Conte si veste da prestigiatore: il dl Semplificazioni c’è ma il testo non si vede

E’ un Giuseppe Conte in versione prestigiatore quello che ieri mattina nel corso di una conferenza stampa, la prima dopo settimane, ha presentato il dl Semplificazioni. Con un particolare, però: il testo del decreto non c’era anche se da Palazzo Chigi giurano che l’intesa politica c’è. Ma al prestigiatore Conte riesce il gioco: il testo c’è ma non si vede.

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E probabilmente bisognerà attendere un bel po’ prima di vederlo. Una prassi a cui questo governo per la verità ci ha abituati. Ad esempio per il dl Rilancio, quello che doveva essere il dl Aprile e poi è stato varato a oltre metà maggio, ci volle più di una settimana per vedere il testo.

Conte: è una rivoluzione, una semplificazione mai fatta

Speriamo stavolta di essere più fortunati e attendere di meno, perché a detta del presidente Conte «è una rivoluzione, senza concessione all’enfasi. Una semplificazione mai fatta», grazie a un elenco di «130 opere strategiche» e norme per «sbloccare una volta per tutte i cantieri, semplificare, velocizzare e digitalizzare».

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Anzi di più: «E’ un trampolino di lancio per un’Italia più semplice, per un’Italia che corre», dove «alziamo i limiti di velocità per permettere al Paese di accelerare, ma fissiamo dei paletti ancora più robusti su trasparenza e legalità: non vogliamo offrire nessuno spazio agli appetiti criminali». Il tutto per «accelerare sin da subito su 130 opere pubbliche strategiche: vuol dire cantieri, posti di lavoro, miglioramento della vita nei territori che aspettano da troppo tempo collegamenti ad alta velocità, nuove strade, scuole e ospedali».

Il premier Conte con i ministri De Micheli e Pisano

Grandi promesse a fronte però di un testo che non c’è, perché se il prestigiatore Conte è bravo con le parole il problema è che non si va oltre. Il via libera arrivato alle 4 del mattino è avvenuto tramite la formula del ‘salvo intese’, quindi almeno per il momento di un articolato non se ne parla.

Conte promette che qualche giorno e avremo la versione finale, ma gongola quando ammette che il «fatto di aver dovuto far convergere quattro forze politiche e la sensibilità dei ministri io lo vedo come un risultato clamoroso». Peccato che Conte non sappia che questo non è un risultato clamoroso ma semplicemente si chiama maggioranza di governo, che probabilmente lui in questo momento non ha.

Conte annuncia lo sblocco di 130 opere strategiche

Riguardo i cantieri delle 130 opere strategiche individuate dal Mit, Conte cita alcuni tratti di Alta velocità i cui cantieri partiranno per primi: «Salerno-Reggio Calabria, Palermo -Catania-Messina, Pescara-Roma, Genova-Ventimiglia, Venezia -Trieste, Brescia-Verona», poi ci saranno anche «la Gronda, la 106 ionica, l’ampliamento di Salaria e Pontina, la Ragusana, il ponte della Liguria», e ancora «il commissarimento di 9 dighe sarde e in Lombardia le opere per olimpiadi».

Conte inizia tour europeo in vista del Consiglio Ue del 17-18 luglio

Giuseppe Conte e Antonio Costa

Come detto però al momento nulla di scritto c’è, e bisogna affidarsi a quanto annunciato da Conte il quale incassato il ‘salvo intese’ sul dl Semplificazioni può ora dedicarsi alla delicata partita europea. Già ieri Conte era in Portogallo con il premier Antonio Costa con il quale ha ribadito la volontà di consolidare l’asse sul Recovery Found: «Non abbiamo tempo e non possiamo accettare un compromesso al ribasso. Serve una decisione politica forte e coordinata dell’Europa. Le altre istituzioni europee, come Bce e la Commissione, hanno fatto bene. Io e Costa faremo la nostra parte affinchè il Consiglio Europeo del 17 luglio sia risolutivo con un piano di rilancio efficace».

Il Portogallo è comunque soltanto la prima tappa. Infatti oggi sarà a Madrid con il premier Pedro Sanchez, venerdì a L’Aia, dove incontrerà il premier olandese Rutte, e lunedì a Berlino da Angela Merkel. Un vero e proprio tour, sperando che non diventi una via Crucis, in vista del Consiglio europeo del 17-18 luglio che dovrebbe decidere sul Recovery Fund,

L’intento di Conte è quello di compattare i Paesi del Sud Europa per avere maggior poter contrattuale con i cosiddetti ‘Frugals’, cioè le Nazioni del Nord Europa e dell’Est che si oppongono a un Recovery completamente a fondo perduto e senza vincoli e garanzia di rimborsi delle risorse. Una partita complicata nella quale un ruolo decisivo giocheranno sia Germania e Francia, che con il loro peso diplomatico sposteranno l’ago della bilancia a favore di una parte o dell’altra.

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La Commissione Ue stima il Pil italiano a -11 per cento

Eurogruppo MesE’ il risultato del negoziato europeo avrà evidenti risvolti sul piano nazionale, dove il governo giorno dopo giorno registra battute di arresto. Gli allarmi della Commissione Ue sulle stime del Pil italiano, sprofondato a -11 per cento, confermano i ritardi e i limiti delle misure messe in campo dal governo. E dall’altro confermano che la maggioranza sarà nuovamente costretta a mettere mano al deficit con un nuovo scostamento di bilancio.

E in tema di limiti delle politiche economiche del governo c’è il dl Rilancio su cui oggi finalmente la Camera dei deputati dovrebbe votare la fiducia; e questo dopo il ritorno obbligato in Commissione per lo sforamento del tetto dei saldi dovuto alle modifiche introdotte. Un provvedimento che di corsa dovrà essere approvato dal Senato visto che il 18 luglio il decreto scade. E’ questo senza dubbio l’emblema del fallimento del governo nella gestione della Fase2, di un provvedimento che sarebbe dovuto essere un bazooka per l’economia italiana e che invece si è rivelato una pistola ad acqua.

Giorgia Meloni: con il dl Rilancio gioisce famiglia Benetton

Giorgia Meloni dl Rilancio
Giorgia Meloni

Anzi Giorgia Meloni denuncia l’ennesimo regalo della maggioranza e stavolta alla famiglia Benetton con la proroga di «tutte le concessioni aeroportuali di due anni», grazie a «un blitz in Commissione Bilancio». E così «gioisce la famiglia Benetton che tramite Atlantia controlla Aeroporti di Roma, società che grazie alla premura di M5S – PD e IV ha visto estendere la sua multimilionaria concessione fino al 2046! Di fronte al proprio elettorato i grillini lanciano strali e anatemi contro i Benetton, dentro il palazzo si accordano con la sinistra per garantire le loro posizioni: finisce nel grottesco la retorica pseudorivoluzionaria dei pentastellati, che vantano il record mondiale di giravolte e trasformismo politico».

Ancora stallo nel Centrosinistra sulle candidature alle regionali

Infine, c’è la partita delle regionali dove non si registrano passi in avanti nella maggioranza di governo per trovare un’intesa sui territori. Conte giorni fa aveva chiesto che il Centrosinistra si compattasse attorno candidature unitarie, raccogliendo un appello lanciato qualche ora prima da Nicola Zingaretti. Parole per il momento cadute nel vuoto, perché come faceva notare ieri in un’intervista al Corriere della Sera il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, «il tempo sta per scadere» e che «se Pd e M5S trovano una quadra con i loro candidati presidenti è un bene, se non la trovano non cascherà il mondo».

Insomma, l’intesa va trovata sulla base degli attuali candidati e di un eventuale passo indietro. Un’ipotesi che quindi rende ancora più difficile l’intesa. Ma su tutto grava anche la domanda se davvero questa intesa sia cercata e addirittura auspicata. Infatti, l’incontro avuto ieri da Conte a Palazzo Chigi con Davide Casaleggio ha alimentato i sospetti. Infatti, come ha riferito lo stesso Casaleggio si sarebbe parlato anche di regionali.

E secondo alcuni il figlio dell’ex guru del M5S in quella sede avrebbe ribadito la volontà di chiudere a qualsiasi ipotesi di intesa con il Pd. A dimostrazione che la strada è molto impervia per candidatura unitarie per le prossime regionali. Il che potrebbe anche essere un bene per il governo. Infatti, se alle prossime regionali la maggioranza si presentasse ovunque compatta ma poi uscisse con le ossa rotte dal confronto elettorale con il Centrodestra, sarebbe molto difficile tenere il governo al riparo dai contraccolpi della sconfitta. E allora la crisi sarebbe davvero dietro la porta.

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