Vittorio Feltri e l’inferiorità dei meridionali

Certi personaggi è meglio ignorarli. Non prenderli in alcuna considerazione. Non rispondere alle loro provocazioni. Perché certe loro battute, le istigazioni, sono tutte calcolate. L’obiettivo primario è quello d’apparire, di rimanere quanto più possibile nell’immaginario della gente. E, per questi soggetti, i mezzi per raggiungere le loro finalità sono tutti leciti. Se provi con loro a parlare di “morale” li vedi sorridere e poi, dopo il risolino, una domanda gli viene spontanea: «E che c’entra la morale?», «Cosa c’entra l’etica professionale?» E giù considerazioni fuori luogo che provano a metterti all’angolo. Sei tu che non hai capito un tubo; che fai considerazioni fuori luogo e interessate. Loro sono puri ed ingenui come ragazzini di otto anni.

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Certo, ci vuole proprio una gran «faccia » per fare certe affermazioni. Ma, questi soggetti, la «faccia» ce l’hanno come…. Insomma, più tosta – diciamo così – non potrebbe essere!

«Credo che i meridionali siano davvero inferiori e chi se ne frega se si arrabbiano». E’ Vittorio Feltri che parla; meglio pontifica a modo suo. Se qualcuno in buona fede pensava che il ‘razzismo’ fosse finito, che l’epoca delle divisioni, anche in base al colore della pelle, fosse lontanissima, solo uno spiacevole ricordo, si sbagliava di grosso.

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Anzi, certe discriminazioni fanno più paura oggi che diversi anni fa. Perché la ‘società’ dovrebbe aver subito grandi trasformazioni in positivo. Perché la ‘cultura’, vera arma per il cambiamento, dovrebbe aver fatto passi da gigante, per lo meno nelle realtà del mondo più avanzate. E l’Italia è tra queste. Invece, certi convincimenti da un momento all’altro vacillano. Si ritorna indietro di tanti anni. Apaiono nella mente immagini che eri convinto fossero state cancellate per sempre dalla ‘cultura’, dal ‘progresso’.

Ti ritorna in mente Matteo Salvini che nel 2009 – allora capogruppo al Comune di Milano dell’allora Lega Nord, nonché deputato da poco eletto al Parlamento europeo – in un video girato a una festa di Pontida, tutto compiaciuto come solo lui sa esserlo, intonava un coro razzista contro i napoletani mentre sorseggia una birra e veniva acclamato dai suoi: «Senti che puzza, arrivano i napoletani…». Altri tempi. Però ci vuole un bel coraggio, come si suole dire, dopo aver pronunciato certe parole, chiedere ai napoletani e al Mezzogiorno voti, consensi per la Lega ormai diventata italica. Ed è ancora più sconvolgente constatare, dopo i canti e la denigrazione sistematica del Mezzogiorno, il consenso elettorale avuto dal Capitano proprio in queste realtà.

Comunque, agli attacchi, alle provocazioni razziste la risposta più appropriata è il silenzio, l’indifferenza. Il Nord, già dai tempi di Garibaldi, ha sfruttato il Sud. Una miniera d’oro a cui poter attingere a piene mani. Ai giovani nelle scuole va raccontata la vera storia del rapporto Nord – Sud. Senza infingimenti ed omissioni. L’obiettivo è far comprendere ai nostri ‘ragazzi’ l’importanza dell’Unità vera dell’Italia.

Quarant’anni fa ti potevi imbattere al Nord in cartelli del genere: «Non si affitta ai meridionali». I settentrionali non volevano i ‘sudisti’ perché c’era il pregiudizio che creassero problemi. Venivano considerati ladri, chiassosi e poco inclini all’igiene. A distanza di tanto tempo ancora oggi puoi trovare su internet preclusioni verso le donne e gli uomini del Mezzogiorno. L’emancipazione ha sostituito i cartelli con la rete, il web, ma purtroppo la sostanza non cambia.

Ma com’è possibile che ancora oggi, a distanza di tanti anni, con i cambiamenti epocali che sono avvenuti, si possano fare certe affermazioni; avere certe convinzioni?

E’ una questione d’insicurezza, del bisogno di sentirsi superiori a tutti i costi. E proprio da questi atteggiamenti che si può misurare la mancanza di cultura, l’ignoranza crassa in soggetti che all’apparenza sono ritenuti capaci, dall’intelligenza brillante e via dicendo. Possono essere preparati quanto si vuole. Possono dirigere tutti i giornali e le riviste che si vuole. Possono apparire culturalmente superiori, ma al di là di tutto e tutti restano ‘razzisti’, perché purtroppo lo sono nell’animo.

Chissà se il ‘grande’ giornalista, come lui si considera, un giorno si accorgerà che l’inferiorità della gente del Sud è una grande cosa rispetto alla presunta superiorità intellettuale – e di altro tipo – della gente del Nord.

Elia Fiorillo

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