Pizzo per vendere i gadget del Napoli: il boss Troncone e il figlio tra gli arrestati

La vittima sarebbe stata anche minacciata di morte

Nel maggio 2023, proprio durante la festa scudetto, avrebbero chiesto e ottenuto da un ambulante 500 euro per consentire alla moglie di vendere i gadget (originali) del Napoli Calcio. È quanto emerso dall’indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Napoli e della DDA che oggi hanno arrestato quattro elementi di vertice della famiglia malavitosa del quartiere Fuorigrotta.

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Si tratta del boss Vitale Troncone, 55 anni, chiamato «lo zio», del figlio Giuseppe, di 26 anni, di Luigi Troncone, 34 anni, cognato di Vitale, e di Benito Divano, 41 anni. Il gruppo criminale capeggiato da Vitale Troncone fu al centro di una faida con un clan rivale, tempo fa, e Vitale scampò miracolosamente a un agguato scattato con il chiaro intento di uccidere e durante il quale vennero esploso oltre una decina di colpi tra la folla. Non solo.

Minacciando di morte la stessa vittima, il clan Troncone avrebbe imposto per 6-7 mesi quantitativi di sigarette di contrabbando (150/200 stecche) che l’ambulante – venditore di sigarette di contrabbando – non aveva la capacità vendere, facendogliele anche pagare a un prezzo maggiorato, a 24 euro ciascuna.

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Per un periodo il venditore di sigarette è riuscito a pagare l’imposizione soprattutto grazie ai proventi della vendita dei gadget del Napoli campione d’Italia. Quando ha cercato di far capire però che la situazione sarebbe diventata poi insostenibile Vitale e Luigi Troncone hanno reagito minacciandolo di morte e rispondendo: «qua stiamo noi e comandiamo noi, e tu devi fare quello che diciamo noi».

Troncone alla vittima: «Ti sparo un colpo in fronte»

«Ora ti sparo una botta (un colpo) in fronte, non ho paura di nessuno e neanche di ucciderti». E ancora: «devi dire a tua moglie che non deve intromettersi… non ho paura di uccidervi… per colpa tua mio figlio è armato e sta rischiano di essere arrestato». Non avevano mezze misure Giuseppe e Vitale Troncone.

Nel settembre 2023, secondo quanto riferito, la vittima sarebbe stata anche minacciata di morte in quanto, in quell’occasione non era riuscito a corrispondere la somma di 500 euro. A interfacciarsi con l’ambulante, armato di pistola e in sella a uno scooter, in quell’occasione, fu Luigi Troncone (cognato del boss Vitale Troncone): «per colpa tua mi fai arrestare…mi hai fatto venire armato… e ora perché non mi hai dato tutti i soldi che devi darci, mi ha costretto a scendere anche domani che è domenica».

Il giorno dopo, la vittima, per timore di ritorsioni ai danni suoi, della moglie e dei suoi figli piccoli, ha consegnato la parte mancante del denaro richiesto al boss Vitale Troncone, appositamente recatosi per il prelievo. Anche Giuseppe e Vitale Troncone hanno minacciato di morte l’ambulante. Minacce, anche rivolte al figlio della coppia, continuate anche dopo la denuncia alle forze dell’ordine.

Setaro

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