Continuano le polemiche sul decreto Covid. Salvini insiste sulle riaperture ma Speranza lo gela. E Meloni ironizza: è un pesce d’aprile

Il giorno dopo il varo del nuovo dl Covid, il tema delle chiusure e delle possibili aperture continua a dominare la scena politica. Il Cdm, infatti, non sembra avere spento le polemiche tra i vari partiti che continuano a dividersi su cosa accadrà da una decina di giorni a questa parte.

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Come tutti sanno il decreto appena varato dal governo, e che il Capo dello Stato ha già firmato, sostanzialmente chiude l’Italia in un’unica zona arancione o rossa. Abolite sia le zone bianche e gialle, fino a fine aprile si continuerà lungo la strada dei divieti e delle chiusure. Unico spiraglio la possibile revisione intorno alla metà del mese delle misure e un possibile allentamento, alla luce dei dati, deciso dal Consiglio dei ministri.

E proprio a quest’ultimo si aggrappano sia leghisti e sia forzisti per gridare al cambio di passo e, in particolare dalla Lega, al commissariamento del ministro Speranza al quale adesso non spetterebbe più la decisione su un’eventuale modifica delle misure ma piuttosto al Consiglio dei ministri. Così anche ieri Matteo Salvini, il quale ieri ha incontrato il premier ungherese Victor Orban, è tornato a ripetere: «Vedrò il premier Draghi la prossima settimana, dopo Pasqua, a lui chiederemo l’utilizzo di dati scientifici, non aiutini. La Lega ha insistito perché nel decreto sia previsto che in quelle zone caratterizzate da una condizione sanitaria sotto controllo, dopo le feste di Pasqua, fosse giusto tornare a riaprire».

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E continuando: «La scienza è scienza. Sicilia, Sardegna, Umbria e Liguria potrebbero riaprire in sicurezza. Abbiamo chiesto i sacrifici per Pasqua. Speranza non mi convincerà mai del fatto che fino a maggio non se ne parla. Non è solo un problema economico, ma di salute mentale. Ci sono italiani che si stanno imbottendo di psicofarmaci. Grazie ai vaccini, grazie alla primavera, se la curva cala, dobbiamo ritornare alla vita. Non c’è rosso o Speranza che tenga».

Ma anche da Forza Italia insistono sul cambio di passo e ad intestarsi il nuovo decreto. «È passata la linea di Forza Italia, ha spiegato il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Un decreto – quello varato mercoledì sera – finalmente non di sole chiusure e che dà speranza al Paese. I numeri dell’emergenza adesso non ci permettono di riaprire le attività economiche, ma grazie alla nostra proposta di sintesi anche prima del 30 aprile, se dovessero esserci un calo dei contagi e un netto aumento delle somministrazioni dei vaccini, potremo rialzare le serrande di bar e ristoranti quanto prima».

Ottimismo che però non trova sponde dalle parti del ministro Roberto Speranza, il quale continua a ripetere che «non possiamo far finta di non vedere la realtà. Con circa 3.700 persone nelle terapie intensive e i contagi così alti, siamo ancora in una sfida difficile e che non riguarda solo l’Italia. Abbiamo davanti settimane in cui dovremo ancora fronteggiare l’emergenza, ma le misure attivate, in particolare la vaccinazione, possono farci guardare con maggior fiducia al futuro».

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E dall’opposizione Giorgia Meloni non manca, ricorrendo all’ironia, di ricordare che «quest’anno il più grande, e triste, pesce d’aprile lo ha fatto il governo Draghi ai cittadini, fingendosi come una rivoluzione rispetto al governo Conte per poi dimostrarsi subito in perfetta continuità su temi cruciali come le riaperture e i ristori». Fratelli d’Italia che oggi alle 11.30, in diretta sui propri canali Facebook, terrà una conferenza stampa sulla nuova regolamentazione bancaria europea sul default dei creditori.

Ed a proposito di Europa ieri con il via libera del Senato si è chiuso l’esame parlamentare al Recovery Plan del governo, cioè il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In realtà, non si tratta del documento che il premier Draghi presenterà in Europa ma piuttosto di quello predisposto dal suo predecessore adesso emendato dal Parlamento.

Per il piano definitivo si dovrà attendere il mese di aprile, considerando che entro il 30 va presentato all’Unione europea. Il che ha fatto storcere il naso a molti sia all’interno della maggioranza e sia in FdI, chiedendo esplicitamente che prima di essere consegnato il piano passi per il Parlamento. Alla fine si tratterà di un passaggio veloce, una sorta di lettura ma senza che a Camera e Senato sia data la possibilità di apportare modifiche.

E sempre in Aprile, ma in Aula al Senato, dovrebbe arrivare il dl Sostegni che per il momento è in Commissione in attesa di essere emendato. I margini sono stretti, ma i partiti si stanno attrezzando per correggere e ampliare i limiti di intervento del provvedimento, anche se l’attenzione è già rivolta al Def ed al prossimo scostamento di bilancio che si aggira intorno ai 20 miliardi di euro. Nuovo debito ma anche risorse per un altro decreto per aiutare quelle tante categorie e settori colpiti dalle ulteriori chiusure decise dal governo Draghi.

Infine, a proposito di Giuseppe Conte è riapparso per partecipare via streaming all’Assemblea del M5S. Tanti i nodi che ha lasciato insoluti, dal rapporto con Rousseau al doppio mandato, ma dal canto suo ha promesso un nuovo statuto, una nuova identità politica, un nuovo linguaggio, una rifondazione dell’organizzazione. Il tutto condito da un tono molto generico senza mai entrare nel vivo delle questioni. Insomma, tutto rimandato a dopo Pasqua con ulteriori incontri e con un unico obiettivo: la resurrezione del M5S. E anche in questo caso probabilmente servirà un miracolo.

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