Tre versioni del dl Ristori, con un nuovo scostamento di bilancio, e la manovra. Così Conte punta a contrastare la crisi

Il decreto Ristori (nelle versioni 1, 2 e 3) e la legge di Bilancio. Tutto tenuto insieme da un lungo filo rosso, come le tante zone che stanno colorando l’Italia, e chissà se non tutto il territorio nazionale, che da adesso fino alla fine dell’anno reggerà. Il che significa che rimpasti, crisi di governo, Esecutivi di solidarietà nazionale e addirittura elezioni anticipate, sono da mettere nel cassetto delle cose da fare il prossimo anno.

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L’estendersi dell’epidemia e la relativa emergenza con le misure sempre più stringenti ha cambiato in maniera drammatica l’agenda politica e chiaramente anche il timing delle scadenze. Se fino a qualche settimana fa il rimpasto, se non la crisi di governo, era posta dai leader di maggioranza (e anche di qualcuno all’opposizione) in cima alle cose da fare, adesso più nessuno ne parla. E sarebbe suicida per chiunque avventurarsi su questo scivolosissimo terreno, con il rischio di alienarsi consensi e fiducia.

Dl Ristori uno, bis e ter ma servono altre risorse per finanziare le nuove misure

Del resto, l’impennata di casi dovuta alla seconda ondata impone adesso di tarare tutta l’attenzione normativa sulle conseguenze, in particolar modo economiche, che si produrranno. Ecco perché del decreto Ristori si è giunti a ben tre versioni, alla luce dell’aumento di zone rosse e di soggetti meritevoli dei cosiddetti ristori.

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Quasi 8 miliardi, i primi due decreti, per coprire le prime richieste anche se sia l’opposizione e sia i tecnici del Senato hanno giudicato le risorse insufficienti o poco credibili.

Il decreto Ristori bis sarà un emendamento al primo decreto. Pura ingegneria costituzionale ai limiti del regolamento

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Palazzo Chigi, sede del governo

Entrambi sono in discussione al Senato e con un’abile mossa di ingegneria costituzionale, ai limiti del regolamento, viaggeranno di pari passo. Per la verità in altre circostanze questo non sarebbe stato concesso, soprattutto se a Palazzo Chigi vi fosse stato un certo signore di nome Silvio Berlusconi al quale non è stato concesso molto di meno. Ma tant’è che a Conte e alla sua maggioranza questo ed altro viene consentito.

Il decreto Ristori era già da una decina di giorni all’esame della Commissione Bilancio al punto che giovedì scorso sarebbe dovuto essere il giorno della scadenza degli emendamenti. Ma proprio in previsione dell’arrivo del Ristori bis questa scadenza è stata posticipata, prima a fine settimana e poi all’inizio di questa. E così è arrivato il testo del nuovo dl il quale è stato presentato ufficialmente per essere così numerato, ma anche depositato come emendamento al Ristori 1, modificandolo in molte parti o ampliandolo.

Una cosa mai accaduta che ha portato a modificare un decreto legge prima che ancora il Parlamento lo convertisse in legge. Insomma, alla fine ci troveremo con norme andate in vigore soltanto per pochissimi giorni, ma poi abrogate da un altro decreto legge, senza che il Parlamento abbia avuto la benchè minima possibilità di esprimersi su tutto ciò. Altro che ingegneria costituzionale.

In arrivo anche il dl Ristori ter. Pronti a un nuovo scostamento di bilancio

E tutto questo al netto di un terzo provvedimento, un dl Ristori ter in cui saranno inserite norme ed interventi che oltre a non trovare spazio nei primi due decreti legge, rimarranno fuori anche dalla manovra di bilancio. Ma mentre per i primi due Ristori sulle risorse si è lavorato raccogliendo quanto finora non speso, per il Ristori ter bisognerà ricorrere a un nuovo scostamento di Bilancio. Il terzo dopo i primi due che hanno portato ad un finanziamento in deficit della spesa di 80 miliardi.

Giorgia Meloni: «A scatola chiusa non votiamo nulla»

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

E’ ancora da quantificare lo scostamento, ma è possibile che la richiesta nel Consiglio dei ministri arrivi già in questa settimana per poi passare in Parlamento la prossima settimana. Passaggio non semplice visto che dall’opposizione l’atteggiamento non sembra dei migliori. Giorgia Meloni ha già avvisato che il voto di Fratelli d’Italia sarà dipenderà «da cosa si farà perché abbiamo votato lo scostamento per 80 miliardi e una discreta parte è stata dilapidata in cose inutili e persino stupide. A scatola chiusa non votiamo nulla».

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Maria Stella Gelmini: «Scostamento sia per aiutare cittadini, imprenditori e lavoratori»

Maria Stella Gelmini

Nulla è scontato e al Senato con le continue defezioni nel M5S la soglia della maggioranza si è sempre più assottigliata. Vero è che bisogna capire quale sarà l’atteggiamento di quei tanti senatori nella zona grigia del Misto, e anche di Forza Italia dove le aperture e i toni moderati di Silvio Berlusconi potrebbero preannunciare a un atteggiamento più conciliante. E non a caso Maria Stella Gelmini dagli studi di Stasera Italia su Rete4 ha spiegato: «Il Presidente Berlusconi è stato chiaro: serve un nuovo scostamento di bilancio. E le risorse dovranno essere impiegate interamente per aiutare realmente i cittadini, gli imprenditori, i lavoratori, non per finanziare i monopattini. Questa è la condizione per avere il nostro voto».

La partita è aperta e i colpi di scena sono dietro l’angolo. Quello che è certo è che al Senato si tratterà di una votazione con il fiato sospeso.

L’altro tema tenuto con il filo rosso è la manovra. La legge di bilancio è in un ritardo record che non ha alcun precedente nella storia repubblicana. Di questi tempi si prevedeva già l’approdo in Aula per il voto, mentre oggi il testo non è stato nemmeno presentato in Parlamento. Anzi il Consiglio dei ministri è convocato per oggi per riprendere il testo approvato un mese fa, con la classica formula del salvo intese, per fare delle ulteriori modifiche. E’ possibile che quindi per questa sera dovrebbe esserci il testo definitivo.

Le nuove disposizioni che dovrebbero entrare nel testo sono gli sgravi contributivi non solo per le assunzioni under 35, ma anche per quelle al femminile; un fondo a sostegno delle imprese guidate da donne; 400 milioni per vaccini e cure anti-Covid; niente tasse sul cashback per gli acquisti con carte e bancomat che dovrebbe scattare, se tutto sarà confermato, già sui pagamenti elettronici di dicembre e arrivare sul conto corrente a febbraio.

Gualtieri Def
Roberto Gualtieri

Per il momento si tratta di una maxi manovra da 38 miliardi con 248 articoli, ben oltre il decreto Rilancio, e con alcune misure centrali come i 3 miliardi per l’assegno unico (che diventano 5,5 nel 2021), il rifinanziamento della Cig Covid per oltre 5 miliardi e il fondo per i ristori delle attività più colpite dalla pandemia da 4 miliardi che potranno andare, è precisato nella norma, a tutte le imprese con «cali di fatturato di almeno il 30 per cento».

Sia per il dl Ristori e sia per la manovra un esame ‘monocamerale’

Come detto arriva con almeno un mese di ritardo, questo fa pensare con quasi matematica certezza che solo l’esame alla Camera sarà sostanziale, mentre al Senato si tratterà di una pura formalità con il voto finale che potrebbe arrivare poco prima di Natale o al massimo a ridosso del Capodanno. Senato che però potrà prendersi la sua ‘rivincita’ sul decreto Ristori visto che anche in questo caso si tratterà di un esame ‘monocamerale’ con la Camera dei deputati a cui spetterà semplicemente votare senza poter apportare alcuna modifica.

Come detto sullo sfondo di questi due provvedimenti si muove l’epidemia di Covid-19 con le misure prese da governo e Regioni per contrastare il diffondersi del virus. Ieri è stata la prima giornata di zona rossa per Campania e Toscana mentre Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche arancioni. I dati dicono che la curva epidemiologica sta riducendo la sua salita e da almeno due giorni si sta registrando una riduzione del numero dei contagi. Buone notizie che fanno sperare in una frenata grazie alle nuove misure. Ma per esserne sicuri bisognerà attendere i prossimi giorni, quando si avrà quadro più chiaro della situazione.

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