La vicenda conferma il fallimento dell’Unione che sembra sempre deferente al più potente
Alto Karabagh: ci sono argomenti che l’opinione pubblica non conosce e che addirittura, se ne viene a conoscenza, non vuole neanche cercarne le ragioni. Quali sarebbero infatti le colpe degli armeni – vecchi, donne e bambini – perseguitati e costretti a fuggire continuamente?
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Proprio quelle di essere Armeni e, per di più, cristiani. Due ragioni di troppo che li porta ad essersi giustiziati sul ciglio delle strade come senza che nessuno osi protestare anche perché oggi l’interesse dei media è rivolto verso altri drammi, forse per trasmettere un po’ di quell’emozione politicamente corretta che serve a rassicurare le coscienze e donare un po’ di umanità ipocrita, con la sensazione dell’aver fatto tutto il possibile, tra una fetta di panettone ed un sorso di champagne, per festeggiare il nuovo anno.
Forse gli Armeni il prossimo 6 gennaio celebreranno il loro Natale ancora arroccati sulle alture dell’Alto-Karabagh, sperando che l’Occidente si accorga finalmente di loro che gridano nell’indifferenza e intanto continuano a morire.
Per fortuna il velo d’indifferenza sembra squarciarsi e qualche media occidentale in effetti tiene alta la pressione ed informa il mondo della situazione inventata tragica. Ad esempio il Figaro ha riferito che dall’inizio di dicembre gli Azeri hanno bloccato l’ultimo corridoio stradale che collega l’Artsak, quel che rimane del paese armeno moribondo, al resto del mondo. Ogni tipo di soccorso è stato bloccato e di conseguenza non restano più viveri nei magazzini, ormai inesistenti, né medicinali nell’ospedale di Stepanakert, dove non ci sono più possibilità di cure, soprattutto per i bambini malati.
La comunità internazionale
Il blocco islamico azero uccide e molti ammalati e feriti armeni sono destinati a morire se non verranno trasferiti al più presto verso centri ospedalieri attrezzati. Ma la comunità internazionale, interessata da corruzioni e guerre, finge di non sapere né capire.
Nella chiesa di Martouni, affollata di fedeli in attesa del Natale e dei doni dei Magi, il parroco denunzia l’indifferenza del mondo e dell’Europa cristiana di fronte allo sterminio programmato e ringrazia soltanto la Francia che sembra essere l’unico paese ad aver inviato aiuti e a tenere acceso l’interesse mediatico in quest’angolo di rocce innevate di distruzione.
Povero padre Hovan, che si ostina a ringraziare i francesi che, è vero, hanno chiesto al dittatore azero Aliev di aprire un corridoio umanitario per ricongiungere il Karabagh all’Armenia, ma è stata una richiesta solo formale, che è rimasta nella sfera delle intenzioni e non ha sortito alcun effetto immediato.
Una vera e propria sconfitta della diplomazia dell’Unione che sembra sempre deferente al più potente e che non riesce a servire da traino alle altre diplomazie europee per aiutare effettivamente gli armeni ed impedire il loro genocidio innanzitutto, e la risoluzione di un conflitto che non coinvolge solo gli eserciti ma uccide vittime innocenti, donne, vecchi e bambini.
E dire che le diplomazie europee si sono date persino un rappresentante comune dal nome altisonante di «alto rappresentante della diplomazia e dei diritti dell’uomo dell’UE», purtroppo anche questo sconosciuto ai più e solo nominato tra la coorte degli «amici», per portare a risoluzione i conflitti moderni imponendo l’Unione europea come arbitro riconosciuto nella ricerca della pace ma i cui atti, a voler ben vedere, si sono spesso risolti in un fallimento cocente.
«Vano error ci lusinga» quindi se questa diplomazia continua a dimostrarsi solo l’erede di quei compromessi sovente inutili che hanno creato solo caos, com’è successo in Libano, in Iraq, in Libia, in Afghanistan, nel paese Curdo, in Armenia ed oggi in Alto Karabagh…
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