Conte a caccia del tris: dopo il Recovery Fund vuole incassare l’estensione dello stato di emergenza e lo scostamento di Bilancio

Ma Centrodestra, Pd e M5S non ci stanno a rimanere a guardare

Martedì in Senato per l’allungamento dello Stato di emergenza dal 31 luglio al 31 ottobre e mercoledì sempre in Parlamento per ottenere il via libera al terzo scostamento di bilancio per 25 miliardi di euro. Ad una settimana esatta dalla chiusura dell’accordo a Bruxelles nel Consiglio europeo, Giuseppe Conte decide di premere sull’acceleratore e puntare in alto forte del successo, più personale e d’immagine che sostanziale, ottenuto in Europa.

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Due pratiche delicate e difficili su cui il governo non gode di numeri rassicuranti e probabilmente proprio per questo Conte ha voluto rompere gli indugi e presentarsi subito in Parlamento. Per la verità sulla proroga al 31 ottobre dello Stato di emergenza il premier Conte aveva cercato già nel Consiglio dei ministri dell’altra notte di chiudere la pratica.

Tentativo però andato a vuoto per le resistenze di Italia Viva, contraria a un allungamento senza evidenza scientifica e soprattutto senza coinvolgere il Parlamento. Detto fatto, Conte si presenterà martedì pomeriggio in Senato (alle 16.30) e il giorno dopo alle 9.30 alla Camera per chiudere la partita. Anche se, come detto, non sarà facile.

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Salvini: prorogare stato emergenza? Non esiste

Matteo Salvini Mondragone
Matteo Salvini

Il Centrodestra è contrario. Matteo Salvini da Lampedusa ha detto che «se Conte viene a proporre la proroga dello stato di emergenza fino a ottobre vuol dire che non ama l’Italia e gli italiani». E rincarando la dose: «Non c’è un’emergenza sanitaria in corso, chi vuole prorogare lo stato di emergenza è un nemico dell’Italia. Noi non li facciamo uscire dall’Aula, ci stanno loro chiusi, gli italiani meritano respiro e libertà. Ieri non hanno deciso in Cdm, se vogliono questo non esiste, non c’è motivo».

Ma anche nel Centrosinistra le voci non sono unanimi, come confermano i distinguo nel CdM anche se alla fine questi non sembrano tali da impensierire visto l’aumento dei contagi e degli stessi focolai che invitano ad essere prudenti e a non considerare superata del tutto l’epidemia.

Tar Lazio accoglie ricorso su desecretazione verbali Cts

E sempre a proposito di epidemia il Tar del Lazio ha accolto il ricorso della Fondazione Einaudi contro il diniego da parte del governo a fornire i verbali del Comitato Tecnico Scientifico alla base di tutti i dpcm emanati nel corso dell’emergenza coronavirus. Una sentenza che consentirà di «conoscere le vere motivazioni per le quali, durante l’epidemia sono stati costretti in casa, anche in quelle regioni o in quei territori dove non si sono registrati casi di infezione».

Mercoledì, invece, sarà di scena lo scostamento di Bilancio. In tutto 25 miliardi di euro necessari per varare quella che sarà la manovra di agosto, un decreto che conterrà una serie di misure fiscale ed economiche tra cui l’allungamento della cassa integrazione per alcuni settori, gli interventi di decontribuzione fiscale per le imprese e la proroga del blocco licenziamenti. Ma la strada che porta a questo provvedimento è piena di insidie a partire proprio dal voto in Aula al Senato.

Per approvare lo scostamento sono necessari 161 voti, la maggioranza assoluta, e al momento il governo può disporre, ben che vada, di 164 voti. Quindi proprio sul file del rasoio. E questo perché il Centrodestra ha già annunciato la sua contrarietà.

Meloni: votiamo scostamento solo se indicano risorse

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni ha spiegato: «O il governo mette nero su bianco cosa vuole fare con queste risorse o io non voto proprio niente: i soldi degli italiani, soprattutto quando si tratta di debiti fatti sulle spalle dei nostri figli, non si buttano per pagare le consulenze dei ministri mentre si rischia una ecatombe occupazionale».

Antonio Tajani

Posizione condivisa anche da Silvio Berlusconi, che secondo alcune fonti avrebbe spiegato ai suoi che «non si vota a scatola chiusa, prima vogliamo sapere cosa intendono fare coi soldi». Ed Antonio Tajani ai telegiornali chiarisce: «Siamo stati determinanti per l’approvazione dell’ultimo scostamento di bilancio. Oggi vogliamo sapere, prima di votare a favore, quali sono i progetti che intende finanziare il governo. L’esecutivo ascolti, anche qui, l’opposizione».

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Posizioni che sembrano abbastanza chiare e che quindi non preludono a nulla di buono. Forse potrebbe essere risolutivo un incontro del Centrodestra proprio con Conte che potrebbe esserci ad inizio della prossima settimana. Un faccia a faccia per abbassare le tensioni e trovare un’intesa.

Pd e Leu pressano Conte su attivazione del Mes

Speranza Coronavirus Dentisti
Roberto Sperana

Nel frattempo, però, è nella maggioranza che la tensione sale, in particolare sul Mes e sulla gestione dei fondi che arriveranno dall’Europa. Sul primo punto il Pd non ha intenzione di fare passi indietro e continua a pressare Conte affinchè accetti di attivare il Mes. Ieri mattina proprio il ministro Roberto Speranza è tornato a chiedere il ricorso al Fondo Salva Stati: «Per la sanità sono necessari almeno 20 miliardi. Va bene anche il Mes o qualunque altro strumento, l’importante è avere risorse».

Conte però continua a voltarsi dall’altro lato consapevole che questo è un tema troppo divisivo per la maggioranza. Lo dimostra il voto di ieri al Parlamento europeo su un emendamento sull’uso del fondo Mes su cui il M5S ha votato «no» insieme a Lega e FdI. Mentre Pd, Iv e FI hanno votato a favore.

Ecco perché Conte ha occhi soltanto per il Recovery Plan e punta tutto sulle risorse che arriveranno nel 2021, sperando in un possibile piccolo anticipo già a fine 2020. E se proprio Conte al termine della sua informativa in Senato aveva annunciato che ci sarebbe stata l’ennesima task force a gestire le riforme, e quindi l’accesso alle risorse, ieri il presidente della Camera Roberto Fico ha frenato decisamente su questa ipotesi.

Fico: Camere centrali, possibile con Commissione speciale

Roberto Fico

«Dobbiamo sviluppare al meglio la nostra capacità di progettare ed esprimere una visione di Paese da qui ai prossimi anni. E in questo le Camere avranno un ruolo centrale indirizzando il governo sulle priorità per il Paese e sugli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli. Possiamo farlo per esempio alla Camera con l’istituzione di una Commissione speciale Recovery. Il Parlamento è infatti la prima task force degli italiani: lo è stato durante le fasi più dure dell’emergenza, senza fermarsi mai, e lo è maggior ragione in un momento delicato come quello che stiamo vivendo».

Una brusca frenata condivisa da larga parte della maggioranza, e in particolare nel Pd e negli ambienti del ministero dell’Economia, che non sembrano essere disponibili a lasciare a Conte tutto il campo nel momento in cui si dovrà decidere della finalizzazione di centinaia di miliardi di euro. Ecco perché si starebbe facendo strada l’ipotesi di una cabina di regia con il Mef per gestire le riforme e quindi l’utilizzo delle risorse.

Forza Italia e Pd al Senato presentano mozione per istituire una Commissione bicamerale sul Recovery Fund

Anna Maria Bernini

Timori condivisi anche dal Centrodestra con Forza Italia che, come annuncia la capogruppo Anna Maria Bernini, ha presentato al Senato una «mozione per istituire una Commissione bicamerale che garantisca un ruolo centrale al Parlamento nella gestione delle risorse che arriveranno col Recovery Fund». Iniziativa, peraltro, analoga a quella presentata dal Pd sempre a Palazzo Madama.

Strano destino, perciò, quello di Conte che nemmeno a due giorni dagli applausi in Parlamento già deve fare i conti con la sua maggioranza; con il Pd che non ha intenzione di cedere spazio e libertà di manovra a Conte, come accaduto durante il lockdown, ora che si dovrà decidere la destinazione dei fondi del Recovery Fund; e il M5S dove in molti non hanno intenzione di morire contiani (chiedere all’ex capo politico Luigi Di Maio).  

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