Condannato grazie a un’intercettazione ambientale: ma non era lui. Assolto dopo 20 anni

Imprenditore fu giudicato colpevole per uno scambio di persona

L’intercettazione decisiva era fatta nei confronti di una persona diversa da lui: Antonino Giordano ha impiegato vent’anni per dimostrare di non essere un uomo di Cosa nostra, perché soltanto ieri la sua condanna a 4 anni di carcere, decisa nel 2003 a Palermo, è stata cancellata dalla Corte d’Appello di Caltanissetta.

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I giudici nisseni hanno accolto l’istanza di revisione presentata dall’avvocato Stefano Giordano (solo omonimo del cliente). La prova nuova, necessaria per la revisione di una condanna passata in giudicato, è stata una perizia fonica che ha dimostrato come non fosse Giordano a parlare con un capomafia di Misilmeri (Palermo), paese di cui l’imprenditore è originario: l’interlocutore era una persona diversa.

Secondo l’accusa il condannato ora scagionato si era avvalso del vincolo associativo per acquisire il controllo di attività economiche e, in particolare, di appalti pubblici. La conversazione incriminata si era svolta nel marzo del 1999 e nel 2003 era arrivata la condanna, poi divenuta definitiva.

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