Referendum, bocciato quello sulla cannabis. Via libera a 5 quesiti sulla giustizia

di Redazione

Secondo Amato il referendum sulle droghe «potrebbe farci violare obblighi internazionali»

Il referendum sulla cannabis è inammissibile. La bocciatura è stata annunciata dal presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato. Il quesito referendario proponeva di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative.

«Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis. Il quesito è articolato in tre sottoquesiti ed il primo prevede che scompaia, tra le attività penalmente punite, la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali», spiega Amato. «Se il quesito è diviso in tre sottoquesiti, io non posso toccare questo treno: se il primo vagone deraglia, si porta dietro gli altri due».

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Per quanto riguarda i referendum sulla giustizia, è stato dichiarato «inammissibile quello su responsabilità civile dei magistrati». Ammessi, invece, altri cinque quesiti. Questa mattina l’Ufficio comunicazione e stampa aveva fatto sapere sapere che la Corte ritenuto ammissibili quello sull’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, quello sulla limitazione delle misure cautelari; quello per la separazione delle funzioni dei magistrati e quello per l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm. L’ultimo è quello sui «consigli giudiziari».

I quesiti «sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario». Il voto si terrà in primavera, probabilmente ad aprile.

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I quesiti sulla Giustizia ammessi

LEGGE SEVERINO – Abolire l’intero Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, uno dei decreti attuativi della legge, è la richiesta di Lega e Radicali. Il che significa eliminare le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. E soprattutto l’articolo 11, che prevede per gli amministratori locali la sospensione, dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.

CUSTODIA CAUTELARE – Cancellando una parte dell’articolo 274 del codice penale, si vuole ridurre l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.

SEPARAZIONE DELLE CARRIERE – Non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato è lo scopo del referendum. Oggi sono possibili 4 passaggi, che diverranno due con la riforma.

ELEZIONI DEI COMPONENTI DEL CSM – Il quesito propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. L’obiettivo è arrivare a candidature individuali libere, già previste nella riforma Cartabia.

CONSIGLI GIUDIZIARI – Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari. Lo prevede già la riforma della ministra Cartabia, ma solo se il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare

Fratelli d’Italia appoggerà parte dei referendum

Le reazioni politiche sono discordanti. Esulta la Lega. «Primi quattro referendum sulla giustizia dichiarati ammissibili e presto sottoposti a voto popolare: vittoria!» scrive su Twitter il leader Matteo Salvini. Fratelli d’Italia appoggerà solo due dei quesiti dei referendum sulla giustizia ammessi dalla Corte costituzionale, ossia quello sulle separazione delle carriere e quello sull’elezione del Csm. A dirlo il deputato Andrea Delmastro, responsabile nazionale Giustizia per il partito. Del resto, fin dalla raccolta firme a luglio, FdI decise di sostenere parte dei referendum promossi da Lega e Radicali (4 su sei), avendo dubbi sui limiti agli abusi della custodia cautelare e sull’abolizione della legge Severino (gli stessi giudicati oggi ammissibili dalla Consulta).

«Appoggeremo i referendum sulla riforma del Csm e sulla separazione delle funzioni che è una battaglia fondamentale del centrodestra – spiega Delmastro – ma non potremo appoggiare gli altri. Ad esempio sulla custodia cautelare perché mette a rischio la sicurezza e sulla legge Severino, perché se venisse abolita lascerebbe troppa discrezionalità ai giudici, sarebbero loro a decidere caso per caso e questo mi spaventa». E conclude: «In ogni caso come FdI faremo una riflessione generale. E venerdì abbiamo la Direzione del partito, non conosco l’ordine del giorno ma immagino che ci siano più temi».

Dal Pd perplessità sul referendum per la Severino

Per Andrea Marcucci del Pd «è una bella sveglia per il Parlamento. I temi oggetto dei referendum sono molto importanti per riorganizzare un sistema della giustizia giusta, che serve come non mai in Italia. Mi auguro ci pensi il Parlamento, altrimenti la parola passerà ai cittadini».

«Tre dei quesiti referendari saranno assorbiti dalla riforma del Csm che noi vogliamo approvare non tanto per evitare i referendum ma per rendere applicabile la riforma al rinnovo dello stesso Csm a giugno-luglio. Invece sui referendum riguardanti la legge Severino e la custodia cautelare pensiamo che la loro approvazione creerebbe un buco normativo sbagliato». Lo dice all’Ansa Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera.

Il quesito sulla legge Severino, osserva Bazoli, «abroga integralmente la legge, e non alcuni aspetti su cui ci possono essere perplessità; questo esito non mi sembra che sia del tutto condivisibile, anche perché la legge è stata fatta sulla scorta di adempimenti europei. Sarebbe un errore la sua abrogazione totale». Per quanto riguarda invece il quesito sulla custodia cautelare «togliere tutti i presupposti rischia di aprire un buco normativo, e qualche rischio lo vedo. Comunque come Pd faremo un’attenta valutazione degli esiti del quesito».

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