Ex Ilva, partita a scacchi con Arcelor Mittal ma il nodo è la continuità produttiva

di Fabio Maresca

I sindacati però temono una bomba sociale per Taranto

Si rischia una bomba sociale e un colpo durissimo all’economia di Taranto già provata dall’amministrazione straordinaria di Ilva nel 2015. L’appello di sindacati e associazioni arriva in Parlamento ed è unanime: tutelare l’indotto di Acciaierie d’Italia e garantire la continuità produttiva degli stabilimenti. I rappresentanti di lavoratori e aziende delineano una realtà durissima. E lo fanno parlando in audizione al Senato, davanti ai parlamentari che stanno esaminando il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16 gennaio.

«Il commissariamento rischia di aprire una voragine da oltre 140 milioni di euro nei bilanci delle aziende dell’indotto», sostiene Aigi, in rappresentanza di 100 imprese e 4.000 lavoratori che orbitano attorno all’ex Ilva di Taranto. «Il 40% dei lavoratori dell’indotto non ha ancora ricevuto lo stipendio di dicembre e la tredicesima. Inoltre stiamo registrando i primi licenziamenti», afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. Parla di «bomba sociale» Confindustria Taranto, sottolineando come la città non possa «permettersi la chiusura degli stabilimenti» e senza crediti pagati «tante imprese dell’indotto chiuderebbero».

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Il futuro assetto di Acciaierie d’Italia

Il nodo della continuità dell’ex Ilva non è su un solo tavolo. Mentre il Senato esamina il decreto ex Ilva, il governo è impegnato in una complicata partita a scacchi con Arcelor Mittal per il futuro assetto di Acciaierie d’Italia. «Quello che ci preoccupa in questa fase è che non siano pregiudicati gli impianti», sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ricordando come «per questo si siano mossi Invitalia e i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria», sollecitati proprio dal Mimit.

Secondo quanto si apprende l’ispezione dei commissari di Ilva in AS, chiesta nei giorni scorsi, inizierà venerdì 2 febbraio nello stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia. Nel frattempo il conto alla rovescia per l’amministrazione straordinaria prosegue. «Invitalia – ricostruisce il ministro Urso – ha attivato i meccanismi» con «una richiesta all’a.d (di Acciaierie ndr.) che ha 15 giorni per rispondere. Credo che i 15 giorni si concludano il 6 febbraio. Sulla base della risposta dell’a.d Invitalia può chiedere direttamente e eventualmente al ministero l’amministrazione straordinaria». Una prospettiva che spaventa sindacati e aziende dell’indotto.

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Le coperture

Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, sposta il focus sulle coperture: i 320 milioni di prestito ponte non bastano, spiega, perché «con questa cifra non ci sarebbero nemmeno le premesse per poter garantire gli appalti e l’approvvigionamento di materie prime». Altro punto fondamentale, secondo De Palma, è indicare nel decreto «la continuità produttiva», oltre che quella aziendale, perché è la prima che «permette di tenere in manutenzione gli impianti».

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