Sul dl Scuola è ancora stallo. Pd e M5S litigano sul concorso dei precari

Oggi l’Ue presenta il Recovery Fund, ma i fondi soltanto nel 2021. Si avvicina il sì al Mes?

Il dl Scuola, la vicenda degli assistenti civici, la riforma del Csm e lo scandalo delle intercettazioni tra magistrati e giornalisti, il voto su Salvini e la Open Arms. E in Ue il Recovery Fund. Sono tanti i dossier aperti e non tutti di facile e indolore soluzione, che riflettono l’immagine di una maggioranza continuamente in affanno e alla ricerca di un punto di equilibrio.

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Ieri sera alla riunione di gruppo del Pd al Senato Dario Franceschini, ministro ma soprattutto capodelegazione dem al governo, ha ribadito che è «importante più che mai lo spirito di coalizione in questa seconda fase di gestione dell’emergenza Coronavirus: tutti i partiti devono essere protagonisti nelle scelte di governo». Acqua sul fuoco delle polemiche, quindi, per cercare di andare avanti lavorando con «spirito di coalizione, senza porsi problemi che non esistono».

Il fatto che Franceschini abbia partecipato alla riunione evidenzia la situazione di difficoltà che la maggioranza, e soprattutto il Pd, in questo momento sta vivendo. In particolare, sul dl Scuola la tensione è altissima. Al centro sempre la questione del concorso che domenica sera sembrava superato con il lodo Conte e che invece dopo nemmeno 24 ore è stato smentito.

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Già nel pomeriggio il responsabile scuola di Leu, Miguel Gotor, aveva rimesso tutto in bilico rigettando «la riformulazione dell’emendamento del ministro Lucia Azzolina sul concorso per docenti precari perché non corrispondente all’accordo raggiunto alla presenza di Giuseppe Conte. Auspichiamo che prevalga la ragionevolezza e il rispetto delle intese».

Dl Scuola, Verducci (Pd): «La formulazione del Governo per il concorso precari è insoddisfacente»

Parole che a sera vengono confermate anche dal Pd con Francesco Verducci che ammette che «la riformulazione proposta dal Governo sul concorso riservato ai docenti precari assolutamente insoddisfacente». E quindi con «con assoluta convinzione manterrò i miei e nostri emendamenti. Chiederò vengano votati ed approvati» in quanto «l’accordo che viene proposto lo trovo molto lontano da quello che è necessario per raccogliere le istanze dei precari, degli insegnanti di sostegno, degli studenti, delle famiglie e dell’intero sistema dell’istruzione».

Bianca Laura Granato

Un po’ come accaduto con la regolarizzazione dei migranti in agricoltura, quando dopo poche ore il M5S si rimangiò l’accordo, stavolta è il Pd a far saltare un’intesa che sembrava fatta, a causa probabilmente della veemente protesta del suo popolo di precari.

E’ difficile dire come finirà ma il M5S, con la capogruppo in Commissione Istruzione al Senato Bianca Laura Granato, avverte: “Il tempo dei giochini è finito. Prevalga la responsabilità ed il rispetto degli accordi. Non è possibile che accordi presi di fronte al presidente Giuseppe Conte si prestino ancora a tira e molla”.

Oggi il dl Scuola in Aula al Senato

Oggi pomeriggio il dl Scuola arriverà in Aula al Senato ma l’esame dipenderà molto da quello che accadrà in Commissione, dove l’emendamento sui concorsi per i precari è stato accantonato e lasciato per ultimo. Un’ipotesi di massima è che già in serata ci sarà la richiesta del voto di fiducia, per votarla domani.

Francesco Boccia Fase 2
Il ministro Francesco Boccia

Ma il dl Scuola non è l’unico dossier a far fibrillare la maggioranza. Quasi archiviato il caso degli assistenti civici, con il ministro Boccia che assicura di essersi «chiarito con la ministra Lamorgese» e di star lavorando «a un bando di concerto con l’Anci», a preoccupare alquanto è il risultato del voto nella Giunta per le Immunità su Matteo Salvini.

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Grazie a due defezioni, quella dell’ex cinquestelle Giarrusso e della pentastellata Riccardi, è stata approvata la relazione del presidente Gasparri che rigettava la richiesta dei magistrati palermitani del Tribunale dei ministri di rinvio a giudizio dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.

La vicenda riguarda i migranti tenuti per giorni bloccati al largo di Lampedusa sulla nave dell’ong Open Arms e per cui Salvini è stato indagato per sequestro di persona. Al di là delle defezioni dei Cinquestelle a preoccupare nella maggioranza è la decisione di Italia Viva di astenersi.

Una scelta in autonomia che non è piaciuta dalle parti di Palazzo Chigi e che, anche se ammantata dei valori del garantismo, è stata vista con una certa preoccupazione. Il timore è che anche nell’Aula del Senato, a cui spetterà la decisione definitiva sul caso, i senatori di Italia Viva si comportino allo stesso modo o votino addirittura contro il rinvio al giudizio, il che non solo spaccherebbe la maggioranza ma certificherebbe la politica delle mani libere dei renziani.

In realtà, l’obiettivo di Renzi è un altro e cioè sottrarre temi alla permanente campagna elettorale di Salvini, il quale sondaggi alla mano ha dimostrato di essere in difficoltà quando non può andare all’attacco, casomai con i suoi cavalli di battaglia come l’immigrazione clandestina. Sta di fatto che indipendentemente dalle ragioni il rischio sarebbe comunque quello di dare l’immagine di una coalizione divisa.

Ursula von der Leyen - Ue Coronavirus Recovery Fund
Ursula von der Leyen

E per finire il Recovery Fund. Oggi è la giornata in cui la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen dovrà presentare la proposta ufficiale. Probabilmente il piano ricalcherà quello già annunciato da Parigi e Berlino, e cioè 500 miliardi per sostenere i Paesi colpiti dalla pandemia con trasferimenti di denaro a fondo perduto. Soldi che si andranno a sommare a quelli delle altre misure Mes, Bei, Sure e Bilancio pluriennale dell’Unione.

A rendere complicato il varo del Recovery Fund la distanza tra i Paesi più colpiti dalla pandemia, come Francia, Spagna e Italia e quelli del blocco del Nord – Austria, Danimarca, Olanda e Svezia cosiddetti ‘frugali’. Questi ultimi, infatti, sono contrari a una sovvenzione a fondo perduto e insistono su un Emergency Fund, simile a un nuovo Mes che concederebbe prestiti ma a condizioni ferree. Comunque, la proposta della Commissione finirà sul tavolo del Consiglio europeo il 17 e 18 giugno, dove si deciderà davvero il futuro del Recovery Fund.

Quello però che è certo è che questi soldi saranno disponibili soltanto dal 2021, visto che saranno messi a bilancio sul pluriennale 2021-2027. Quello che in pratica non voleva l’Italia che invece chiedeva di poter disporre subito di liquidità da immettere nel circuito economico. Che questo possa essere la spinta per accettare i 36 miliardi del Mes? Un’ipotesi che a Palazzo Chigi starebbero prendendo in seria considerazione, ma che si presterebbe alle polemiche e agli attacchi delle opposizioni. Per questo se davvero dovesse esserci il via libera al Mes sarà fatto dopo un’attenta analisi dei costi e dei benefici. Non soltanto economici ma soprattutto politici.

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