Qatargate, lo scandalo si allarga e coinvolge anche l’ex commissario alle migrazioni Avramopoulos

di Eugenio Preta

Radio e tv belga parlano di tutto ma non fanno accenno alle indagini

Dovremmo alzare i nostri livelli di allerta per capire cosa effettivamente accade intorno a noi. Ad esempio, di fronte allo scandalo di corruzione e mazzette che scuote le istituzioni di questa Unione, sembra che la parola d’ordine sia quella di relativizzare, meglio fare dimenticare col silenzio per non allargare lo scandalo. È preoccupante ascoltare radio e tv belga parlare di tutto ma non fare il minimo accenno alle indagini del parquet di Bruxelles.

Grave perché non si tratta soltanto delle valigiate di soldi del Qatar a qualche deputato corrotto, ma anche delle manovre corruttive del Marocco per concludere accordi commerciali nel comparto agricolo a dispetto delle produzioni agricole europee, soprattutto di quelle italiane, il tutto attraverso relazioni approvate in Aula quindi anche dalle delegazioni italiane. Un karakiri nazionale, non per aiutare un paese povero, ma per cancellare il nostro comparto agricolo e lasciare che qualcuno intascasse i soldi della corruzione. L’informazione a questo punto è obbligatoria e non può venire silenziata.

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Così l’inchiesta Qatargate si allarga e si arricchisce di un nome nuovo: quello dell’ex commissario alle migrazioni, il democristiano greco Avramopoulos (Nea Democratia) che avrebbe intascato 60.000 euro proprio da Fight Impunity, l’ong dell’ex eurodeputato socialista Panzeri al centro dei gravi fatti di corruzione. Una ong che pare operasse addirittura in assoluto regime di illegalità non risultando nemmeno iscritta nell’obbligatorio registro della trasparenza, previsto dall’UE.

Avramopoulos avrebbe ricevuto la somma come compenso alla sua partecipazione a due eventi e, secondo le regole vigenti in Grecia, ne avrebbe dichiarato regolarmente la natura. L’ex commissario ha confermato inoltre di ricevere da Fight Impunity 3750 euro mensili per le sue consulenze.

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La regolare autorizzazione

Nelle dichiarazioni rese al magistrato, Avramopoulos si dice nel giusto perché ha riferito di aver chiesto ed ottenuto dalla stessa presidente dell’esecutivo Von der Leyen la regolare autorizzazione. «Ahi, ahi, signora Longari…» la Van der Leyen lo aveva autorizzato quindi ad intascare i 60.000 euro per effettuare compiti già compresi nella natura delle sue funzioni?

Un «extra» quindi per impegnarsi in campagne di sensibilizzazione, nella pubblicazione di articoli,nella partecipazione a conferenze, nel lancio di eventi e nella concessione di interviste, proprio i compiti insiti nella natura delle sue funzioni.

Così il puzzle Qatargate si arricchisce di uno scandalo in più per la Von der Leyen, già fragilizzata dallo scandalo dei vaccini firmati con Pfizer, a cui non ha ancora dato risposta, ed ora implicata nelle attività dell’Ong Fight Impunity, al centro della corruzione che da molti giorni agita gli ambienti istituzionali europei.

Inoltre, oggi sembra che non solo gli interessi del Qatar, ma anche quelli di altri paesi, ad esempio quelli del Marocco siano stati ben curati da alcuni eurodeputati che hanno approfittato del loro ruolo nelle sedi parlamentari europee, dietro compensi la cui entità rimane ancora al vaglio degli inquirenti, per pilotare relazioni e voti assembleari diretti a tutelare gli interessi di Paesi extra-comunitari e favorire, nel caso del Marocco, non solo le produzioni agricole a discapito di quelle europee, con conseguente grave danno all’economia e alle finanze dell’intera Unione, ma anche passare sotto silenzio le ripetute violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità marocchine nel Sahara Occidentale

La legittimità democratica a rischio

Adesso i cittadini europei, sempre più sgomenti, attendono i risultati delle inchieste del tribunale di Bruxelles per conoscere l’esatta portata della corruzione istituzionale che purtroppo sembra oggi confermarsi e che si arricchisce giorno dopo giorno di particolari che non fanno certo onore ad un’Istituzione che ha smesso di essere un riferimento di trasparenza e di legalità e la cui legittimità democratica oggi vacilla sotto il peso di una corruzione incontrollata e lo smarrimento dei necessari valori etici.

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