Inquinamento del Sarno, la Procura indaga e chiede atti a Regione e società idriche

Numerosi comuni privi di collettamento agli impianti di depurazione o privi di una rete fognaria

Direzione generale difesa suolo e ambiente, ufficio centrale grandi opere e bonifiche e ufficio speciale centrale acquisiti e procedure di finanziamento della Regione Campania; ente idrico campano; società Gori; consorzio di bonifica integrale comprensorio Sarno (Salerno): sono gli uffici presso i quali oggi i carabinieri del comando gruppo per la tutela ambientale di Napoli, su delega della Procura di Torre Annunziata, hanno dato esecuzione ad un ordine di esibizione di documentazione nell’ambito della prosecuzione delle indagini finalizzate ad accertare le cause dell’inquinamento del fiume Sarno.

Durante le indagini condotte dai Noe di Napoli e Salerno, è infatti emerso che numerosi Comuni del bacino idrografico del Sarno risultano privi di collettamento agli impianti di depurazione esistenti o addirittura privi di una propria rete fognaria, con la conseguenza che le acque nere delle abitazioni vengono riversate direttamente nel fiume.

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Fragliasso: «Organismi patogeni capaci di provocare malattie trasmesse per via idrica»

«La presenza di tali contaminanti nelle acque del fiume – afferma il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – assume particolare rilevanza per le possibili conseguenze negative sulla salute dell’uomo e degli animali, poiché si tratta di organismi patogeni capaci di provocare malattie trasmesse per via idrica e, attraverso differenti modalità, di infettare o dare origine a patologie mediante la circolazione dei germi patogeni (circuito oro-fecale)».

In particolare l’attività svolta dai carabinieri punta a verificare lo stato di inquinamento del Sarno derivante dai reflui domestici non depurati; le attuali modalità di gestione degli impianti depurativi dei reflui industriali e civili e lo stato manutentivo degli stessi; l’eventuale stanziamento e utilizzo dei finanziamenti relativi alla manutenzione e all’adeguamento degli impianti di depurazione comprensoriali; l’importo complessivo delle somme di denaro richieste ai cittadini quale “onere di depurazione” e il loro utilizzo in termini di attività a tutela del fiume.

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