Super Sud, un tuffo nella storia: Gli Asburgo, Massimiliano I, l’ultimo cavaliere

di Mimmo Della Corte

Visto il ruolo avuto nel nostro Paese da questa dinastia, non si può assolutamente tralasciare – seppure facendolo in maniera decisamente veloce – qualche riflessione sulla famiglia degli Asburgo, cui dopo la fine del giovane Martino, venne trasferita la titolarità dei regni dell’Italia del Sud. Il primo rappresentante di questa famiglia ad essere direttamente coinvolto nelle questioni italiane fu Massimiliano I che, tra l’altro, fu colui che diede il via all’opera di dinasticizzazione dell’impero, al cui vertice era stato eletto nel 1493.

Questi, passato alla storia, per le sue qualità morali, come l’ultimo cavaliere, fu profondamente attaccato alle tradizioni tedesche, ma fu anche uno dei maggiori sostenitori dell’Umanesimo cui, pur non condividendone i contenuti, guardava con rispetto e curiosità. Fece sposare il figlio Filippo, già erede degli stati Borgognoni, con Giovanna di Castiglia, diventando così reggente del regno di Castiglia. Sicché, quando nel 1506, Filippo morì, il padre Massimiliano, ormai ottantenne, divenne tutore dei nipoti e fu costretto, quindi, ad occuparsi anche delle loro eredità politiche in Spagna, in Italia e nel Sud.

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Dovette, giocoforza, rendersi conto, che – per meglio tutelare gli interessi dei nipoti – avrebbe dovuto confrontarsi, ovviamente, cercando di ridimensionarla, con l’egemonia dei francesi. Per questa ragione, nel 1508 aderì alla lega di Cambrai e nel 1511 a quella Santa.

Super Sud, alla morte di Massimiliano salì al trono il nipote prediletto: Carlo

Purtroppo, però, l’età avanzata ne aveva minato le forze e gli impediva di cogliere in pieno la portata degli avvenimenti che si susseguivano giorno dopo giorno, per cui non riuscì ad inquadrare sotto la giusta angolatura la rivoluzione protestante che si limitò a considerare con estrema semplificazione ed ironia come la “questione dei frati”. Quando, nel 1519, anche per Massimiliano arrivò l’ora di lasciare questa terra, a succedergli sul trono imperiale fu chiamato Carlo, il nipote prediletto, quello nel quale lui aveva riposto le maggiori speranze per la continuità dell’azione dinastica.

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Conoscitore profondo, anche grazie alla lettura del De Monarchia di Dante, di quali dovessero essere e fossero le funzioni dell’impero, e sempre in perfetta sintonia con il pensare del suo gran cancelliere Mercurino di Gattinara, tenendo costantemente nella massima considerazione i suggerimenti dei suoi consiglieri, Carlo diede un’impronta assolutamente originale alla sua politica, sottolineò l’immagine medioevale del primato dell’Impero e diede lustro alla propria funzione provvidenziale di capo della Cristianità.

Sicché l’Italia – in quanto sede del Papato universale e culla dell’antico ‘Regnum Italiae’ – divenne in breve tempo, ed in perfetto ossequio con il modo di pensare l’Impero da parte di Carlo, il vero e più significativo punto di riferimento di tutta la sua politica e, per conseguenza, degli Asburgo. Nel 1566, però, avendo deciso di abbandonare le cure dell’Impero, lo stesso Carlo divise l’eredità familiare con il fratello Ferdinando e si ritirò a vita privata. La famiglia, allora, si divise in due rami ma continuò a guardare alla politica europea in perfetta concordia e sintonia, anche nei secoli successivi. Tanto più che i ricorrenti matrimoni tra consanguinei, continuarono costantemente a consolidare questa unità.

Ritratto del re di Spagna Filippo II d’Asburgo

Toccò, a questo punto, agli Asburgo di Spagna ed in particolare al capostipite, Filippo II, figlio di Carlo V, interessarsi della politica italiana. Nel 1559 mise la parola fine in calce alla guerra con la Francia e l’anno dopo, 1560, stabilì che la capitale del Regno dovesse essere Madrid: impegnato però nella grande politica continentale, si preoccupò soltanto in maniera molto marginale dei suoi possedimenti italiani. Di conseguenza, i Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, finirono per subirne le conseguenze peggiori e conobbero un’inarrestabile decadenza economica e culturale.

La situazione non migliorò di molto – anzi, addirittura, si aggravò ulteriormente – con i suoi successori: Filippo III, Filippo IV e Carlo II. E fu soprattutto quest’ultimo che segnò la fine definitiva della dinastia asburgica in Italia. I Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, sotto il suo governo, si ritrovarono completamente isolati e questo ne segnò il lungo ed inarrestabile crepuscolo.

Prima di morire, Carlo indicò quale suo erede il duca Filippo d’Angiò che fu incoronato nel 1701. Questa designazione diede la stura all’ennesima dura guerra di successione che ebbe pesantissime conseguenze anche per l’Italia. Il conflitto, durato oltre 13 anni, finì per attirare anche gli interessi del ramo austriaco della famiglia sulle questioni italiane.

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