Una Bicamerale per il Recovery Fund? Maggioranza e Centrodestra d’accordo ma Conte frena

Il rischio che la Bicamerale sul Recovery Fund faccia la fine delle altre Commissioni bicamerali

Bicamerale. Basta soltanto il nome per evocare pessimi scenari. Dopo l’intesa raggiunta a Bruxelles l’Italia sembra essere entrata in una nuova fase. Se prima il tema era: l’Europa ci darà una mano, l’Italia avrà l’autorevolezza per farsi sentire? Adesso tutto ruota attorno all’utilizzo dei 209 miliardi che arriveranno dopo l’intesa nel Consiglio europeo dello scorso fine settimana.

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Come saranno utilizzati? Come articolare il piano delle riforme da presentare all’Unione europea per sbloccare i fondi e convincere i vari Stati membri? Ecco, oggi sono queste le principali domande, e la centrale preoccupazione della politica italiana. E se il premier Conte immediatamente chiusa la sua informativa al Senato ai giornalisti che chiedevano, rispose che della questione se ne sarebbe preoccupata una “task force”, maggioranza e opposizioni la vedono diversamente.

E appunto rispondono: Bicamerale. Un nome noto alle cronache politiche che però non porta bene considerando che quando è stata costituita, specie nel campo delle riforme istituzionali, ha quasi sempre avuto un finale negativo. L’ultima quella di Massimo D’Alema anch’essa finita nel nulla dopo aver cullato la speranza di modificare l’assetto istituzionale dell’Italia.

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Sfidando però la scaramanzia ecco che la Bicamerale riappare, ma stavolta per indicare la via alla politica italiana per arrivare al ‘tesoro’ del Recovery Fund. Era stato Roberto Fico due giorni fa nel corso della consueta cerimonia del Ventaglio alla Camera dei deputati a parlarne apertamente. Una Commissione speciale per il Recovery nella consapevolezza che la vera task force dovesse essere il Parlamento italiano. Questo il ragionamento del presidente Fico immediatamente apprezzato sia da maggioranza e opposizione, al punto che si è passati dalle parole ai fatti.

Forza Italia presenza pdl alla Camera per istituire Bicamerale

Maria Stella Gelmini

Alla Camera, come annunciato dalla capogruppo forzista Maria Stella Gelmini, è pronta “la proposta di legge di Forza Italia per l’istituzione della Commissione parlamentare bicamerale per il ‘recovery plan’. Le risorse che arriveranno dall’Unione Europea e che in parte accresceranno comunque il debito dell’Italia, non potranno essere gestite dalla sola maggioranza o dal governo”. Ma anche al Senato ci si è subito attivati con due mozioni, una di Forza Italia ed un’altra del Partito democratico, per chiedere l’istituzione di una Bicamerale per la gestione delle risorse del Recovery Fund.

Al di là delle iniziative è evidente la logica che muove tutto e cioè quella di ridimensionare il potere di Giuseppe Conte e impedire che come accaduto nella Fase1, quella del lockdown, tutto fosse diretto e deciso da Palazzo Chigi. Da tempo il Pd ha maturato la convinzione che bisogna uscire dall’angolo e prendere l’iniziativa, far sentire la propria voce e far pesare di più il proprio ruolo al governo. Questo anche perché finora i sondaggi sono stati avari nei confronti dei Dem, rimasti inchiodati intorno al 20 per cento e incapaci di guadagnare consensi, anche dinanzi al crollo degli stessi Cinquestelle.

Di Maio - Coronavirus
Il ministro Luigi Di Maio

Se poi si aggiunge il fatto che saranno 209 i miliardi da gestire si capisce la volontà del Pd di non rimanere a guardare. E così anche il M5S dove Luigi Di Maio non ha alcuna intenzione di lasciare tutta la scena a Conte. Non è un caso che all’ipotesi di un Conte leader dei Cinquestelle abbia risposto “si prenda la tessera del Movimento”. Un modo per dire che si tratta di un discorso prematuro, nascondendo a malapena una certa insofferenza.

Ma non solo Di Maio anche altri esponenti del M5S non accettano questa invadenza dello stesso Conte, come conferma l’uscita di due giorni di un altro calibro da 90 come Roberto Fico.

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Per non parlare delle opposizioni che non vedono l’ora di avere un ruolo serio da interlocutore e non quello di semplici comparse per le passerelle di Conte. La possibilità finalmente di vedere le proprie proposte seriamente prese in considerazione. Un’ipotesi che poggia anche sui numeri risicati in Senato e che impongono proprio al governo un bagno di realismo con un coinvolgimento serio del Centrodestra.

Meloni: Bicamerale? Mi si dica di cosa parliamo e dirò cosa ne penso

Giorgia Meloni sui Navigator
Giorgia Meloni

Ma se Forza Italia plaude all’ipotesi Bicamerale, più prudenti sono Fratelli d’Italia e Lega. Giorgia Meloni spiega che “una commissione che volesse seriamente prendere in considerazione le proposte dell’opposizione dovrebbe avere, per esempio, una composizione paritetica, con la presidenza affidata all’opposizione, quindi mi si dica di cosa parliamo e dirò cosa ne penso. Siamo favorevoli a condividere tutto quello che serve ad aiutare gli italiani in questi momenti poi dipende da come si vorrà fare la commissione monocamerale o bicamerale. Finora la disponibilità del Governo è stata totalmente di facciata”.

Lega: Bicamerale fa venire in mente il disastro

Di tono negativo le reazioni nella Lega che, attraverso fonti, fa sapere che “sono sufficienti normalissime, veloci e concrete riunioni, solo dire bicamerale fa venire in mente il disastro”.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Ma cosa ne pensa il diretto interessato? Per il momento Conte non parla. Le uniche parole sono state quelle di mercoledì quando confermò l’ipotesi della task force. Da allora niente ed è difficile immaginare che Conte faccia di buon grado un passo indietro a favore di una Bicamerale, di una gestione collegiale. Lo conferma le tante volte in cui sistematicamente all’annuncio del dialogo con l’opposizione non è mai corrisposto un atteggiamento analogo di apertura e condivisione. E dire che di incontri con i leader del Centrodestra ce ne sono stati, sia di Conte e sia dei suoi ministri, ma senza mai giungere ad esiti positivi.

Quindi, perché adesso dovrebbe essere diverso? Considerando che ora si tratta di centinaia di miliardi da distribuire e che questo risultato è il frutto di un duro ‘corpo a corpo’ ingaggiato dallo stesso Conte con i Paesi Frugali. Ecco che l’ipotesi che anche questa Bicamerale possa naufragare è altissimo.

Più che la Bicamerale possibile ricorso al Comitato interministeriale per gli affari europei

Piuttosto all’orizzonte si potrebbe materializzare una sorta di cabina di regia a Palazzo Chigi tra i vari ministeri e altri attori istituzionali sotto l’acronimo di Ciae e cioè Comitato interministeriale per gli affari europei, nato nel 2015 per decreto e che funzionerebbe da coordinamento tra Palazzo Chigi, ministeri ed enti locali. Una soluzione capace di accontentare un po’ tutti nel governo e nella maggioranza e di consentire anche un certo coinvolgimento territoriale visto che vi siederanno anche Regioni, Comuni e Province.

Ne rimarrebbe esclusa l’opposizione, che però potrebbe sempre sperare nella Bicamerale che questo Ciae non esclude. Chiaramente l’ultima parola spetterà al premier Conte e non sarà indifferente il tema dei tempi nel senso che mentre il Comitato è già operativo per la Bicamerale ci vorrà più tempo, almeno fino a settembre. Sempre che non sopraggiungano problemi e contrasti. Basti pensare che la tanto invocata Commissione Segre, la cui formazione sembrava un indifferibile dovere costituzionale, non è mai stata costituita. E la legge è stata varata nello scorso autunno.

Avrà, quindi, più fortuna la Bicamerale sul Recovery Fund? Difficile, ma non impossibile.

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