Zingaretti ‘inciampa’ nelle fosse comuni accusando Meloni e Salvini sulla gestione dell’emergenza Covid. Nervosismo da campagna elettorale?

Nicola Zingaretti

«Con al governo Salvini e Meloni dove saremmo? Alle fosse comuni sulle piagge». Ultimi venti giorni di campagna elettorale. Si sta entrando nel vivo, quindi. Ed è naturale che gli animi si scaldino, anche troppo come accaduto a Nicola Zingaretti che dal palco delle Festa dell’Unità di Bologna si lascia andare a questa dichiarazione.

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Zingaretti: «Con al governo Salvini e Meloni dove saremmo? Alle fosse comuni sulle piagge»

Non un lancio d’agenzia ma piuttosto un occhiello su La Stampa a dare risalto a quanto detto. Uno scivolone, ancora più grave perché a pochi giorni dalla scoperta di una foiba in territorio sloveno in cui sono state trucidate 250 persone dalle truppe di Tito. Chiaramente nessun commento dal Pd, men che mai proprio dallo stesso Zingaretti.

Nemmeno da fonti vicine al segretario, come ha fatto notare la stessa Giorgia Meloni: «Parliamo di dichiarazioni virgolettate e che finora nessuno ha smentito. Delle due l’una: o Zingaretti ha pronunciato davvero queste parole e questo sarebbe di una gravità inaudita; oppure se non le ha dette ma non le smentisce, allora vuol dire che le condivide e il suo silenzio vale come assenso».

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Dalla leader di FdI arriva una condanna senza mezzi termini: «Sono rimasta scioccata quando ho letto le parole di Nicola Zingaretti riportate oggi dal quotidiano “La Stampa” e che il segretario del Pd avrebbe pronunciato ieri alla Festa dell’Unità».

Meloni a Zingaretti: «Sono schifata da questa sinistra che predica rispetto ma diffonde odio»

Giorgia Meloni su aborto e Ru486
Giorgia Meloni

E poi la stoccata finale: «Sono schifata da questa sinistra, che predica il rispetto ma diffonde odio e insulta senza ritegno chi la pensa diversamente. P.S. E dire che quando tu, caro Zingaretti, hai preso il Covid grazie ai tuoi atteggiamenti – quelli sì – negazionisti, modello “andiamo in giro a fare gli scemi con lo spritz perché l’unico virus è il razzismo”, noi ti abbiamo augurato con sincerità pronta guarigione, invece di dire che te l’eri cercata, come tu avresti certamente fatto con noi”».

Salvini a Zingaretti: «Che pena, che squallore, che paura di perdere elezioni e poltrona»

Dura anche la reazione di Matteo Salvini che commenta: «L’incapace Zingaretti dichiara che con Salvini al governo ci sarebbero ‘le fosse comuni sulle spiagge’. Che pena, che squallore, che paura di perdere elezioni e poltrona. Con la Lega al governo si arrestavano scafisti, si controllavano porti e confini, si salvavano vite. Pd o Pds, Partito Degli Sbarchi?».

Come detto, dal Pd non arriva alcun cenno. Ma al di là di conferme o meno è indice di un clima che sta diventando sempre più arroventato e c’è da attendersi altri colpi bassi.

Romano Prodi sosterrà il No al referendum

Intanto, sul fronte referendario il No arruola tra le sue file anche Romano Prodi, che ieri dalle colonne de Il Messaggero ha fatto outing: «Riconfermando la non primaria attenzione che attribuisco al referendum, e pur riconoscendo che, dal punto di vista funzionale, il numero dei parlamentari sia eccessivo, penso che sarebbe più utile al Paese un voto negativo, per evitare che si pensi che la diminuzione del numero dei parlamentari costituisca una riforma così importante per cui non ne debbano seguire le altre, ben più decisive per il futuro del nostro Paese».

E il professore conclude: «Il dimagrimento del Parlamento può essere solo la conclusione di un necessario processo di riesame del funzionamento delle nostre istituzioni». Una defezione di peso all’interno del Pd anche se bisognerà vedere in termini di voti.

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Matteo Renzi

E sempre in tema di referendum anche Matteo Renzi scioglie la sua riserva dichiarando in un’intervista a La Repubblica la sua libertà di voto: «Libertà di voto. Non condivido chi parla di attacco alla democrazia, ma neanche l’entusiasmo grillino sulla ‘svolta storica’. Non è una svolta, è uno spot: taglia i i parlamentari, ma lascia intatti i problemi del bicameralismo perfetto».

Matteo Renzi lancia il cantiere delle riforme costituzionali. Un’espediente per allungare la legislatura?

Ma è sul tema elettorale che rilascia le dichiarazioni più significative concludendo la tre giorni della scuola politica “Meritare l’Europa”: «Il modello che preferisco io è il sistema francese: tu individui il capo del governo che sta lì 5 anni, con il maggioritario, se c’è bisogno si fa il ballottaggio. Se fai l’elezione diretta chi è eletto se ne assumerà la responsabilità. Se si vuole andare sul proporzionale, come chiedono Pd e Cinque stelle allora bisogna essere conseguenti: si elimina il bicameralismo, si mette lo sbarramento, si inserisce la sfiducia costruttiva, è il sistema tedesco».

Dichiarazioni che da più parti sono state viste come un’apertura ma che lette bene rappresentano il classico espediente per prendere tempo. In breve, non solo la legge elettorale ma mettere in moto il complesso sistema delle riforme costituzionali, che molto spesso non porta a nulla di concreto, ma che serve appunto a prendere tempo e in questo caso ad allungare la legislatura.

Pd attacca Azzolina: insufficiente, speriamo migliori a settembre. Replica il M5S: Pd decida da che parte stare

Infine, la scuola. Nel week end che potrebbe vedere finalmente Regioni e Governo risolvere gli ultimi nodi, si accendere lo scontro tra Pd e M5S sulla ministra Azzolina. A dar fuoco alle polveri il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci, che in un’intervista a La Stampa riguardo la ministra ha detto che «i problemi vanno affrontati e se possibile risolti. E in tal senso mi pare insufficiente il contributo che sta portando la ministra Azzolina. Spero migliori di qui a settembre». Per poi concludere: «Da marzo che sappiamo che questa era la priorità, si doveva lavorare tutti a testa bassa per creare le migliori condizioni a settembre. La ministra purtroppo è sembrata a tratti più interessata a trovare un capro espiatorio, da ultimo persi noi sindacati».

Tanto è bastato per sollevare un polverone con il M5S schierato a difesa della ministra e con capogruppo al Senato, Gianluca Perilli attacca: «Le dichiarazioni ripetute del presidente dei senatori Pd Marcucci, volte a svilire il lavoro importante della ministra Azzolina iniziano ad essere provocatorie e intollerabili. Presumo che il capogruppo Pd abbia valutato attentamente la situazione prima di fare certe affermazioni: prendiamo quindi atto che Marcucci vuole inaugurare una nuova fase della maggioranza che non si sa dove porterà e a chi gioverà. Noi continuiamo a sostenere il lavoro del governo: il Pd decida da che parte stare».

Stavolta, però, il Pd a differenza delle ‘fosse comuni’ replica con il vicesegretario Andrea Orlando: «Ha ragione Marcucci e che il suo richiamo a non alimentare polemiche sulla scuola sia valido per tutti. Lasciamo la scuola fuori dalla campagna elettorale e costruiamo la massima collaborazione tra tutti i livelli istituzionali per garantirne la riapertura».

Parole che non risolvono ma probabilmente aggiungono un nuovo fronte per il premier Conte da qui a settembre. L’ennesimo visti i numerosi temi su cui dovrà esercitare la sua opera di mediazione. Fermo restando che il risultato delle regionali del 20 e 21 settembre non rimescoli le carte in tavola. E anche quelle del governo.

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