Stop alle auto a benzina e diesel: l’Ue rinvia il voto a data da destinarsi

La decisione dopo la presa di posizione di Italia, Polonia, Ungheria e Germania

Stop alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035, la presidenza svedese dell’Ue ha deciso di rimandare la decisione in Coreper sugli obiettivi di emissione per i mezzi «dal 7 marzo ad un Consiglio più avanti. Il Coreper tornerà sulla questione a tempo debito». Lo comunica via social uno dei portavoce della presidenza.

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Il rinvio del voto sul regolamento, la cui approvazione si è bloccata nella fase finale, si è reso necessario, come anticipato ieri, alla luce della minoranza di blocco formatasi in Consiglio: Polonia e Italia hanno annunciato che voteranno contro, cosa ribadita anche ieri dal ministro delle Imprese Adolfo Urso (specificando che si tratta di un «segnale» in vista delle votazioni su altri dossier), mentre la Bulgaria ha detto che si asterrà (l’astensione vale come voto contrario).

Le perplessità sul regolamento, in Italia, sono bipartisan: l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi, che conosce bene le imprese avendole studiate per una vita, ha spiegato anche di recente perché ritiene sbagliato puntare su un obiettivo così ambizioso, che rischia di menomare la filiera dell’automotive, specialmente in Italia, e di accentuare la dipendenza dell’Europa dalle materie prime e dalle forniture extra Ue.

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La decisione di Berlino

L’ago della bilancia è la Germania: il ministro dei Trasporti, il liberale Volker Wissing, ha detto che Berlino si sarebbe astenuta. La coalizione Spd-Verdi-Fdp è composita e su questo tema, come su altri, ha bisogno di tempo per arrivare ad una posizione comune. Ieri Berlino ha fatto sapere che non sarebbe riuscita a risolvere la questione entro stamani e che dunque, se ci fosse stato un voto, si sarebbe astenuta. Con l’astensione tedesca, il regolamento sarebbe stato bocciato, poiché viene meno la maggioranza qualificata: senza Italia, Polonia, Germania e Bulgaria è a favore solo il 58% della popolazione Ue, meno del 65% richiesto dalla maggioranza qualificata (l’altra condizione, almeno 15 Stati membri, è invece soddisfatta, perché i favorevoli sono 23).

La presidenza svedese ha così deciso di rinviare la questione a data da destinarsi, togliendo il punto anche dalla prossima riunione del Consiglio. Se tutto fosse andato liscio sarebbe stato approvato, come punto senza discussione, nella seduta del Consiglio Educazione di martedì 7 marzo.

A questo punto, comunque, una riapertura del testo, negoziato e concordato da tempo, è molto difficile da ipotizzare. La Germania ha fatto sapere di volere che la Commissione avanzi una proposta sull’uso degli e-fuels, diversi dai biocarburanti: gli e-combustibili, come l’e-metano, l’e-kerosene e l’e-metanolo, sono tutti combustibili in forma gassosa o liquida prodotti da elettricità rinnovabile (energia solare o eolica, ad esempio) o decarbonizzata.

Ora la Commissione deciderà come procedere: intanto, domenica 5 marzo, la presidente Ursula von der Leyen parteciperà come ospite al ritiro del governo federale tedesco nel castello di Meseberg, nel Brandeburgo. Anche se si tratta di un appuntamento fissato «da tempo», come ha detto la portavoce Dana Spinant, non è detto che non colga l’occasione per affrontare l’argomento con il cancelliere Olaf Scholz. Anche perché il regolamento, che fissa l’obiettivo di avere auto nuove solo a emissioni zero in vendita nell’Ue entro il 2035, è considerato uno dei pilastri del Green Deal. E, come ha notato Urso, è passato in Parlamento con una maggioranza tutt’altro che ampia.

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Pichetto Fratin: «Impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta»

«Il nuovo rinvio in sede Ue sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta». Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, commentando il rinvio. «L’Italia – prosegue Pichetto – ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare, inoltre, sui carburanti rinnovabili è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva».

«La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta obiettivo prioritario – conclude – deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell’automotive. Ci auguriamo che questa pausa consenta anche ad altri Paesi e alle stesse istituzioni europee una ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese».

Urso: «L’Italia ha svegliato l’Europa»

«L’Italia ha svegliato l’Europa e la decisione del #rinvio su stop ad auto a benzina e diesel è un segnale importante. Mi auguro che ora ci sia una riflessione comune per una competitività sostenibile anche nel settore #automotive». Così in un tweet il ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

«Il rinvio a data da destinarsi del voto Ue sullo stop alla vendita, dal 2035, di auto nuove diesel e benzina, è un successo del governo italiano. Come Fratelli d’Italia abbiamo sostenuto sin da subito che l’auto elettrica non è ad oggi un veicolo alla portata di tutti, sia per i costi, sia la per gestione. Il termine del 2035, stabilito dal Parlamento europeo e che mette al bando l’uso delle auto a motore, è troppo breve, sia per permettere ai cittadini di adeguarsi, sia per le industrie italiane che dovrebbero produrle, smantellando di fatto un’intera filiera. Questo stop accoglie le nostre rimostranze: l’augurio è che il buonsenso continui a prevalere», il commento di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

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