La Grande Guerra andava commemorata – cioè “ricordata insieme” – o celebrata?

Nel 2015 sono cominciate le attività per ricordare la Prima Guerra Mondiale. Inutile Strage o Quarta Guerra d’Indipendenza? O entrambe? La Grande Guerra andava commemorata – cioè “ricordata insieme” – o celebrata? Oppure tutte e due?
E infine è vero o no che il fronte è diventato il terribile banco di prova da cui gli studenti, a prescindere dal proprio dialetto, sono diventati compagni di scuola?

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Quell’anno scrissi uno spettacolo teatrale che venne riconosciuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri fra quelli da patrocinare, e così reso “attività ufficiale” dallo Stato, per ricordare, fra drammaturgia e rigore scientifico, una pagina fondante della nostra storia.

Lo spettacolo venne interpretato, per circa 50 repliche, dall’attore calabrese Giuseppe Abramo che diede voce, emozione e dialetto a un monologo, tratto da lettere dell’epoca, di un soldato della Classe ’99:

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«Raccoglievo patate quando mi hanno obbligato a partire soldato. Avevo 18 anni. Ho 18 anni. Non ero ancora maggiorenne. Non lo sono ancora o, forse, la trincea mi ha cresciuto.
Mi dissero che avrei sostituito la vanga con il fucile. Non è stato proprio così.
Tutti i giorni scavavo trincee. Con la vanga, con le mani.
Sono arrivato al fronte da un paesino sperduto. Così sperduto che l’Italia per noi cominciava e finiva alla fine della strada.
Ignorante, forse.

Avevo una sola religione. Quella della terra. E una sola patria. Il mio campo da coltivare. La mia famiglia.
Fino alla guerra, fino alle trincee.
Lì ho conosciuto migliaia di ragazzi come me. Classe 99 ci chiamavano. Tutti diciottenni.
Chiamati per riscattare Caporetto.
Siamo diventati fratelli. Siamo, sono, diventato italiano.
Il Re come faro e guida

Battaglia del solstizio. 15 giugno 1918.
Le notizie al fronte corrono. Ultima offensiva austriaca. L’ultimo sforzo di un impero contro una storia di soli 50 anni. Fu dura.Resistemmo.Stavamo già per festeggiare la vittoria quando, all’improvviso, sentii una botta fortissima al petto.
Ed eccomi qua.

In trincea il tenente ci raccontava degli eroi del Risorgimento. Martiri e poeti. Anime superiori. Noi eravamo, siamo giovani e ignoranti. Chi può scrivere una poesia? I miei versi in guerra sono gli stessi versi di un contadino. Sudore, impegno, lealtà.
Fino a sacrificare se stessi per un buon raccolto. Fino a sacrificare la vita per il frutto più sacro. Ora lo so. Non patate, non preghiere a bassa voce.

Ma Italia.
Quell’Italia che chissà che confini ha ma che abitiamo, ma che dobbiamo coltivare.
Vengo da un piccolo paese della Calabria. Terra di briganti. 10 famiglie. Isolati dal mondo.
Sono nato il 6 febbraio del 1899. 
Mio nonno sparava ai carabinieri. La terra è nostra e non s’à da tucca. Diceva.
Ero italiano solo per l’anagrafe quando gli austriaci – ma dov’è poi l’Austria? – sfondarono a Caporetto.
Ci buttarono inesperti sul fronte.
Ragazzi del 99 ci chiamavano. I veterani ci sfottevano.

Vedendo fiorire la terra grazie al nostro sacrificio scoprì che l’identità è negli eroi. E nei fratelli che pur con altri dialetti, pur da altre terre hanno la tua stessa appartenenza. Il tuo stesso campo da coltivare.
Sono morto vicino al Piave il 15 giugno 1918.

Novantanove, m’han chiamato..date un bacio alla mia mamma e alla bandiera tricolor”

La prima volta l’abbiamo portato in scena a Rivignano, vicino Udine, e poi a Montepaone vicino Catanzaro Lido. Là nacque la Brigata Catanzaro che si coprì d’onore e che fu, poi, decimata per un’insubordinazione dovuta ai troppi sacrifici.
Luoghi completamente diversi per storia, dialetto, condizioni.
Eppure le lacrime di tutti, nostre per prime, sono state uguali. Perché in fin dei conti ognuno di noi ha il suo campo da coltivare, ognuno di noi vuole un compagno con cui farlo e non importa se si è friulani o calabresi. L’importante è volerlo lavorare.
Insieme.

*Emanuele Merlino, divulgatore storico, scrittore e autore teatrale. Il suo fumetto “Foiba Rossa”, di cui è ideatore e sceneggiatore, è ausilio didattico per la Regione Veneto. Consulente al Senato e per Rai Storia. Il suo lavoro sulla Grande Guerra è Patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ presidente del Comitato 10 Febbraio

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