Referendum. Conciatori, salsicciai e bibitari travestiti da costituzionalisti

Nuccio Carrara - Sud - ilSud24
Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

Se fosse in vigore la Costituzione del 1948 così come la scrissero i ‘padri costituenti’, avremmo 750 deputati, 120 in più degli attuali, e 315 senatori come oggi: un deputato ogni 80.000 abitanti e un senatore ogni 200.000. La voglia di cambiamento cominciò molto presto e nel 1963 si scelse il numero fisso di 630 deputati e 315 senatori eletti. Altre riforme furono tentate, ma senza esito. Tutte però cercavano di basarsi su fondamenti logici, giusti o sbagliati che fossero, non limitandosi al semplice taglio dei parlamentari, ma articolando proposte concrete in direzione di una maggiore partecipazione democratica e di un più incisivo ruolo delle Regioni.

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Si avanzavano proposte in direzione del federalismo, voluto soprattutto dalla Lega, mentre il centrodestra caldeggiava un maggiore coinvolgimento dei cittadini con l’elezione diretta del Capo dello Stato, o del premier, ed il rafforzamento dell’istituto referendario.
Poi arrivò un comico con la sua truppa variamente assortita…
Oggi ci troviamo a discutere, e prossimamente a votare, su di un taglio drastico della rappresentanza democratica.

Il tutto nasce da una ridicola esigenza di risparmio che si tradurrebbe nell’equivalente di un caffè l’anno a testa o, se si vuole largheggiare, di un cappuccino. Ben altri potrebbero essere i risparmi se si pensa ai costi del referendum, già da soli equivalenti ai risparmi di una legislatura, o alle esorbitanti spese per ‘accoglienza’. La rissa però si scatena quando si parla di numeri e di confronti con altri Stati retti da una ‘democrazia matura’.

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È interessante, al riguardo, lanciare uno sguardo su quella che viene considerata la madre di tutte le democrazie: la Grecia del V secolo a.C. In quel tempo esisteva un ‘Consiglio’, la Bulé, composto da 500 membri scelti a sorteggio che aveva il compito di preparare le proposte di legge. Poi vi era un’Assemblea, Ecclesia, che aveva il compito di approvare, respingere o modificare le proposte della Bulè. Nell’Ecclesia potevano votare tutti i cittadini liberi di sesso maschile, circa 50 mila, autentici ‘parlamentari’ del tempo. Chissà quanti fannulloni, incapaci e parassiti, per usare il forbito lessico dei 5 stelle, si sarebbero potuti tagliare. La sartoria grillina avrebbe potuto sbizzarrirsi al meglio.

Fortunatamente, a quel tempo, i comici facevano ancora i comici e non organizzavano ruspanti movimenti fanculisti. Tuttavia, non tutto procedeva sempre per il meglio, c’erano anche allora i venditori di qualcosa che assurgevano alle più alte cariche dello Stato, cioè della Polis da cui il termine politica oggi tanto screditato. C’erano anche allora i venditori di bufale, i demagoghi, come quel tale Cleone capace di detenere il potere prendendo per i fondelli la parte più credulona del popolo.

Il personaggio era inviso ad Aristofane che, nella commedia I Cavalieri, gli dà le vesti di Paflagone, un servo del Popolo, conciatore di pelli come Cleone, che però alla fine viene declassato a salsicciaio. Anche oggi il ‘Popolo sovrano’ è preda di demagoghi venditori di fumo, di conciatori e salsicciai, di bibitari e nullafacenti, grottescamente travestiti da costituzionalisti.

Alimentando un atavico complesso d’inferiorità, inducono molti italiani a pensare che le nostre istituzioni, inevitabilmente difettose, siano più difettose di quelle degli altri. Eppure continuano a dirci che l’Italia è la culla e la patria del diritto, mentre ci spingono verso la barbarie giuridica attraverso un uso sconsiderato degli strumenti legislativi ed amministrativi.

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Ma veniamo ai raffronti tanto cari a quel mondo dove il livello intellettuale medio non consente riflessioni serene e articolate. I Paesi più citati sono USA e Germania, entrambi Stati federali non assimilabili del tutto all’Italia. Gli USA avrebbero solo 535 parlamentari tra Senato e Camera dei rappresentanti. Peccato che non si tenga conto che gli Stati Uniti sono una federazione di 50 Stati, quasi tutti con una propria Camera ed un Senato, dove la somma risultante dei parlamentari è di 7.383. Non è poco.

Altro esempio che va per la maggiore è la Germania dove vi sarebbero solo 700 parlamentari, omettendo di contare i componenti dei vari Länder, i 16 Stati della federazione, i cui parlamentari ammontano a 1.748, che qualcuno vorrebbe paragonare impropriamente ai nostri consiglieri regionali, che però sono 897.

Potremmo continuare con altri esempi, trovando spesso scostamenti poco significativi.
Ma forse in Italia, dopo il massiccio taglio di 345 parlamentari, si vuole conquistare il premio per il parlamento più piccolo d’Europa. La democrazia non ne risentirà dicono, l’efficienza migliorerà dicono, ci saranno meno ‘parassiti’ dicono: tipiche argomentazioni da conciatori e salsicciai che s’improvvisano costituzionalisti. E non c’è differenza tra sinistra, centro e destra.

Se si vuole essere più precisi, va detto che il governo ‘giallo-rotto’ (rubo l’espressione al mio amico Mimmo Della Corte), incurante dei disastri che sta provocando, ha un obiettivo chiaro: tirare a campare con il pretesto di dovere adattare la legge elettorale e i regolamenti parlamentari ai nuovi numeri di Camera e Senato. Così, gli basterà arrivare a fine luglio del prossimo anno per entrare nel ‘semestre bianco’: il Presidente della Repubblica non potrà più sciogliere le Camere, e si potrà portare a termine la legislatura. Poi si vedrà… Sopravviveranno in pochi.

Il centrodestra, invece, ha tutto da perdere con la riforma del parlamento: potrà vincere le elezioni del 2023, ma con un Senato striminzito potrà incontrare seri problemi. Per sovraccarico di stupidità, vi saranno ancora cinque senatori a vita che conteranno per il 2,5 dell’assemblea ed avranno la consistenza di un partito di oltre un milione di elettori. Questi saranno tutti rigorosamente contro e, a meno di una vittoria schiacciante, sarà arduo trovare una maggioranza sicura, al riparo di imboscate e ribaltoni.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’attuale governo sta occupando manu militari i posti chiave dello Stato, dove ormai si risponde a poteri estranei e contrari agli interessi italiani, legati all’Unione Europea che nel 2022 avrà già messo Draghi, il teorizzatore del ‘pilota automatico’, alla Presidenza della Repubblica.
E non ci sarà più trippa per gatti.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

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