Il retroscena del blitz a Cercola nelle intercettazioni: gli elettori intimiditi dagli indagati
Le case popolari sono state da sempre al centro del controllo sociale delle organizzazioni malavitose. Secondo quanto emerge dall’inchiesta dei carabinieri e della Dda di Napoli che ha fatto luce sul voto di scambio politico-mafioso a Cercola in occasione delle amministrative del maggio 2023, gli elettori sarebbero stati intimiditi proprio facendo leva sulle case popolari in cui vivono. Se avessero, cioè, sbagliato la preferenza al candidato, avrebbero subito «una cacciata generale».
Il dato emerge da una conversazione intercettata tra Giovanni de Micco, la figlia Giuseppina, e una elettrice. I due cercano di spaventare la donna per costringerla a votare il loro candidato. «Vota sempre lui», dice Giovanni De Micco alla donna (facendo il nome di un candidato). Dalla sua la donna si lamenta del fatto che questo candidato «non vuole dare niente». Giovanni De Micco però incalza spiegando che deve votare lui: «perché quell’altro sindaco ha detto ‘ve ne caccio a tutti quanti se salgo io…’». Come è immaginabile, la donna è apparsa preoccupata: «Ha detto? Pure a noi ce ne caccia?».
«A tutti – aggiunge De Micco – ha detto deve pulire Caravita». Il retroscena emerge dalle pagine del provvedimento a seguito del quale, lo scorso 6 maggio, sono finiti in carcere Antonietta Ponticelli, figlia del boss ergastolano Gianfranco, risultata essere rappresentate di lista a dispetto di una condanna per associazione mafiosa; Giuseppina De Micco, 50 anni; i fratelli Sabino e Giusy De Micco, 25 e 30 anni; Salvatore Capasso, 45 anni, e Pasquale De Micco, 51 anni. Ai domiciliari per Giovanni De Micco, 75 anni, padre di Giuseppina.