Approdato con un volo di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri
E’ in Italia da venerdì Raffaele Imperiale, boss del narcotraffico internazionale col pallino per l’arte, consegnato alle autorità italiane a seguito di un provvedimento di espulsione emesso dagli Emirati Arabi Uniti, dove era stato arrestato lo scorso 4 agosto al termine di una latitanza dorata.
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Imperiale, noto come il ‘boss dei Van Gogh’ per avere acquistato, custodito e poi fatto anche ritrovare due preziosissime tele del celebre pittore fiammingo che erano state trafugate dal museo di Amsterdam nel 2002, non ha tradito nessuna emozione apparendo garbato e sereno alle autorità italiane che lo hanno preso in consegna. Su di lui pesa una condanna in via definitiva per traffico internazionale di droga oltre ad essere accusato di associazione a delinquere di tipo mafioso.
Le forze dell’ordine che lo hanno preso in custodia gli hanno notificato il provvedimento di condanna passata in giudicato a 5 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti e la misura cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura di Napoli. Imperiale, approdato in Italia con un volo di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato per lungo tempo collocato ai primi posti dell’elenco dei latitanti di massima pericolosità redatto dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale.
Le indagini e la latitanza
Le indagini che hanno consentito di localizzarlo durante la sua latitanza negli Emirati Arabi Uniti, sono state condotte – con il coordinamento della Procura partenopea – dal Gico e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, rispettivamente guidati dal tenente colonnello Danilo Toma e dal generale Domenico Napolitano, e dal dirigente della Squadra Mobile di Napoli Alfredo Fabbrocini.
Imperiale, ritenuto vicino al clan camorristico degli Scissionisti, era in fuga dal gennaio del 2016. Di lui le cronache narrano anche di una residenza all’hotel Burj Al Arab, un hotel di Dubai da mille e una notte, e del progetto per la costruzione di un complesso di ville da affidare all’archi-star Zaha Hadid.
La richiesta di estradizione
Lo scorso 8 marzo il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, aveva personalmente consegnato al suo omologo degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah Al Nuaimi, la terza richiesta di estradizione, firmata dallo stesso Guardasigilli, per Raffaele Imperiale, al numero due dell’elenco dei più ricercati. Nell’incontro bilaterale col ministro emiratino la Guardasigilli sollecitò con forza una pronta esecuzione per tutte le richieste di estradizione presentate dall’Italia, auspicando una più proficua collaborazione giudiziaria tra i due Paesi.
A tutela dei connazionali coinvolti in procedimenti giudiziari negli Emirati, Cartabia ha sottoscritto con Al Nuaimi, un accordo di cooperazione giudiziaria, per consentire ai condannati di scontare la pena nei rispettivi Paesi di origine. L’espulsione di Imperiale è tra i primi effetti di quell’accordo che potrebbe presto portare alla consegna di altri latitanti italiani eccellenti – almeno nove quelli nel mirino secondo una informativa che risale al 2018 – e che da anni vivono a Dubai.
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