Terremoto dell’Irpinia, Mattarella: «Vicino ai familiari delle vittime. Permangono irrisolte antiche questioni»

di Redazione

Quaranta anni fa, il 23 novembre 1980, il terremoto dell’Irpinia che colpì duramente la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale. Un enorme disastro sismico che oggi, a distanza di molto tempo, lascia intravedere ancora le sue ferite. Circa 3mila le vittime, ottomila i feriti. Diciotto i comuni rasi al suolo, 280mila sfollati e 300mila abitazioni vennero distrutte o rimasero inagibili.

«Sono trascorsi quarant’anni dall’immane tragedia provocata dal terremoto che devastò l’Irpinia e la Basilicata, colpendo anche parte della Puglia. Quasi tremila persone morirono sotto le macerie delle proprie case, o in conseguenza delle distruzioni di edifici» è il ricordo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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«Tante vite – afferma Mattarella – non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi. Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione».

«Nella ricorrenza del più catastrofico evento della storia repubblicana desidero anzitutto ricordare le vittime, e con esse il dolore inestinguibile dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza. Anche il senso di comunità che consentì allora di reagire, di affrontare la drammatica emergenza, e quindi di riedificare borghi, paesi, centri abitati, e con essi le reti di comunicazione, le attività produttive, i servizi, le scuole, appartiene alla nostra memoria civile» afferma il Presidente.

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«Profonda – continua – è stata la ferita alle popolazioni e ai territori. Immensa la volontà e la forza per ripartire. La Repubblica venne scossa da quel terremoto che aveva colpito aree interne e in parte isolate del nostro Paese ma tutto il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l’impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli».​

«Le istituzioni democratiche trassero lezione dalle fragilità emerse: dopo quel 23 novembre 1980 nacque la Protezione civile italiana, divenuta nel tempo struttura preziosa in un Paese così esposto al rischio sismico e vanto per professionalità e capacità organizzative».

«Oggi città allora colpite, e paesi allora distrutti, hanno ripreso vita. L’opera di ricostruzione ha mobilitato energie, in un percorso non privo di problemi e contraddizioni, con insediamenti divenuti parte di una rete economica e sociale di rilevante importanza per il Mezzogiorno e l’intero Paese».

«Permangono irrisolte antiche questioni, come il deficit occupazionale e l’emigrazione, le insuperate sofferenze delle aree interne. Lo sviluppo sostenibile, sfida accentuata dalla attuale crisi sanitaria, quarant’anni dopo il sisma, richiama la necessità di un analogo impegno comune che sappia utilizzare in maniera adeguata risorse finanziarie e progettuali destinate alla ripartenza dopo la pandemia», conclude Mattarella.

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