1992-2022. E allora?

Sono trascorsi 30 anni dall’arresto di Mario Chiesa e l’inizio di Tangentopoli con la crisi della Prima Repubblica. Cosa rimane di quella stagione?

Trent’anni, che equivalgono a tre decenni oppure a un Ventennio e un decennio messi assieme. Insomma, è tanta roba. Quasi un’epoca, anzi sarebbe meglio dire una generazione intera. E pensando a quello che è accaduto dal 17 febbraio del 1992 al 17 febbraio del 2022 si ha il senso di quanto tempo sia trascorso.

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Ne esce il quadro di un’Italia rivoltata come un calzino. Quasi irriconoscibile da qualsiasi punto di osservazione si cerchi di guardarla. Società, informazione, industria, economia, spettacolo e soprattutto politica, niente sarà più come prima del 1992.

E’ un turning point, come oggi ci si compiace nel dire. Cioè un punto di svolta, un crinale della storia dove si imbocca una strada che porterà lontano. Il che non significa necessariamente verso il meglio, ma semplicemente lontano. Da qui si osservano le vecchie élite economiche, finanziarie e politiche spianate per dare spazio a nuove. Ma soprattutto emerge un nuovo equilibrio di sistema dove alla magistratura spetta il compito della pulizia e del rinnovamento. E non sarà un caso, infatti, che l’inchiesta che terremoterà l’Italia intera andrà sotto il nome di “Mani Pulite”, proprio a significare quella volontà di fare pulizia per dare vita a una nuova fase basata sull’onestà e il rispetto della legge.

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Il tutto al cospetto di una classe politica impaurita, intenta a nascondersi e ad affidarsi mani e piedi alla società civile. Da allora una lunga stagione contrassegnata dalla lotta al professionismo e al carrierismo politico, dove ammettere di essere politico di professione rappresentava una grandissima colpa. Silvio Berlusconi sarà l’emblema di tutto ciò, intento anche dopo decenni di impegno politico a parlare di sé come di qualcuno lontano dalla politica.

La cosiddetta Seconda Repubblica

Nasce in questo contesto e imbevuta di questo brodo culturale la Seconda Repubblica, di cui però si ignora se sia ancora in vita o abbia lasciato il passo ad una Terza. Una stagione tenuta a battesimo da un arresto, quello di Mario Chiesa, beccato mentre cercava di far scivolare lungo lo scarico del water i milioni di una tangente appena intascata. Ed a posteriori, pensando a quell’arresto in flagranza, avvenuto al cospetto di un water intasato di banconote, viene da chiedersi quale avrebbe potuto essere il destino di una Repubblica nata in quelle circostanze.

A trent’anni di distanza ormai è evidente il fallimento di quella stagione. Nessuno più lo nasconde, nemmeno chi fu protagonista di quella che a tutti gli effetti fu una rivolta contro un sistema che però era già in crisi. Ma senza saperlo. Tangentopoli, perché è anche così chiamata Mani Pulite, fu semplicemente la spallata a un assetto di potere che era iniziato ad andare in crisi un minuto dopo la caduta del muro di Berlino.

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La fine della contrapposizione tra Ovest ed Est, tra Patto Atlantico e Patto di Varsavia, tra Capitalismo e Comunismo aveva creato le premesse per far cadere quel sistema di potere che da 50 anni, in particolare in Italia, si perpetuava. Non più soggetti alla costrizione di un voto espresso in funzione anticomunista, gli italiani iniziarono a guardarsi intorno ed a fare scelte elettorali più libere. Si direbbe oggi voti in libertà, una sorta di progressivo scongelamento dei flussi elettori di cui i primi beneficiari iniziarono ad esserne i leghisti di Umberto Bossi.

La fine della Guerra Fredda e la nuova Europa

Ma perché la crisi del sistema divenisse completa e definitiva sarebbe stato necessario un evento traumatico che facesse da detonatore. E lo fu l’arresto di Mario Chiesa con le successive confessioni che resero palese quello che tutti sapevano ma che finora avevano accettato. La fine della Guerra Fredda, l’avvento della nuova Europa di Maastricht ed anche la sufficienza con cui le classi dirigenti dell’epoca accolsero l’assalto giudiziario avrebbero poi fatto il resto.

Da allora, appunto, la Seconda Repubblica vissuta con il sogno di una Repubblica dove fossero i cittadini a scegliere da chi essere governati; con un sistema politico trasparente e caratterizzato da un’alternanza maggioranza-opposizione; il tutto a garanzia del buon governo e di un’Italia finalmente alla pari con i suoi partners europei.

È andata così? Decisamente no

Anzi prendendo a prestito le parole del sergente Lorusso nel finale del film Mediterraneo potremmo dire: «Non è cambiato nulla. Non ci hanno fatto cambiare niente». A trent’anni distanza l’Italia appare ancora più instabile e in cerca di un suo equilibrio politico e istituzionale come in quel volgere del 1992. Ma se almeno allora c’era la speranza, o quantomeno l’illusione, di essere proiettati verso una nuova prospettiva, l’Italia del ’22 non sembra esserlo.

La prova delle elezioni del Quirinale ha logorato e consumato leadership e coalizioni. Sia a destra e sia a sinistra tutto ciò è evidente. E complice la presenza di un governo come quello Draghi, dove per l’ennesima volta la politica ha abdicato al suo ruolo di guida, si respira quasi un’atmosfera surreale dove tutto sembra essere sospeso. Alla ricerca, appunto, di un nuovo equilibrio politico.

Sta qui, forse, il fallimento di Mani Pulite e cioè che a trent’anni di distanza siamo alla ricerca di questo equilibrio politico. Ad attendere che le prossime elezioni siano quelle decisive. Lo saranno? Chissà… Ma ormai è da molto tempo che ogni tornata elettorale viene indicata come la più importante dopo quella del 1948.

Comunque sia, o sarà, resta la domanda: 1992-2022. E allora?

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