Omofobia. FdI: «Sosteniamo iniziativa #restiamoliberi. Pdl Zan apre a deriva liberticida»

di Redazione

«Il Dipartimento ‘Pari Opportunità, Famiglia e valori non negoziabili’ di Fratelli d’Italia condivide e sostiene l’iniziativa – promossa dal movimento pro-famiglia – intitolata #RestiamoLiberi e partecipa alle manifestazioni che si terranno in molte città italiane tra  l’11 ed il 16 luglio p.v. (https://www.restiamoliberi.it/elenco-citta/ ) contro la ‘Pdl Zan’  sulla cosiddetta ‘omotransfobia’». Lo dichiarano la senatrice Isabella Rauti – responsabile dipartimento di Fratelli d’Italia “Pari opportunità, famiglia, valori non negoziabili” – e Carolina Varchi – capogruppo FdI in Commissione giustizia alla Camera dei Deputati.

«Fratelli d’Italia – continuano Rauti e Varchi – si sta già battendo nella Commissione Giustizia della Camera contro un testo che, per il suo furore ideologico, apre la strada a derive liberticide, impedendo la libertà di espressione e di opinione e diventando una ‘legge bavaglio’. Inoltre, non serve l’introduzione di nuove fattispecie di reato. La legislazione vigente garantisce il diritto a non essere discriminati e il nostro ordinamento giuridico punisce, giustamente, le condotte discriminatorie basate sull’orientamento sessuale. Piuttosto è questa proposta che rischia di introdurre nuove forme discriminatorie nel suo tentativo esasperato di tutelare ideologicamente il mondo LGBT o una parte di esso».

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«Le intenzioni di rafforzare le tutele per gay e trans rappresenta una discriminazione rispetto ad altri soggetti individuati, secondo le normative europee, come ‘vulnerabili’, ovvero categorie o gruppi sociali a rischio di discriminazione come gli anziani, i diversamente abili e le minoranze religiose. Di fatto la proposta Zan è pericolosa, se diventasse legge potrebbe essere utilizzata come arma di repressione di ogni forma di dissenso, introducendo una nuova fattispecie di reato, quello di ‘omofobia’ che non riceve una definizione legislativa precisa».

«Lasciando così ampi spazi interpretativi e discrezionali alla magistratura, con il rischio concreto di scivolare nel reato di opinione, colpendo chiunque la pensi diversamente rispetto ad alcuni ‘dogmi’ in materia di identità sessuale e di genere o, più semplicemente, chi sostiene – ad esempio – che un bambino ha bisogno di una madre e di un padre o che la pratica dell’utero in affitto sia barbarica e debba essere considerata un reato universale o, ancora, utilizzare espressioni come identità di genere maschile e femminile, rifiutando la ‘filosofia’ del terzo genere o del genere indistinto» concludono.

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