Def, numeri non da Paese di Bengodi: utili a dare un po’ di tranquillità

Decreto lavoro, bonus del 60% della retribuzione per incentivare le assunzioni di giovani under 36

Certo, i numeri del primo Def del governo Meloni, non sono da Bengodi, come quelli che, negli ultimi due anni ci hanno consentito una crescita cumulata dell’11%, ma bastano a smentire le tristi previsioni che ci assegnavano un destino da recessione.

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Da qui, il Pil 2023 in rialzo all’1%; il rapporto deficit/Pil al 4,5% – che rapportato al 4,35% cui dovrebbe attestarsi, grazie a un primo trimestre migliore delle attese consente – un surplus di 3 miliardi e insieme ai 5 previsti in finanziaria un primo, seppure limitato, taglio di cuneo fiscale e Irpef. Di più, i dati della Banca d’Italia parlano di un rapporto debito/Pil fermo nel 2022 a 144.4% e in graduale discesa, nel 2023 a 142,5 fino ad arrivare al 140,4% nel 2026.

Insomma, se non ci fossero stati gli sprechi del superbonus edilizio del 110% questi numeri sarebbero stati ancora migliori. Ma tant’è, ci tocca contentarci. Sperando, ovviamente, che il ciclo virtuoso prosegua e che le previsioni del Def: riduzione della pressione fiscale dal 43,3% del 2023 al 42,7% del 2026, si concretizzino. E questo senza aggiungere che – a dispetto dei gufi del superbonus che già davano per spacciato il nuovo bonus edilizio – a febbraio e marzo la nuova misura ha ripreso slancio. Sono stati ben oltre 4,2 i miliardi ammessi a detrazione nell’ultimo mese. Ed è il dato più alto dallo scorso dicembre. Buono l’andamento dei condomini, prossimi a quota 2,7 miliardi.

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Le nomine e l’Ue

Ed è stato sonoramente schiaffeggiato chi aveva pronosticato che sull’assegnazione delle poltrone di vertice dello Stato la maggioranza si sarebbe spaccata. Così non è stato e l’accordo è stato raggiunto come ha sottolineato la premier Meloni «sulla base delle competenze e non delle appartenenze». Fra i dieci «nominati» anche due donne. A dimostrazione che la sinistra continua a blaterare di parità di genere, ma, per la legge del contrappasso, a praticarla è la destra. Che non ne parla. E l’Ue dopo aver promosso il Def – «bene le scelte del Governo», ha sottolineato Gentiloni – conferma l’arrivo della terza rata del Pnrr.

Nell’area delle Ville Vesuviane, la cultura riparte dai Borbone. I ministri della Difesa, Crosetto e della Cultura Sangiuliano, la direttrice del Demanio, dal Verme, e il Commissario del comune, Caterino, hanno firmato il protocollo d’intesa per la rigenerazione e la valorizzazione dello Spolettificio Esercito di Torre Annunziata, trasformandolo in museo e custodirvi i reperti di un’area che ne è dotatissima. Ne deriverà, anche il recupero urbanistico dell’area circostante. Quella che dal 1652, avendo ospitato la prima polveriera, continua ad essere indicato come «‘a pruvulera». Oggi, purtroppo, in totale degrado. Un progetto per il quale sono stati già stanziati 10 milioni di euro.

Il decreto lavoro

Pronta, inoltre, la bozza del decreto lavoro che – sarà sul tavolo del Cdm per l’approvazione in questa settimana – prevede un bonus del 60% della retribuzione per incentivare le assunzioni di giovani under 36 che non studiano e non lavorano. Opzione valida per 12 mesi, per contratti stabili o di apprendistato professionalizzante, per assunzioni effettuate a decorrere dall’1 giugno a fine anno ed è cumulabile con l’esonero totale (triennale) sia per le nuove assunzione, ma anche per la trasformazione dei rapporti a termine in rapporti a tempo indeterminato di under 36 effettuate dal 1 gennaio al 31 dicembre 2023.

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Non per fare polemiche, ma mi lascia assolutamente perplesso la constatazione che anche stavolta sul fronte dell’occupazione ci si sia dimenticati – come è sempre successo con i governi precedenti – degli over 36 che, per un motivo o per l’altro non hanno lavoro o ne hanno uno poco più che precario. E magari hanno famiglia. Mi riferisco alle partite iva che non intendono vivere di elemosine stile reddito di cittadinanza, tanto per fare un esempio, ma vogliono lavorare. Speriamo che con la ministra del lavoro Calderone si cominci a cambiare registro.

Ma di questa mancanza da recuperare i «noisti» del Pd – che già quando erano al governo non si sono mai resi conto – guidati da Schlein, non si sono acccorti e continuano ad opporsi a tutte le misure di buonsenso assunte dal governo: ai «termovalorizzatori», alle multe (ma gli eco-ignoranti: «non le pagheremo») per chi deturpa le opere d’arte; alla dichiarazione dello Stato d’emergenza e ai 5 milioni per i migranti e alla nomina di un commissario per 6 mesi per gestire gli sbarchi. E senza visioni di futuro promuovono il prossimo 25 aprile a rivincita del 23 settembre.

Il silenzio della Schlein

Intanto continua il mutismo sullo stupro della 15enne bolognese, nel settembre scorso alla festa dell’Unità. della neo segretaria del Pd Schlein. Il che per altro non meraviglia. Visto che – come erano andate le cose al Parco Nord di Bologna, durante i «festeggiamenti» – non sarebbe stato possibile attribuirne la colpa a quei «brutti, sporchi e cattivi» dei fascisti, ha preferito tacere. Certo, in quel momento, la leader del Pd, non era neanche iscritta al partito. Già, ma era vice presidente della giunta regionale dell’Emilia e Romagna. Una ragione in più per farsi sentire. E con forza. Purtroppo, non l’ha fatto. Ha optato per il silenzio.

Ma se lei preferisce tacere, un centinaio di femministe, più propense al buonsenso che alla propaganda, le hanno scritto, di essere contrarie all’utero in affitto di cui lei è sostenitrice, ma che non è un diritto civile, ma svenduto.al miglior offerente. E poiché «un bel parlar non fu mai scritto», c’è chi, invece di fare un esame di coscienza per le proprie sconfitte, se la prende con i cattolici che non lo votano. Il «verde» Bonelli. Tanto per fare un esempio.

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