Nei giorni scorsi la ‘Meb Meridbulloni s.p.a’ ha annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Castellammare di Stabia (in provincia di Napoli) che conta 81 dipendenti e genera un indotto di altre 15 unità, e trasferire la produzione nella fabbrica di Torino. Questa mattina si è svolto un incontro tra sindacati e rappresentati dell’azienda presso la Prefettura di Napoli.
Ma i vertici della fabbrica hanno fatto sapere che non intendono retrocedere dai loro propositi. Ai dipendenti è stato proposto il trasferimento allo stabilimento di Torino o la cassa integrazione.
«L’azienda – ha affermato il primo cittadino stabiese Gaetano Cimmino – si è chiusa al confronto e sta mortificando i lavoratori e la città di Castellammare di Stabia tutta. Lavoratori di altissimo livello professionale che a poche ore dal Natale attendono notizie sul proprio futuro. Una vicenda, quella di Meridbulloni, che ha dell’incredibile».
«Questa mattina le organizzazioni sindacali hanno incontrato presso la sede della Prefettura di Napoli, a seguito di un incontro da noi compulsato fin dal primo momento, i delegati della proprietà che si sono mostrati irremovibili sulle proprie posizioni. Un comportamento che giudico assurdo ed irresponsabile» ha sottolineato.
Il sindaco Cimmino però non si arrende «La battaglia – afferma – va avanti. Ho appena fatto nuovamente visita ai lavoratori in sit-in nei pressi dello stabilimento di corso Alcide De Gasperi. Ora è il momento di restare tutti uniti, maestranze, sindacati, istituzioni e forze politiche, per salvaguardare le decine di famiglie messe in ginocchio dalle assurde scelte aziendali».
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:
- Coronavirus, Petrenga (FdI): «Garantire sicurezza nel calcio. Mai più casi come quello della Casertana»
- La Florida accoglie l’istanza: Chico Forti tornerà in Italia dopo oltre 20 anni
- Agrigento, vandalizzata la casa natale di Luigi Pirandello
- Torre Annunziata, dal pastificio Setaro arriva la pasta dei campioni: un formato dedicato a Diego Maradona
- Oltre il Covid-19, la Sanità pubblica funziona, se lo Stato smette di tagliarle i fondi e la burocrazia cede il passo ai medici