Per Conte adesso viene il difficile. Dopo l’intesa in Ue riuscirà a far ripartire l’Italia e cambiare il volto al Paese, come ha promesso?

Probabilmente lo sa anche Giuseppe Conte, il difficile viene adesso. Spente le luci della sala del Consiglio europeo, calato il sipario su quel grande palcoscenico nella Rue de la Loi 155 di Bruxelles (anche se Conte oggi avrà l’occasione per tenere due repliche al Senato e alla Camera) il premier Conte è ben consapevole che adesso dalle parole deve passare ai fatti. Quei 209 miliardi devono rivitalizzare l’economia italiana, dare sostanza e anima a quelle promesse fatte e ripetute quasi ossessivamente durante questi mesi (chi ricorda: nessuno sarà lasciato da solo).

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E appunto il compito non è facile perché adesso bisognerà districarsi in quel ginepraio di norme, commi e cavilli dell’accordo siglato all’alba di martedì. Nelle pieghe di quell’intesa bisognerà trovare quella quadratura che consenta a quanto stabilito ieri mattina di non rimanere soltanto buoni propositi.

Conte: momento storico per l’Europa e l’Italia

Il peso dell’accordo potrebbe diventare insostenibile e le attese degli italiani frustrate dinanzi all’annuncio di Conte di “un momento storico per l’Europa e per l’Italia” e che “con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l’Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre”. Dovrà correre Conte, ma purchè non sia a vuoto.

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Il premier Conte nel corso della conferenza stampa

Primo sarà necessario fare tutto in fretta, perchè il tempo proprio in questo momento sembra il fattore più importante e decisivo. Su questo Conte però sa di non averla spuntata. Aveva promesso che i soldi sarebbero arrivati subito, senza alcuna attesa. Invece se ne riparlerá nella primavera del 2021, se non oltre in un arco di tempo che seguirà tutto il prossimo bilancio dell’Ue fino al 2027. E il problema sarà spiegarlo agli italiani, che assediati giorno dopo giorno dalla crisi avvertono il bisogno di liquidità immediata.

A fine mese in Parlamento si vota lo scostamento di bilancio

Ecco perché, probabilmente, a fine mese il governo ha deciso di chiedere il voto del Parlamento per l’ennesimo scostamento di bilancio. La cassa integrazione, i vari sussidi stanno arrivando agli sgoccioli e il rischio di rimanere a secco è troppo alto. Bisognerà quindi chiedere a Camera e Senato l’ennesimo sforzo, di mettere di nuovo mano alla tasca. E non sarà semplice visto che soprattutto a Palazzo Madama la maggioranza sembra essere lontana da quota 161.

E forse a settembre sarà necessario richiedere anche il Mes, che garantisce soldi immediati e a bassi interessi. Anche in questo caso non sarà semplice, soprattutto perché bisognerà vincere le resistenze del M5S, ma è possibile che dopo l’estate la situazione economica del Paese sarà tale da convincere i Cinquestelle a questo passo. E a molti non è parsa casuale la frase di Davide Casaleggio rilasciata nel corso di un’intervista: “Dobbiamo recuperare risorse da tutte le fonti disponibili, anche per la sanità”. Quasi un riferimento al Mes ma senza citarlo.

Insomma, da qui alla primavera Conte deve inventarsi qualcosa altrimenti quella montagna di miliardi che ha fatto vedere agli italiani rischierà di trasformarsi nel Vajont di questo governo.

E nell’ambito delle risorse Conte dovrà anche capire a quali condizioni e quando saranno davvero esigibili quei 127 miliardi di prestiti. Con il rischio, nemmeno tanto nascosto, che alla fine si trasformino nient’altro che in 9 Mes, vincolando la nostra economia ad una serie di condizioni, riforme da avviare e misure.

Mark Rutte
Mark Rutte, premier olandese

Senza dimenticare il freno d’emergenza che in ogni momento i Paesi ‘Frugali’ potrebbero attivare per rallentare l’accesso ai fondi. Appunto loro, che l’iconografia del premier ha dipinto come il drago di San Giorgio ma che è risultato tutt’altro che sconfitto nella disfida di Bruxelles. Anzi, a dir la verità questi sono usciti soddisfatti dalla contesa. E’ vero, non hanno ottenuto il potere di veto con il quale bloccare la concessione della risorse, ma hanno portato a casa il famoso freno d’emergenza e soprattutto lo sconto sui contributi per l’Unione europea. C’è, quindi, per loro da festeggiare.

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La sfida perciò che si palesa dinanzi a Conte è molto alta. E non si inganni chi oggi dice che il governo è più stabile, perché in realtà è ancora più fragile. E’ come se fosse un palazzo con le fondamenta fragili al quale si è voluto aggiungere un ulteriore piano e abbellire la facciata, con la conseguenza di renderlo alla vista più bello e attraente ma in effetti ancora più instabile e pericolante.

Lo dimostra quanto sta accadendo alla Camera nella Commissione Affari Costituzionali dove sulla riforma elettorale la maggioranza è in preda a una crisi interna, con Italia Viva contraria al progetto di proporzionale con sbarramento al 5 per cento e che con i suoi tiene in scacco tutti. Al punto che l’approdo in Aula il prossimo lunedì rischia di trasformarsi in un binario morto, visto che al primo voto segreto la maggioranza potrebbe andare sotto.

A sua volta non bisogna farsi ingannare nemmeno sul lato del Centrodestra. E’ vero l’intesa raggiunta da Conte a Bruxelles ha portato alla luce le divisioni nella coalizione, ma è da tempo che questa alleanza va avanti tra le accelerazioni di Salvini e i tentativi della Meloni e di Berlusconi di ragionare in termini politici. Un esempio su tutti: Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna, fortemente voluta da Matteo Salvini e la cui sconfitta il leader leghista sta ancora scontando politicamente ed elettoralmente.

Salvini: l’accordo è un SuperMes

Matteo Salvini

Per Matteo Salvini l’accordo è “un superMes” e quindi “una superfregatura”. Precisando, poi: “Se i prestiti sono da restituire integralmente e da usare solo a patto di ulteriori tagli, non vedo la svolta epocale. Sono tutti eurofelici, ma i colleghi premier europei stanno festeggiando per l’obiettivo raggiunto e per il fatto che questi soldi verranno usati solo a fronte di tagli”.

Meloni invita alla cautela: Italia esce in piedi ma problemi rimangono

Giorgia Meloni

Più cauta Giorgia Meloni che ammette: “A me pare che l’Italia esca in piedi”, invitando però alla cautela “perché i problemi rimangono. Intanto diminuiscono le risorse a fondo perduto e aumentano i prestiti, i soldi non arriveranno fino a 2021 inoltrato, e noi ne abbiamo bisogno ora, e per spenderli ci sarà bisogno del parere dell’olandese di turno e questo può significare un commissariamento della nostra politica economica”.

Berlusconi: accordo faccia riflettere sui condizionamenti in Europa dei partiti sovranisti

Silvio Berlusconi

E Silvio Berlusconi  al Tg5 spiega: “Si tratta di un compromesso positivo che ha superato le resistenze di alcuni Paesi del Nord e che toglie argomenti ai nemici dell’Europa. Noi avevamo puntato sin dal principio sul Recovery Fund, io personalmente mi sono battuto perchè fosse approvato senza cambiamenti di rilievo ed in effetti così è accaduto. Certamente questo difficile compromesso deve far riflettere sul futuro, sui pericoli per l’Europa sul condizionamento che i partiti sovranisti esercitano sulla politica di diversi paesi Ue”.

Centrodestra, quindi, più debole e governo più forte? Non è proprio così. Tutto dipende da come Conte giocherà da questo momento in poi le sue carte. E se quella montagna di miliardi riuscirà per davvero a scalarla.

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