Vertice di 4 ore tra Conte e la sua maggioranza sul dl Semplificazioni
Sarà anche decreto Semplificazioni ma nella realtà sta diventando decreto Complicazioni. Lo conferma il vertice durato oltre 4 ore a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i ministri e i capidelegazione al governo per cercare una quadratura del cerchio e che alla fine è stato aggiornato ad oggi.
Alcuni nodi sono stati sciolti, ma rimangono ancora molti problemi sulla strada di un provvedimento che Conte giudica fondamentale per la ripresa e il rilancio nella convinzione che proprio la burocrazia freni l’economia italiana.
Ecco allora riuniti attorno allo stesso tavolo Dario Franceschini, Roberto Gualtieri, l’ex ministro della Pa Marianna Madia e il vice segretario Andrea Orlando. Poi Teresa Bellanova e i parlamentari Davide Faraone, Raffaella Paita e Maria Elena Boschi. E ancora Roberto Speranza e Loredana De Petris. Infine Alfonso Bonafede e Fabiana Dadone.
Sul Mes posizioni sempre più distanti tra Pd e M5S
Un vertice, quindi, molto affollato e che si è tenuto in un clima sospeso e ricco di diffidenze reciproche. Pesa molto la vicenda Mes che sta segnando un solco sempre più profondo tra Pd e M5S, con divergenze sempre più marcate. Da un lato il segretario Nicola Zingaretti si è pubblicamente esposto con una lettera al Corriere della Sera per spiegare in 10 punti le virtù del Mes e quindi sull’opportunità di attivarlo. Dall’altro il M5S ha rafforzato la sua posizione di contrarietà, decidendo di non indietreggiare di millimetro.
Lungo questa faglia il rischio che il governo possa crollare è molto alto, perché la partita che si gioca non si limita semplicemente al Mes ma potremmo piuttosto rubricarla sotto la dicitura “questione d’onore”. E questo perché per il Pd sta diventando tale, dal momento che un adeguamento alle posizioni del M5S segnerebbe la definitiva irrilevanza in questo governo dei Dem, ma soprattutto la loro subalternità politica.
Va letto perciò in questo senso l’intervento pubblico di Zingaretti, come una sfida da cui non è possibile tirarsi indietro al fine proprio di affermare il ruolo e la centralità nel progetto governativo del Pd. Stessa sfida che è stata lanciata anche sui decreti Sicurezza su cui la partita è apertissima e che sembra far intravedere qualche spiraglio positivo proprio per il Pd.
Sul tema Mes però è ancora presto per capire come finirà e senza dubbio un ruolo attivo lo giocherà Giuseppe Conte, il premier al quale tutti guardano per trovare quell’intesa come in altre occasioni come sulla regolarizzazione dei migranti in agricoltura o sul decreto Scuola.
Nuovo vertice oggi alle 12 tra Conte e maggioranza. Passo indietro di Conte sul condono edilizio
E’ in questo clima che ieri verso le 18 la maggioranza si è riunita per definire i dettagli del dl Semplificazioni. Come detto un lavoro che continuerà anche oggi dalle ore 12. Intanto un po’ di lavoro è stato fatto e alcune questioni sono state risolte come quella del condono, definitivamente stralciato. Scelta dettata dalla volontà di non lasciare ombre sul provvedimento. Un passo indietro pesante per Conte che aveva caldeggiato questa misura.
Stralcio anche per le norme che avrebbero consentito l’assunzione di alcuni dirigenti del Mibac. Supplemento di riflessione invece sulla norma sui commissari per le singole opere, caldeggiata da M5S e Iv ma su cui sarebbero Pd e Leu, in particolare, a frenare.
Si tratta comunque di un lavoro complesso, basato sull’analisi dei singoli articoli e svolto in un clima di reciproca diffidenza, dove sono tanti i fronti aperti e ognuno punta a giocare la propria partita.
Le rivelazioni choc sulla sentenza del 2013 di condanna di Berlusconi
E in questo clima si è abbattuta anche la vicenda che riguarda Silvio Berlusconi con la diffusione delle dichiarazioni del giudice Amedeo Franco che partecipò alla stesura della motivazione della sentenza della Cassazione con cui nel 2013 fu condannato il Cavaliere. Dichiarazioni che avvalorano i sospetti di una sentenza politica, di un’operazione svolta a più alti livelli e finalizzata all’eliminazione politica di Berlusconi.
Una vicenda che si lega con le gravissime intercettazioni che da settimane stanno investendo e minando fin dalle fondamenta la magistratura italiana. E la domanda che circola è per quale ragione queste dichiarazioni siano uscite adesso e se esista un collegamento con l’attuale situazione politica.
Riabilitazione Berlusconi prezzo politico per il Pd per un governo di unità nazionale?
Secondo qualcuno farebbe parte di quella più complessa manovra che dovrebbe portare Forza Italia nell’alveo delle forze di maggioranza, nell’ambito di un governo di unità nazionale che potrebbe nascere dalle ceneri del governo Conte. Maggioranza che poi sarebbe quella dalla quale sarebbe scelto il futuro Capo dello Stato. Fantapolitica? Può darsi, ma è certo che la riabilitazione politica di Silvio Berlusconi potrebbe essere il prezzo da pagare per il Pd.
Infatti, in queste condizioni è difficile arrivare fino al 2022 (data in cui si eleggerà il presidente della Repubblica), anche considerando la campagna acquista che Matteo Salvini ha avviato nei confronti dei Cinquestelle in Senato.
Chiaro che tutto ciò si ripercuota immediatamente sugli equilibri di governo, il quale incapace ad avviare quella svolta richiesta a più riprese dal Pd rimane sostanzialmente imballato e immobile. E se fino a qualche tempo fa proprio il restare fermo poteva rappresentare la polizza vita per Giuseppe Conte, ora con uno scenario politico sempre più in movimento può diventare estremamente pericoloso.
Vedremo oggi come si chiuderà la partita sul dl Semplificazioni e se davvero come dice il nome riuscirà davvero ad avere un effetto semplificante.
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