Ucraina, la crisi economica degli anni novanta e le diverse etnie della società

di Salvatore Del Gaudio*

L’obiettivo di «fare gli ucraini, una volta fatta l’Ucraina», è stato raggiunto

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Alla crisi economica del novanta si aggiunse la questione delle diverse etnie che componevano la società ucraina e il problema di unire e livellare l’eterogeneità etnica, culturale e territoriale di alcune regioni periferiche collocate nell’estreme propaggini orientali e sud-occidentali del territorio ucraino.

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Inoltre bisognava integrare i cittadini di nazionalità russa e far in modo che questi si riconoscessero come parte essenziale del nuovo stato. Indubbiamente il conflitto bellico in corso ha permesso al gran pubblico di conoscere il divario culturale e identitario esistente tra le regioni del bacino del Donbass (poi autoproclamatesi «Repubbliche Autonome») in opposizione al resto del Paese.

Certamente la penisola autonoma di Crimea, la regione dei Carpazi e altre regioni occidentali, per differenti vicende storiche, rispettive collocazioni geografiche e tradizioni culturali, avevano avuto sviluppi diversi. Invero, una parte della zona del Donbass e alcune altre città dell’Ucraina meridionale e orientale, in prevalenza russofona, avevano continuato a guardare, in uno stato di letargia e assecondando un processo involutivo, al sistema di valori e linguistico-culturale del mondo russo (e sovietico).

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Oggi, a causa della guerra in atto e la concomitante distruzione e devastazione, molte città, in cui dominava l’elemento russo, hanno finalmente compreso che la difesa della lingua russa era solo un pretesto per essere inglobate dal sistema russocentrico. Un discorso a parte merita la Crimea.

Le tendenze regionalistiche

Nelle regioni occidentali della Galizia, dei Carpazi ecc., invece, i valori e l’elemento culturale europeo era da sempre stato preponderante. Negli anni ’90 anche nei lembi sud-occidentali della Transcarpazia si andavano rafforzando tendenze regionalistiche da parte di alcune fasce della popolazione che si identificano ancora oggi con l’etnonimo di russini e definiscono la propria ‘lingua’ – tipologicamente una varietà dialettale dei dialetti ucraini sud-occidentali – come russino.

Tendenze e correnti regionalistiche circoscritte erano emerse anche in alcune regioni orientali e meridionali sebbene la maggioranza della popolazione avesse votato per l’Indipendenza e avesse optato per una posizione di attesa nei confronti dei futuri sviluppi socio-economici, di politica interna ed estera. Come sostengono alcuni storici mitteleuropei, una parte della popolazione urbana di alcune città fortemente russificate dell’Ucraina orientale e meridionale continuarono ad aggrapparsi a una sorta di doppia identità ucraino-russa. Per costoro l’indipendenza politica e linguistico-culturale dalla Russia non rappresentava una priorità assoluta. Molto più sostanziali, invece, erano le migliorie sociali e infrastrutturali.

La riaffermazione di alcune chiese

Nel contempo il rinato ruolo svolto da alcune chiese istituzionali della storia ucraina recente aveva contribuito, in certa misura, al riassetto di alcuni equilibri intrinsechi alla società ma ne aveva parimenti causato una maggiore frammentazione.

Questo aspetto meriterebbe senza dubbio un doveroso approfondimento, qui ci limiteremo a sottolineare che in quegli anni si ebbe una riaffermazione di alcune chiese, tra cui quella cattolica e greco-cattolica (uniate), accanto al neo-costituito Patriarcato ortodosso di Kyiv (1992) (quest’ultimo formatosi a seguito dello scisma ortodosso in seno alla metropolia di Kyiv tra una fazione rimasta fedele al Patriarcato di Mosca e una altra che aveva reputato opportuno emanciparsi dal potere ‘spirituale’ del primo autoproclamando un patriarcato autoctono).

Per le ragioni sopra esposte, un compito fondamentale per tutti i governi che si sono succeduti, soprattutto tra il 1995 e il 2010 e poi nuovamente dal 2014 all’inizio della guerra in corso (febbraio 2022) è stato quello di fondere e sedimentare in un’unica ‘nazione’ le eterogeneità etniche, culturali e linguistiche e le diverse “anime” della compagine statale ucraina.

La consapevolezza nazionale e statale

Sicuramente il revisionismo storico e la politica linguistica hanno a loro volta svolto una funzione determinante nel liberarsi gradualmente dal retaggio culturale russo e dalla zavorra ideologica di stampo sovietico. Nel processo di incremento della consapevolezza nazionale e statale che, in una parola, si potrebbe riassumere con il sostantivo astratto di «ucrainizzazione», il riaffiorare di alcuni antecedenti storici, talvolta mitizzati, sono assurti a valori e patrimonio comune di un ritrovato e/o ricostruito ad hoc senso di appartenenza ucraino.

Tra questi ricordiamo: l’epoca cosacca, la diversa interpretazione data al trattato di Perejaslav (1654) che portò, per iniziativa dell’etmano (capo cosacco) Bohdan Xmel’nyc’kyj, all’unione con lo stato moscovita (“Russia”) di una parte delle terre ucraine del tempo; il ruolo di Ivan Mazepa, prima amico di Pietro I e, successivamente considerato un traditore dai russi, poiché si era alleato con gli svedesi per ricostituire una Ucraina libera; il risorgimento storico, culturale e linguistico del XIX secolo con i suoi esponenti simbolo che vanno dal vate nazionale Taras Ševčenko allo storico e politico Myxajlo Hruševs’kyj, tanto per citare qualche nome di rilievo; il significato storico-politico, oltreché simbolico, attribuito alla prima Repubblica popolare ucraina (1918) e alla ondata di ucrainizzazione culturale e normalizzazione della lingua ucraina degli anni ’20 del XX secolo; la grande carestia (in ucraino «holodomor») del 1932-33 ecc.

Va detto, a giudizio di chi scrive, che l’obiettivo di «fare gli ucraini, una volta fatta l’Ucraina», (così come D’Azeglio si espresse a proposito degli «italiani» a seguito dell’Unità d’Italia) è stato, in buona sostanza, raggiunto.

Se si prescinde da alcune fasce di popolazione convintamente russocentriche, concentrate per lo più nelle sedicenti repubbliche del Donbass e nella penisola di Crimea, la concretizzazione della esistenza di una nazione e di uno stato propriamente ucraini, indipendentemente dalla lingua parlata, viene dimostrato quotidianamente dalla strenua tenacia difensiva degli ucraini in città eroiche di lingua russa come Mariupol’, Xarkiv, Zaporižžja, Černihiv, Xerson, Mykolajiv, Odessa e, in certa misura, la stessa Kyiv che si oppongono con tutte le poche risorse disponibili contro la soffocante e implacabile macchina bellica russa.

Salvatore Del Gaudio
Professore presso l’Università di Kyiv B. Grinchenko
Studioso ucrainista (slavista)

Setaro

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