Secondo i giudici «il fatto non sussiste»
La Corte di Appello di Napoli (terza sezione) ha assolto dalle accuse contestate gli imputati Gianfranco Caligiuri, Alfonso De Nardo, Mario Hubler, Giuseppe Pulli e Sabatino Santangelo dalle accuse contestate «perché il fatto non sussiste». Nei confronti dell’imputato Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero all’Ambiente, la Corte di Appello ha ritenuto di non dover procedere riguardo i reati a lui contestati in quanto estinti per la sua morte. Infine è stata confermata la prescrizione per Federica Caligiuri, componente del laboratorio di analisi.
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La vicenda processuale
Il 18 dicembre 2019 il sostituto procuratore generale di Napoli Stefania Buda (che non ha preso parte alle ultime udienze), al termine di una lunga e circostanziata requisitoria nell’aula 313 del Nuovo Palazzo di Giustizia durante la quale contestò a vario titolo i reati di disastro colposo e truffa chiese la conferma delle condanne emesse in primo grado nei confronti degli imputati al processo sulle bonifiche nell’area industriale napoletana di Bagnoli.
In primo grado, il 5 febbraio 2018, la sesta sezione penale (collegio B) del Tribunale di Napoli ha disposto la revoca del sequestro dell’area e ritenne sussistenti, a vario titolo il reato di disastro ambientale colposo. Le condanne riguardarono Mascazzini (2 anni e 6 mesi di reclusione); l’ex presidente di Bagnolifutura ed ex vice sindaco di Napoli Sabatino Santangelo (tre anni reclusione); l’ex direttore generale della società Bagnolifutura (difeso dall’avvocato Riccardo Polidoro) Mario Hubner (2 anni di reclusione); l’ingegnere Gianfranco Caligiuri, ex direttore tecnico di Bagnolifutura, difeso dall’avvocato Polidoro (4 anni di reclusione) e i tecnici Alfonso De Nardo e Giuseppe Pulli rispettivamente a 3 e 2 anni di reclusione).
Lo scorso primo marzo il tribunale di Napoli ha condannato Palazzo San Giacomo a pagare altri 80 milioni di euro, in aggiunta a un acconto di 20 milioni già versato. L’indagine nacque nel 2007. Oggi, Durante la sua arringa difensiva, l’avvocato Polidoro, legale di Hubler e di Gianfranco Caligiuri, ha detto : «non si è trattato di disastro ambientale ma di un disastro giudiziario».
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