Salvo intese. Potrebbe essere questa nuovamente la parolina magica per togliere le castagne dal fuoco alla maggioranza e in particolare al premier Giuseppe Conte che da una decina di giorni tratta con i suoi riottosi alleati per chiudere il testo del dl Semplificazioni.
Per il dl Semplificazioni Consiglio dei ministri a notte fonda
Indice Articolo
- Braccio di ferro su soglie appalti e lista grandi opere pubblica da sbloccare
- Il decreto Rilancio ritorna in Commissione per problema di copertura
- Lo scontro nella maggioranza sulla riforma della legge elettorale
- Renzi: preferisco il sistema maggioritario
- Meloni: su legge elettorale ecco la fregatura della sinistra per gli italiani
Un Consiglio dei ministri convocato a notte fonda, con tanto di torta di compleanno per i 34 anni di Luigi Di Maio, potrebbe non bastare visto che le resistenze sul testo continuano ad essere molte e tante. Ecco allora il ‘salvo intese’, un po’ come il ‘Supercalifragilistichespiralidoso’ di Mary Poppins che tutto per magia risolveva. Ma qui, purtroppo, nulla si risolve perché i nodi sul Semplificazioni restano e senza dubbio bisognerà aspettare giorni per avere un desto definito.
Ciononostante, quello che è entrato al CdM è un testo di oltre 100 pagine (alla faccia delle semplificazioni) in cui sono stabilite le deroghe per un anno delle assegnazioni degli appalti e dove è rivista la responsabilità erariale e l’abuso di ufficio. Inoltre, saranno più celeri le valutazioni di impatto ambientale (VIA) e sono previste anche norme per favorire l’installazione delle colonnine di ricarica delle auto elettriche, secondo una filosofia più green ed ecosostenibile.
Braccio di ferro su soglie appalti e lista grandi opere pubblica da sbloccare
Permangono però diversi nodi nel dl Semplificazioni con al centro un vero e proprio braccio di ferro tra M5S e Italia Viva da un lato e Pd e Leu dall’altro. Oggetto del confronto le soglie degli appalti, le norme riguardanti le autorizzazioni per l’edilizia, ma soprattutto la lista delle grandi opere pubbliche da sbloccare attraverso l’affidamento a commissari straordinari. Qui il tira e molla nella maggioranza potrebbe trovare un punto di caduta grazie al rinvio di un anno della compilazione della lista.
Un tema quello dello sblocco delle grandi opere che anche Anac aveva attenzionato, sottolineando come prevedere nel dl Semplificazioni una deroga rispetto alla normativa attuale avrebbe potuto sollevare dubbi sul piano della legalità con il rischio di un aumento della corruzione.
Il presidente Conte però tira dritto, vuole chiudere la partita sul Semplificazioni che ha posto al primo punto del Piano Nazionale di Riforma, ma soprattutto ha già pronta la conferenza stampa per questa mattina per uscire così dall’angolo mediatico in cui è finito dalla chiusura degli Stati Generali dell’Economia di villa Pamphili.
Il decreto Rilancio ritorna in Commissione per problema di copertura
Senza contare che Conte è atteso nei giorni che seguiranno da una visita istituzionale in Spagna e Portogallo e quindi vuole partire con un provvedimento in tasca. Sarebbe senza dubbio un ottimo biglietto da visita in vista della prossima settimana quando in Europa bisognerà discutere sul Recovery Fund. Presentarsi con una prima riforma, appunto il Semplificazioni, darebbe il senso di una Nazione che sta già facendo i compiti a casa e quindi meritevole dell’aiuto dell’Ue.
Ma incassare le Semplificazioni sarebbe anche un modo per lenire le sofferenze per il dl Rilancio che è impelagato alla Camera. Il decreto ieri aveva iniziato il suo iter in Aula, che peraltro deve essere veloce visto che il 18 luglio scade e c’è ancora il passaggio in Senato, che è dovuto subito ritornare in Commissione.
Problemi di coperture, questa la motivazione e che significa che dovranno essere modificati o tagliati degli emendamenti visto che la loro approvazione ha fatto saltare i saldi previsti dal decreto. Una brutta figura per governo e maggioranza, sinonimo di sciatteria ma anche di confusione. Tutti elementi che danno la misura di quale sia il momento che si sta vivendo a Palazzo Chigi.
Lo scontro nella maggioranza sulla riforma della legge elettorale
Ma ad agitare la maggioranza è anche la riforma della legge elettorale. Lo scontro in questo caso investe direttamente il Pd e Italia Viva, con quest’ultima sempre più intenzionata a far saltare l’intesa che ha portato al Brescellum, cioè un proporzionale con sbarramento al 5 per cento. Secondo molti le barricate dei renziani sarebbero strumentali e tutte rivolte all’abbassamento della soglia, troppo alta e quindi rischiosa per un partito come Italia Viva che galleggia tra il 2 e 3 per cento.
Fatto sta che il capogruppo in Senato, Davide Faraone, ha avvisato la maggioranza: «Per noi non è prioritario. Dopo di che ci aspettiamo delle risposte dagli alleati. Non credo che le forze politiche di maggioranza che hanno fatto un patto con noi possano pensare di arrivare in Parlamento a dire o si vota così o niente. Altrimenti verrebbe meno il senso della convivenza comune pur nelle difficoltà, il senso dello stare insieme. Ci sederemo attorno a un tavolo e decideremo quel che è meglio».
Renzi: preferisco il sistema maggioritario
Parole ribadite anche da Matteo Renzi: «Preferisco un sistema maggioritario: chi perde all’opposizione, chi vince governa. Detto questo, non è normale al 6 di luglio, in un’emergenza occupazionale e con le aziende in ginocchio, la cassa integrazione che non arriva, stare a discutere di legge elettorale».
Meloni: su legge elettorale ecco la fregatura della sinistra per gli italiani
Dal Centrodestra, Giorgia Meloni a Quarta Repubblica grida alla fregatura, mettendo in guardia: «Ecco la fregatura che la sinistra sta per tirare agli italiani: approvare una legge elettorale i primi giorni di agosto, sperando che gli italiani stiano al mare e non si accorgano che stanno consegnando l’Italia alla palude della prima Repubblica. Queste persone si vogliono assumere la responsabilità, pur di non far vincere le elezioni ai loro avversari, di cambiare la legge elettorale ogni due anni e garantirsi i voti per mantenersi sulla poltrona. Una cosa scandalosa e irresponsabile».
Per la legge elettorale comunque c’è ancora tempo fino al 27 luglio. Prima c’è la partita delle Semplificazioni nell’ennesimo Consiglio dei ministri notturno. E meno male che questo era il governo che non lavorava con il favore delle tenebre.
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