Conte sbianchetta il Dpcm per accontentare i sindaci ma litiga con Zingaretti sul Mes

Se siamo davvero in presenza della seconda ondata, allora non è sbagliato dire che il governo è davvero in alto mare. Dall’emergenza Covid al Mes, dal nuovo Dpcm alla legge di Bilancio, Conte e la sua maggioranza ormai non si raccapezzano più.

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Senza contare che della famosa riforma dei decreti Sicurezza di Salvini, di cui tanto Zingaretti si è vantato, ancora non si hanno notizie. Sono passate oltre due settimane e il testo ancora non c’è.

Così come la legge di Bilancio che Conte ha presentato ieri in conferenza stampa con il ministro Gualtieri. Peccato però che il giorno prima fosse stata approvata dal Consiglio dei ministri con la formula salvo intese, il che significa che la maggioranza non è stata capace di trovare un’intesa definitiva sul testo e che quindi si rimetterà al lavoro parlamentare. E allora sorge spontanea la domanda: che senso ha organizzare una conferenza stampa per presentare un testo che non è ufficiale e che sarà cambiato?

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La Regione Lombardia decide per il coprifuoco e per chiudere nel week end i centri commerciali

In tutto questo, poi, la notizia proveniente dalla Regione Lombardia che ha deciso una stretta decisa, ben oltre quella del Dpcm firmato da Conte. Coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino e nel week end chiusi tutti i centri commerciali ad esclusione di quelli per i generi alimentari. Se non è un anticipo di lockdown davvero ci manca poco, segno che nella Regione dove di più si è sofferto il peso e gli effetti della pandemia c’è grande preoccupazione. E così si va oltre quanto deciso dal governo.

Il premier Giuseppe Conte

Ah proposito delle decisioni del governo, c’è un giallo e cioè quello riguardante le chiusure di vie e piazze oggetto di assembramenti. Nel corso della conferenza stampa il premier Conte aveva affermato che questa competenza sarebbe stata affidata ai sindaci, ma nel testo finale non c’è il riferimento ai sindaci ma si parla genericamente di chiusure senza indicare con precisione chi dovrà assumersi il compito materiale di effettuarle.

Senza dubbio la vicenda sarebbe ottima per Forattini che così potrebbe riprendere quella famosa vignetta in cui c’era raffigurato Massimo D’Alema che sbianchettava la lista Mitrokin, e l’aggiornerebbe con Conte e il Dpcm. Perché è evidente che dopo la levata di scudi dei sindaci, sia di maggioranza e sia di opposizione, il testo è stato modificato. O, appunto, quanto meno sbianchettato in qualche parte.

Conte mercoledì in Senato e giovedì alla Camera sul Dpcm

Comunque sul Dpcm il premier Conte sarà in Parlamento tra mercoledì e giovedì (al Senato mercoledì alle 16.15 e giovedì alle 10 alla Camera). E questa sarà senza dubbio l’occasione per l’ennesimo scontro con il Centrodestra, che già preannuncia battaglia.

Conte fa retromarcia sui coprifuoco nelle città e sul Mes

Ma non è l’unica retromarcia di Conte della giornata. Anche sul Mes il premier ha dovuto rettificare dopo l’uscita a brutto muso di ieri mattina del segretario del Pd, Nicola Zingaretti. In conferenza stampa Conte aveva quasi messo da parte il Mes, spiegando che non fosse la panacea a tutti i problemi ma che soprattutto non rappresenta quel vantaggio che un po’ tutti continuano a dire. Insomma, si tratta sempre di prestiti e quindi prima o poi l’Italia dovrà restituire questi soldi, o attraverso nuove tasse o tagli alla spesa. Questo il ragionamento fatto dal premier in conferenza stampa.

Nicola Zingaretti

Zingaretti a Conte: «Mes non va affrontato con una battuta»

Tanto è bastato per far saltare, direbbe Pirandello, la corda civile a Zingaretti che di buon mattino ha detto: «Credo che un tema come il Mes vada affrontato nelle sedi opportune e non con una battuta in conferenza stampa, perché questo porta uno strascico di polemiche che non è in sintonia con la volontà che abbiamo di dare punti fermi agli italiani». Insomma, il Pd non ci sta a veder liquidare un tema, ormai diventato identitario, su due piedi.

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Ecco allora subito la virata di bordo, proprio nel corso della conferenza stampa sulla manovra: «Ieri in conferenza stampa ho chiarito perché il Mes non può essere la panacea di tutti i nostri problemi. Mi sembra di essere stato chiaro e non ritorno su questo. Non è che la questione è stata risolta ieri in conferenza stampa: ci sono le sedi opportune, sicuramente ci sarà l’opportunità per parlarne nelle sedi opportune». Dichiarazione che probabilmente era stata preannunciato di persona allo stesso Zingaretti, visto che verso sera si diffonde la notizia di una telefonata tra Conte e il segretario del Pd poco prima della conferenza stampa di Palazzo Chigi. Insomma, un altro sbianchettamento.

Gualtieri e Conte

Conte lancia il ‘patto di legislatura’. C’è aria di rimpasto…

Non basta, perché a Zingaretti il premier Conte offre anche un «patto di legislatura», o meglio «siccome forze di maggioranza hanno chiesto un momento di confronto per dare nuova linfa, ritengo quanto mai opportuno che ci sia un confronto politico per definire le priorità e un patto in vista del periodo di fine Legislatura. È un momento importante».

Parole che sembrano suonare come l’apertura a un rimpasto di governo, tema caro al Pd, e che infatti riscuotono l’apprezzamento dello stesso Zingaretti: «Bene Giuseppe Conte sul patto di legislatura per cambiare l’Italia, avere una visione e dare sicurezza».

In tutto questo nel pomeriggio Conte tiene insieme al ministro Gualtieri l’ennesima conferenza stampa. Stavolta niente Dpcm ma la manovra, approvata salvo intese due giorni fa e rimasta in secondo piano a causa della recrudescenza dell’emergenza Covid. Quindi anche qui ci sarà molto da sbianchettare. Per il momento la legge di Bilancio sarà di 40 miliardi e come ha assicurato il ministro Gualtieri in totale sono stati mobilitati 70 miliardi per il 2021, un acceleratore di 50 miliardi di investimenti pubblici per i prossimi 15 anni e 5 miliardi per il nuovo ciclo di Cig dell’anno prossimo.

Nello specifico si prevedono 4 miliardi per la Sanità, l’azzeramento per tre anni dei contributi per le assunzioni degli under-35, l’introduzione della fiscalità di vantaggio a regime per il Sud con uno stanziamento di 13,4 miliardi nel triennio 2021-2023, e infine anche 8 miliardi per la riforma fiscale. Poi c’è la parte dedicata alle famiglie con l’assegno unico alle famiglie che potrà arrivare a 200 euro al mese per i figli da luglio 2021.

Altro punto, poi, il piano cashless che partirà da dicembre e che negli obiettivi del governo dovrebbe consentire a tutti coloro che acquistano con carte e app rimborsi fino al 10 per cento, con un supercashback fino a 3mila euro per chi userà la carta e con la lotteria degli scontrini. E sempre tra le misure risultano confermati anche per il 2021 l’assegno di natalità e l’estensione a 7 giorni del congedo di paternità, e fino a tutto giugno 2021 il bonus vacanze. Mentre la proroga del superbonus, come ha rilevato il Mef «è già stata decisa ma non era oggetto della legge di bilancio 2021. La sua proroga è prevista e avverrà con i fondi del Recovery Plan sulla base dell’allocazione delle risorse che verrà decisa».

Misure che però non sembrano convincere Confindustria che con il presidente Bonomi è molto critica: «Siamo ancora in fase di emergenza non in fase di ripartenza. Non è questa la strada che vogliamo perseguire se vogliamo veramente seguire una ripresa». Intanto il Documento Programmatico di Bilancio per il 2021 è stato trasmesso alla Commissione Ue per la necessaria valutazione preliminare.

Ora non manca che il testo definitivo della manovra, sempre salvo intese, che nei prossimi giorni dovrà essere consegnato in Parlamento per far partire ufficialmente la sessione di Bilancio. E chissà che anche lì non ci sia qualche sbuffo di bianchetto.

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