Rischia di essere proprio questo l’unico risultato della follia e del sogno imperialista dello Zar Putin
E ora l’Italia, anzi no, l’Europa intera rischia di cadere dalla padella nella brace. Putin e Biden, come a dire Russia e Usa, hanno scoperto le proprie carte. Il primo annunciando che la guerra finirà il 9 maggio e che da ora in avanti la Russia si concentrerà nella conquista del Donbass e il secondo offrendo – come un qualsiasi stockholder di provincia – all’Europa di rifornirsi per il gas dagli Stati Uniti, anziché dalla Russia. Hanno chiarito quali fossero realmente i rispettivi obiettivi.
Gli Usa vogliono allargare i propri mercati oltre Atlantico; la Russia vuole il Donbass perché incastonato tra Ucraina, Russia e Mar d’Azov (il Mar Nero), la regione delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk rappresenta un cuscinetto strategico, per evitare il pericolo di un ulteriore espansione occidentale verso l’Est.
Il rischio, insomma, è che – ancora una volta – le uniche a rimetterci in questo scontro fra «poliziotti del mondo» e «orso russo» siano: l’Europa (ed in particolare la Germania e l’Italia i due maggiori importatori di gas dall’ex Unione Sovietica) che dalla dipendenza per il gas dalla Russia si ritroveranno, per lo stesso motivo, sotto la spada di Damocle statunitense, più inquinante e pagando, per altro, oltre il 30% in più per le spese di trasporto. L’accordo preliminare tra l’altro sembra sia stato già raggiunto per 15 miliardi di metri cubi di fornitura annue.
Il che è costato non dimentichiamolo mai, la totale o quasi distruzione dell’Ucraina, migliaia di soldati e civili sacrificati alla follia di Putin. Nell’immediato, però, almeno niente è sicuro. Vero, il 9 maggio è una data certa, ma è lontana ancora più di un mese e mezzo. E intanto, la guerra continua e le conseguenze potrebbero ancora essere più disastrose. Speriamo funzioni, almeno, la consacrazione di Russia e Ucraina a Maria di Papa Francesco.