Italia Viva: da fisco a Mes non c’è intesa su nulla

In realtà la situazione è più complicata di quello che rappresenta il premier Conte e l’immagine la dà Italia Viva che attraverso fonti parlamentari denuncia: «Non c’è accordo sulle riforme istituzionali, non c’è sul Mes e neppure sulla riforma del fisco. Stiamo rischiando di perdere tempo senza arrivare ad alcun risultato. Ormai sono molti gli argomenti su cui non si riesce a sbloccare lo stallo e tutto sarà rimesso al confronto dei leaders».

Delrio e Marcucci: «Su riforme ora intervenga Conte»

Stallo sulle riforme che conferma anche il Pd con i capogruppo di Camera e Senato, Delrio e Marcucci, che dicono: «Il Pd attende da più di un anno il rispetto delle intese nella maggioranza sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale. Ancora oggi non sono stati compiuti passi avanti. Siamo stati sempre disponibili e pazienti ma inutilmente. Ora i nodi vanno sciolti rapidamente. La responsabilità della sintesi spetta a Conte che guida la coalizione».

Il centrodestra per protesta occupa l’aula di Montecitorio

La protesta del Centrodestra alla Camera

Perciò, altro che «le forze di maggioranza ci sono», la realtà mostra un governo sempre più in difficoltà e un Conte che attraverso i suoi discorsi agli italiani tenta di imbellettare la realtà. Dal canto suo l’opposizione alza i toni dello scontro, arrivando ad occupare l’Aula della Camera per protestare contro l’intervento di Conte e chiedendo l’intervento di Mattarella.

A chiedere l’intervento del Colle Fratelli d’Italia, rispondendo alle parole del premier che in diretta streaming aveva puntato il dito contro FdI riguardo gli attacchi personali alla sua compagna: «Ha ricevuto attacchi personali anche la mia compagna Olivia Paladino, mi spiace molto: è stato detto che il 31 ottobre saremmo stati a cena in un ristorante dopo che avevo firmato un dpcm per la chiusura dei ristoranti, è falso e diffamatorio».

E continuando: «Un esponente di Fdi mi accusa per un uso improprio della scorta, è completamente falso: la mia compagna non ha preso l’auto di scorta, non ho mandato la scorta, la scorta era lì per me, era in attesa che scendessi. L’uomo della scorta è intervenuto perché ha visto concitazione e trambusto».

Meloni: «Cosa ne pensa Mattarella di questo uso delle nostre Istituzioni»

Parole che non convincono Giorgia Meloni la quale risponde a stretto giro: «Conte si vuole difendere sul’uso della sua scorta? Lo faccia nelle sedi proprie, non approfittando di italiani che aspettano di sapere se possono festeggiare almeno il Natale. Il problema dello Stato di diritto in Europa adesso lo pongo io. Non Orban, gli ungheresi, i polacchi, adesso c’è un problema in Italia di difesa dello Stato di diritto, in nessuna democrazia degna di questo nome le istituzioni si usano così. E chiedo ufficialmente al Presidente della Repubblica Mattarella che cosa pensi di questo uso delle nostre Istituzioni».

Salvini: «Televendita di Conte, il Quirinale che dice?»

Ma è anche Matteo Salvini a chiamare in causa il Quirinale scrivendo su twitter: «993 morti, televendita di Conte, Parlamento ignorato, famiglie divise, piccoli Comuni isolati, Italia nel caos. Il Quirinale che dice?». Poco prima, invece, tutto il centrodestra si era ritrovato in un flash mob davanti palazzo Chigi per chiedere le dimissioni di Conte. Lì i parlamentari si sono presentati con in mano cartelli con sopra scritto “Conte dimettiti”, “Imprese chiuse, porti aperti”, “Gli scafisti ringraziano Conte” e hanno poi scandito il coro “dimissioni, dimissioni”.

Clima quindi infuocato tra maggioranza ed opposizione, il che fa presagire che mercoledì prossimo il passaggio in Parlamento di Conte sulla riforma del Mes sarà molto movimentato, con possibili amare sorprese per il governo che da oggi fino al 9 dovrà cercare una faticosa intesa per evitare di aprire una crisi, che potrebbe anche portare dritti alle elezioni.

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