L’Eurogruppo ci regala un “pacco”: Mes senza condizione (si fa per dire), e la Consulta tedesca considera l’Europa un lander teutonico

di Mimmo Della Corte

Mes: ma che cosa hanno da festeggiare, gli euroeuforici o meglio, gli eurosudditi del Pd e gli euro(quasi)scettici(manontroppo) del M5S? Tanto più, al termine di una settimana, nella quale si sono verificati due accadimenti con protagonisti prima la Corte Costituzionale teutonica e poi l’Eurogruppo, hanno solarmente dimostrato quale sia la considerazione di Germania, Eurogruppo, Unione europea e Paesi del Nord Europa, verso l’Italia e i Paesi del Sud. Ma andiamo con ordine.

All’inizio della settimana a Karlsruhe le ‘toghe rosse’ della Corte Costituzionale hanno dimostrato – per chi ancora non se ne fosse accorto, che la Germania considera i Paesi europei solo dei lander teutonici, se non addirittura propri sudditi. Hanno di fatto bocciato sia il cosiddetto bazooka varato dalla Bce di Mario Draghi nel 2015, che il piano contro l’emergenza pandemica (Pepp) da 750 miliardi varato dalla Bce di Christine Lagarde.

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Il primo perché «ultra vires», ovvero oltre i poteri attribuiti alla Banca Centrale e il secondo, per la formulazione senza limiti temporali e dimensionali e potenzialmente in grado di decidere la misura degli acquisti sulla scorta delle necessità dei singoli Paesi. Di più, hanno chiesto alla Bce di dimostrare entro tre mesi di non aver travalicato con il Quantitative easing i limiti del proprio mandato. Se entro questi tre mesi, tali chiarimenti non dovessero arrivare o non dovessero essere ritenuti sufficientemente convincenti, la «Buba dovrà cedere i bond in portafoglio per una strategia di lungo temine, coordinata con l’Eurosistema».

Infine l’Eurogruppo ha dato il via libera al Mes proprio come indicato dalla Merkel e dagli olandesi Rutte e Hoekstra, nella riunione del 9 aprile. Mes senza condizioni, ma solo per gli interventi in sanità. Per quelli economici, invece le condizioni ci saranno.

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E, forse, – anzi, senza forse, ma con certezza – questa disponibilità europea cela per l’Italia l’ennesima trappola. Magari estorcerle, sull’onda della paura da coronavirus, l’inadeguatezza e l’incapacità del Governo giallorotto il «si» al nuovo Meccanismo Europeo di Stabilità – ribattezzato come ‘Fondo Salva Stati’, nello specifico «affonda Stati» – che prevede – ed è proprio il caso dell’Italia che ha un rapporto debito/pil, già oggi, del 135% ovvero ben oltre il doppio di quel 60% previsto dal trattato di Maastrcht – per eccesso di indebitamento, l’immediata ristrutturazione del debito e, nella migliore delle ipotesi, la riduzione del rapporto del 3,75%, all’anno. Praticamente insostenibile.

Ma potrebbe anche imporre la ristrutturazione immediata di oltre il 50% del valore nominale, dal momento che con il 50% il rapporto resterebbe ben al di sopra del 60% statuito. Ne deriverebbe un pericolo enorme per il nostro sistema bancario. Potrebbe generare, infatti, un calo dei prezzi dei Btp e, quindi, del patrimonio delle nostre banche che ne detengono circa il 27%. Uno scenario, quindi, decisamente inquietante. Eppure, gli eurosudditi del Pd sorridono.

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