de Bertoldi (FdI): «Audizione De Raho conferma. Conte bis e Draghi non hanno fatto nulla favorendo gioco illegale»

di Redazione

Per il senatore «nulla è stato fatto con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, di miliardi di euro per l’erario»

«L’audizione del Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho nella Commissione di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico ha confermato quanto da tempo Fratelli d’Italia sostiene, e cioè che la pandemia ha colpito duramente il gioco legale favorendo quello illegale. Di questo ne portano responsabilità sia il governo giallorosso e sia quello Draghi che non hanno mai predisposto interventi tali da sostenere il settore del gioco legale, abbandonando gli imprenditori nazionali concessionari del gioco pubblico legale».

Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, segretario della Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico

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«Cosa che inoltre, come ha evidenziato sempre De Raho, avrebbe consentito migliori controlli sul piano fiscale e penale visto che le aziende italiane risultano più controllabili di quelle stranieri. Invece, nulla di tutto questo è stato fatto con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, di miliardi di euro per l’erario, mentre le mafie titolari del gioco illecito hanno visto prosperare i propri affari. Proprio in occasione dell’esame del dl Sostegni avevo proposto indennizzi e proroghe sui versamenti del PREU (prelievo erariale unico). E adesso lo certifica anche il Procuratore antimafia dandoci ragione» sottolinea de Bertoldi.

«E pure sul fronte dell’identificazione dei giocatori De Raho ha sostenuto quello che da tempo diciamo e cioè che non è opportuno utilizzare esclusivamente la tessera sanitaria per certificare gli accessi. Questo, infatti, esclude quei tantissimi stranieri che non ne sono in possesso. Piuttosto, si decida di consentire l’accertamento attraverso un qualsiasi documento di riconoscimento, così da garantire un tracciamento ampio e soprattutto che non discrimini gli stranieri, i quali altrimenti potrebbero essere incentivati ad andare su piattaforme illegali», conclude

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