Conte tira il freno a mano. Fermi tutti i dossier e pure il dialogo con l’opposizione

di Dario Caselli

Il premier Conte dopo 10 giorni di Stati generali non ha ancora un piano di rilancio

Questa sarebbe dovuta essere la settimana decisiva dopo 10 giorni di Stati generali per approntare un piano, o almeno una bozza, attraverso gli incontri interni alla maggioranza e con l’opposizione. Quasi al termine di questa settimana, ormai siamo a giovedì, nulla è stato concluso. Oggi probabilmente ci sarà una nuova riunione dei capidelegazione al governo, continuazione di quella di martedì, per entrare sempre più nel merito del dl Semplificazioni.

Slitta ancora l’incontro tra Conte e l’opposizione

Centrodestra
Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini a Roma

Ma per quanto riguarda l’opposizione niente di nuovo. Tutto tace e con grande probabilità si andrà alla prossima settimana. Comunque sia non è un bel segnale, soprattutto non va nella direzione indicata dal Pd quando Nicola Zingaretti al termine della direzione nazionale aveva invitato Conte a voltare pagina. Ad essere più concreto, abbandonando la politica degli annunci.

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Invece, sembra che nulla sia cambiato e che si continui lungo la direzione tracciata fino ad ora e che piace al premier Conte e al suo staff e cioè di discutere, proporre, suggestionare ma lasciando tutto sospeso per aria. L’ultimo in tal senso il taglio dell’Iva su cui tutti nella maggioranza si sono voltati dall’altro lato. E non solo, visto che anche da Confindustria e Banca d’Italia hanno storto il naso.

Per non parlare dell’Unione europea che già con molta difficoltà si sta piegando all’ipotesi di un Recovery Fund fatto di aiuti e sostegni alle economie più traballanti a causa del Covid-19. Così almeno per ora questo taglio è stato accantonato nella convinzione che avverrà soltanto nell’ambito di una rimodulazione più generale del fisco.

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E questo atteggiamento attendista ha riguardato anche i dossier più importanti, che per ora sono tutti rimasti aperti sul tavolone di lavoro di Palazzo Chigi ma che nessuno sembra avere intenzione di chiudere. Autostrade per l’Italia, Alitalia, Ilva sono alcuni di questi.

Addirittura anche il dialogo con l’opposizione è rimasto un altro dossier che il premier Conte ha aperto e non chiuso, con queste che attendono di capire se ci sarà o meno l’incontro e soprattutto su cosa, perché come spiega Giorgia Meloni finora non si è visto uno straccio di documento scritto uscito dagli Stati generali dell’Economia.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte nel corso degli Stati generali

Come detto oggi Conte dovrebbe vedere i capidelegazione per definire il dl Semplificazioni, che nei piani del premier doveva essere varato questa settimana ma che dovrà attendere gli inizi di luglio. E infatti il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha assicurato che il decreto «è in fase di ultimazione», nel corso della sua audizione alla Camera.

Gualtieri conferma richiesta scostamento di bilancio

Ma Gualtieri ha soprattutto confermato la richiesta di scostamento di bilancio. Per la verità era stato lo stesso presidente Conte ad annunciarlo a fine maggio nel corso di un incontro con i sindaci. Al momento non è definita l’entità dello scostamento, forse 10 miliardi, e servirà in particolare per varare un nuovo decreto verso metà luglio per far slittare ulteriormente gli adempimenti fiscali delle imprese più colpite dalla pandemia e «alleggerire sostanzialmente il carico fiscale delle imprese che hanno subito maggiormente l’impatto del coronavirus».

Nel provvedimento dovrebbero trovare spazio anche misure a sostegno dei Comuni per le mancate entrate fiscali e per la liquidità. Una richiesta che le principali amministrazioni comunali aveva da tempo avanzato a Conte e che adesso potrebbero trovare spazio. Così come ci sarà spazio anche misure a sostegno dei lavoratori, come ammortizzatori sociali e cassa integrazione.

Sede nazionale dell’Inps

Nell’ambito degli incontri ieri Conte ha visto il presidente dell’Inps Tridico. La proposta del premier sarebbe quella di incentivare le aziende a non utilizzare la cassa integrazione in cambio di una robusta defiscalizzazione del costo dei lavoratori. Un tema sul quale da qualche giorno il Pd aveva iniziato a sollecitare la maggioranza, incontrando però per il momento le resistenze del M5S più favorevole al rinnovo degli ammortizzatori sociali per i lavoratori e in particolare della cassa integrazione.

In Senato maggioranza sotto 161

Sul piano politico non va meglio la situazione per la maggioranza. In particolare in Senato ormai la maggioranza è sotto la fatidica soglia dei 161, la maggioranza assoluta, con la defezione dell’ex Cinquestelle Riccardi. Questo significa che sullo scostamento di bilancio sarà necessario l’aiuto delle opposizioni, le quali per ora per bocca di Meloni e Gelmini, hanno spiegato che nulla è deciso e che bisognerà vedere nel concreto.

Maggioranza zoppicante e numeri risicati che però non significa che la crisi di governo sia dietro l’angolo. In realtà nessuno dei principali attori nella maggioranza ha intenzione di disarcionare Conte, anche se la tentazione è forte. Il rischio che la crisi di governo possa avvitarsi su se stessa e portare alle elezioni blocca qualsiasi operazione, perché il timore è che Conte possa presentarsi con un suo partito sfruttando così il bottino di consensi e fiducia raccolto in questi mesi di lockdown. Il tutto a discapito di Pd e M5S.

Senza contare le numerose nomine di metà luglio che fanno gola a tutti. Quindi a meno di un evento esterno, (ad esempio l’inchiesta della zona rossa di Alzano e Nembro), per il momento la situazione rimane così com’è anche perché una reale alternativa di governo da sottoporre a Mattarella non c’è. E tutti sanno che sul Colle non c’è alcuna intenzione di aprire crisi al buio.

Si andrà quindi avanti così, sempre che la crisi e tensione sociale non esploda (altro evento esterno) e allora non servirà il semplice cambio di passo richiesto dal Pd quanto piuttosto proprio quello del governo.

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