Musumeci diffida e Conte impugna. In Sicilia è sempre più muro contro muro tra Regione e Governo

Non accenna a placarsi lo scontro sull’emergenza migranti in Sicilia. Le preoccupazioni espresse due giorni fa dal premier Giuseppe Conte nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi con i capidelegazione si stanno materializzando. Il rischio che sull’onda della crescita die contagi le varie Regioni potessero intestarsi iniziative o fare fughe in avanti. Ad esempio, De Luca con l’ipotesi di limitare gli spostamento interregionali. Ma la Sicilia si sta rilevando un caso molto più spinoso di quello immaginato.

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Al centro l’emergenza migranti che proprio l’Isola sta subendo in maniera drammatica. Da giorni il governatore Nello Musumeci aveva lanciato l’allarme: troppi migranti rispetto alle reali capacità delle strutture siciliane di ospitarli. Migliaia rispetto alle poche centinaia di posti disponibili. A questo poi il rischio di contagio per Covid favorito proprio dall’assenza delle minime misure di distanziamento.

Denuncia che, peraltro, da tempo aveva lanciato la deputata di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi, la quale aveva chiesto in Aula lo stato di emergenza per Lampedusa. Allarmi che finora sono rimasti inascoltati.

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Da qui l’ordinanza di Musumeci con cui dava «48 ore di tempo per poter liberare quei luoghi squallidi e ricollocare i circa 2000 esseri umani che ci sono dentro in altre parti d’Italia o, meglio ancora, in Stati membri che in questo momento si girano dall’altra parte, perché sembra che il problema della migrazione debba riguardare solo la Sicilia».

Governo pronto a impugnare ordinanza di Musumeci

Iniziativa che da Palazzo Chigi è stata letta come un’entrata a gamba tesa e una fuga in avanti, quella tanto temuta da Conte. Per ora non c’è ancora l’ufficialità ma tutto sembra andare verso la decisione di impugnare l’ordinanza. Al centro il tema della competenza sull’immigrazione che secondo il governo sarebbe del ministro dell’Interno e non del presidente Musumeci.

Pertanto, sarebbe illegittima la decisione di chiudere gli hotspot e da qui la nullità dell’ordinanza. Chiaramente dalla Sicilia non la vedono allo stesso modo, visto che il tema non sarebbe tanto la gestione del flusso dei migranti quando piuttosto la tutela della salute pubblica.

Nello Musumeci

E così Musumeci chiarisce: «Noi non ci occupiamo di migranti, ma io sono autorità sanitaria in Sicilia, sono soggetto attuatore per l’emergenza Covid e ho il dovere di prendere atto che i luoghi dello Stato in cui il governo centrale ammassa centinaia e centinaia di esseri umani sono al di fuori di ogni norma anti-Covid».

Quindi dritti per la propria strada, anzi Musumeci stesso annuncia che «ci rivolgeremo alla magistratura, ed è triste e disarmante constatare come due articolazioni dello Stato, governo centrale e governo regionale, debbano ricorrere alla magistratura per riaffermare un diritto sacrosanto che è il diritto alla salute». Anche se lo stesso governatore quale ora dopo su Facebook annuncia: «Da stamattina, a quanto apprendo, si è iniziato a svuotare l’hotspot di Pozzallo, dove alle 11 arriverà il nostro team per esaminare l’idoneità dei locali. I ricorsi notificati a mezzo stampa non producono effetti. Ma alzare la voce, a tutela della salute pubblica, evidentemente sì».

Musumeci invia diffida alle Prefetture per l’esecuzione della sua ordinanza

Il segnale che all’orizzonte è in arrivo una schiarita? Niente affatto, anzi Musumeci affonda il colpo e a sera, prima che trapeli la notizia della volontà del governo di impugnare l’ordinanza siciliana, annuncia di aver inviato una diffida alle autorità competenti (le Prefetture) per l’esecuzione dell’ordinanza emanata lo scorso 22 agosto.

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Carte bollate su carte bollate, alle quali non si sottrae nemmeno la politica con il capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone, che dà notizia di aver «presentato un esposto alla Procura di Agrigento per difendere la Sicilia dagli sciacalli. Perché l’ordinanza del presidente della regione siciliana e le parole del segretario della Lega nuocciono gravemente all’economia della Sicilia e alle tasche dei siciliani. Alla fonte primaria della ricchezza dell’isola: il turismo».

Italia Viva denuncia per procuratore allarme Salvini e Musumeci

Matteo Salvini

Salvini e Musumeci quindi denunciati per procurato allarme. Ma la risposta del segretario leghista non si fa attendere: «Conte, Zingaretti, Faraone, Renzi sono dei poveretti. Denunceremo loro per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Quello del governo è un atteggiamento criminale, un comportamento criminale Inseguono i turisti italiani e poi fanno sbarcare persone che portano problemi sociali, economici e anche sanitari, se è vero che solo ieri il 90 per cento dei nuovi contagiati erano sbarcati con barchini».

Un bel guazzabuglio dal quale non sarà facile uscirne e che alla luce delle ormai sempre più imminenti elezioni fa gioco al Centrodestra. Quello che Conte voleva evitare. Senza contare che non è soltanto il dossier migranti a preoccupare il capo del governo ma anche la riapertura delle scuole. A poco meno di due settimane ancora manca un piano e soprattutto l’interlocuzione con le Regioni si sta rivelando più difficile del previsto. Ancora molti nodi rimangono da sciogliere e su tutti quello dei trasporti visto che il Cts ha confermato l’obbligo di distanziamento di un metro anche sui bus. Come sarà possibile farlo rispettare se non aumenteranno mezzi e corse?

Giuseppe Conte

Sul piano parlamentare il governo osserva quanto sta accadendo al Senato con il decreto Semplificazioni. Su questo provvedimento Conte aveva puntato tantissimo, parlando di riforma essenziale anche perché rientrerebbe tra quelle richieste esplicitamente dall’Ue in vista del Recovery Fund.

Soltanto oggi dovrebbero iniziare le votazioni sugli emendamenti in Commissione, ma almeno due sono i problemi da risolvere: l’alto numero di emendamenti, quasi 3mila; e alcuni nodi come quello delle misure per agevolare interventi di edilizia, recupero del patrimonio esistente e sviluppo di processi di rigenerazione urbana, che andrebbero a modificare il testo unico sull’edilizia. Il timore nella maggioranza è che piuttosto che semplificare si tocchino quelle norme che garantiscono la tutela del territorio.

La quadra va comunque trovata presto, perché il 14 settembre il decreto scade e oltre al passaggio in Senato il provvedimento dovrà andare alla Camera. Perciò bisognerà fare in fretta e consentire la prossima settimana il via libera del Senato.

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