Conte martedì in Parlamento per proroga stato di emergenza
L’ennesimo scostamento di bilancio, il terzo, e stavolta per 25 miliardi di euro. Nel giorno in cui Giuseppe Conte in Parlamento spiega l’intesa raggiunta al Consiglio europeo e racconta dei 209 miliardi che arriveranno in Italia e che sarà una task force (un’altra!) a Palazzo Chigi a gestire il processo delle riforme, a tarda sera in un vertice di maggioranza, e nel successivo Consiglio dei ministri, arriva la decisione di chiedere a Camera e Senato di riaprire i cordoni della borsa.
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Nuovo scostamento di bilancio per pagare la cassa integrazione, incentivi alle imprese e allegerire il carico fiscale
Una cifra lievitata rispetto ai preventivati 10/20 miliardi di qualche giorno fa visto che bisognerà estendere la cassa integrazione Covid ma selettiva, finanziare un meccanismo di incentivi per le imprese accompagnato dalla decontribuzione, alleggerire il peso delle tasse sospese e rinviate a settembre per le aziende colpite a causa della pandemia e destinare nuovi fondi alle casse dei comuni e delle regioni.
Un menu ricco che quindi ha imposto uno sforamento più consistente rispetto al previsto. Il che conferma anche le previsioni non rosee sulle risorse europee, che appunto non arriveranno prima della primavera del 2021, imponendo perciò per l’immediato di trovare una soluzione per finanziare quelle misure ancora considerate necessarie.
Scostamento che il Parlamento ha già fissato in calendario per il prossimo mercoledì 29 luglio, quando sarà votato anche il Piano Nazionale di Riforme che poi sarà inviato a Bruxelles. Un voto su cui pende, soprattutto per quanto riguarda il Senato, l’incertezza dei numeri e in particolare del comportamento del Centrodestra. Dalle dichiarazioni rilasciate finora l’intenzione è quella di non votare lo scostamento. Una scelta che potrebbe avere ripercussioni molto pesanti visto che a Palazzo Madama è necessaria la maggioranza di componenti, cioè 161 senatori, e la maggioranza tra defezioni e cambi di casacca si è allontanata da questa soglia.
Quindi se il Centrodestra in maniera compatta decidesse di non votare lo scostamento i rischi sarebbero altissimi, al punto che potrebbe essere in forse anche la sopravvivenza del governo stesso. Rimane comunque ancora una settimana nel corso della quale c’è da giurarci i contatti tra le parti saranno sempre più fitti ed alla fine è probabile che l’interesse nazionale prevarrà. Come peraltro accaduto già nei due precedenti scostamenti di bilancio.
Se sullo scostamento la decisione sembra essere stata presa più complesso è il discorso sul prolungamento dello stato di emergenza. Anche di questo si è discusso nella riunione di ieri sera ma alla fine dopo ore di discussione non sembra essere stata presa una decisione. Anzi sarebbe emersa una spaccatura all’interno della maggioranza con Italia Viva contraria a un immediato prolungamento al 31 ottobre dell’emergenza.
Conte vuole la proroga dello stato di emergenza
Giuseppe Conte è per la proroga dello stato di emergenza, ma il presidente del Consiglio vuole prima passare dal Parlamento e lo farà martedì prossimo. Nel corso della riunione, inoltre, la ministra Bellanova avrebbe sollevato dubbi e perplessità, chiedendo ulteriore tempo per decidere sulla base di evidenze scientifiche e comunque coinvolgendo in maniera formale il Parlamento nella scelta. Spetterà comunque al Consiglio dei ministri riunitosi al termine della riunione di maggioranza, con quasi due ore di ritardo, decidere su un possibile prolungamento dell’emergenza.
Una scelta, che come spiegano fonti di maggioranza, sarebbe dettata sia dalle notizie di continui focolai di Covid-19 in tutta Italia e dalla necessità di non far decadere le ordinanze emanate finora dal commissario straordinario per l’emergenza Covid Angelo Borrelli. C’è da giurarci che però una decisione simile innescherà immediate polemiche da parte dell’opposizione che già quando si era ventilata l’ipotesi era salita sulle barricate.
Tornando alla mattinata, come detto, questa si era aperta con l’informativa del presidente del Consiglio Conte alle Camere sull’accordo raggiunto all’alba di martedì sul Recovery Fund. Una discussione che è andata avanti senza grandi sussulti e anzi in maniera abbastanza noiosa. Non a caso il momento forse più significativo è stato quando a Conte sia Camera e sia Senato hanno tributato un lungo applauso all’arrivo in Aula.
Una circostanza che ha spinto la senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè, a commentare: «Lasciatemi dire che questo inizio di seduta mi ha rievocato quel film di Fantozzi, ’92 minuti di applausi…». Fantozzi a parte gli applausi a Conte evidenziano comunque il rafforzamento personale del premier rispetto al governo e alla sua maggioranza. Il che, però, non significa che il governo sia più stabile, anzi paradossalmente potrebbe essere il contrario, visto che proprio un Giuseppe Conte più forte potrebbe innescare processi di indebolimento del governo da parte di chi non vede di buon occhio un suo rafforzamento personale (vedi Di Maio).
Ciononostante, gli applausi non coprono i problemi interni alla maggioranza in particolare sul Mes che Conte nel suo intervento ha accuratamente evitato di citare, tranne che all’esterno di Palazzo Madama sollecitato dai giornalisti: «Mes? Smettetela con questo atteggiamento morboso, rivolgete la vostra attenzione morbosa al Recovery fund che è tutto da studiare».
In realtà è il Pd a non smetterla di essere «morboso» sul Mes, come confermano le parole in Aula al Senato del capogruppo del Pd Andrea Marcucci e dello stesso Matteo Renzi. Un atteggiamento di chiusura, quello di Conte, che aumenta le fibrillazioni con il Partito democratico, che invece vorrebbe l’attivazione del Fondo Salva Stati per avere immediatamente le liquidità necessarie. Questo anche per sfruttarle nell’imminente campagna elettorale per le regionali.
Un punto su cui Conte non sembra sentirci, almeno per il momento, preferendo ricorrere allo scostamento di bilancio che porterà il deficit 2020 all’11,9 per cento, dall’attuale previsione del 10,4 per cento, mentre il debito salirà al 157,6 per cento dall’attuale previsione di 155,7 per cento. Insomma, meglio indebitarsi che far saltare per aria il M5S il che significherebbe la fine del governo. Come dire, Palazzo Chigi non vale bene un Mes.
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