Settimana decisiva per Conte e l’Italia. Intanto Confindustria boccia il governo: in ritardo sulla Fase2

La settimana che sta per aprirsi può dirsi senza giri di parole decisiva. Decisiva per il futuro del governo Conte, che soprattutto giovedì 23 aprile si gioca tantissimo al Consiglio europeo. Decisiva anche per l’Italia ormai bloccata da due mesi dal lockdown e in attesa sia di un piano per il ritorno alla normalità e sia di uno per il rilancio economico.

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Alle 10 è convocato il Consiglio dei Ministri

E simbolicamente la settimana si apre proprio a Palazzo Chigi con il Consiglio dei ministri fissato per le 10 di questa mattina. All’ordine del giorno non ci sarà lo scostamento di bilancio. All’inizio era circolata l’ipotesi che la richiesta al Parlamento di concedere un nuovo ‘bonus’ sul debito dovesse arrivare nella riunione di oggi, ma probabilmente slitterà a mercoledì. Sul tavolo ci sono ancora molte incertezze e prima di tutto l’esito del Consiglio europeo di giovedì. Il governo, infatti, vuole capire se arriveranno risorse da quel fronte oppure bisognerà fare da soli.

Ecco perché oggi non si parlerà di scostamento di bilancio, che invece sarà fondamentale per comporre il quadro delle misure previste dal decreto Aprile, che però arriverà effettivamente soltanto a maggio. Qui dovrebbero essere contenute ulteriori misure per le famiglie, i lavoratori dipendenti e autonomi e per alcuni settori dell’economia tra cui, si vocifera, quello turistico finora dimenticato dal governo. Si tratta comunque di un puzzle ancora tutto da comporre perché, appunto, mancano certezze sulle risorse.

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Per il decreto Aprile oltre 70 miliardi di risorse

Sul tema ieri in tarda serata il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli ha affermato che gli stanziamenti saranno «il doppio o anche il triplo di quelli messi nel Cura Italia». Quindi dell’ordine di circa 70 miliardi. In effetti una dote così ampia si spiega anche perché soltanto 30 miliardi serviranno a garantire liquidità con meccanismi di garanzia come quello di Sace. Altre risorse serviranno per prolungare le misure economiche già in vigore, e poi si penserà al resto.

Giorgia Meloni: che fine ha fatto il decreto Aprile?

Incertezze che hanno fatto storcere il naso alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, la quale rivolgendosi al governo e alle sue innumerevoli task force si è chiesta: «Oggi è domenica 19 aprile ma del famigerato ‘decreto aprile’, annunciato a marzo insieme al Cura Italia, non c’è ancora traccia: perché?».

Conte a Sueddeutsche Zeitung: il MES ha una cattiva reputazione, abbiamo bisogno degli eurobond

Come detto molto del decreto Aprile dipenderà dalla complessa partita in Ue. Giovedì Conte è atteso dal Consiglio europeo e in un’intervista ieri a Sueddeutsche Zeitung è tornato a spingere sugli eurobond, «l’Ue ha bisogno di tutta la sua potenza di fuoco, nello specifico attraverso l’emissione di titoli comuni», e ribadendo tutte le sue preoccupazioni sul MES, «ha una cattiva reputazione in Italia, fondamentalmente sono scettico nei confronti del Mes ma vedremo se la nuova linea di credito giungerà effettivamente senza condizioni».

Al di là delle dichiarazioni il compito del premier Conte si presenta alquanto complicato, visto che difficilmente si riuscirà ad ottenere qualcosa di più rispetto a quanto deciso dall’Eurogruppo. Anzi le parole affidate in un’intervista al Corriere della Sera dal capo del MES, Klaus Regling, non ci saranno condizioni all’utilizzo del MES al di fuori di destinare le risorse al comparto sanitario e che l’Italia non farà la fine della Grecia, evidenziano che questa è la linea di confine oltre la quale difficilmente si potrà andare.

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M5S ipotizza modifica articolo 136 del MES

Un problema per Conte visto che nella maggioranza il M5S, complice anche le recenti dichiarazioni di Di Battista, ha irrigidito la sua posizione anti-MES al punto che sarebbe stata presentata al presidente del Consiglio la richiesta di modifica dell’articolo 136 del Trattato sul MES proprio per fugare qualsiasi dubbio sulle condizionalità del Fondo Salva Stati. Ipotesi irrealistica che però dà il senso della chiusura dei Cinquestelle.

Dall’altro c’è il Pd che invece è fermo sulla linea, condivisa da Renzi e addirittura da Berlusconi, di accettare il 37 miliardi previsti dal MES così come uscito dall’Eurogruppo. Anche questa una posizione rigida dalla quale i democratici non hanno intenzione di smuoversi. In realtà secondo molti una via d’uscita c’è e sarebbe quella di cambiare nome a questo MES, dando così la chiara percezione che si sta per accettare un qualcosa che non ha nulla a che vedere con il vecchio Fondo Salva Stati.

Per la verità era stato proprio David Sassoli, la scorsa settimana da Fabio Fazio, a lanciare l’idea, dicendo chiaramente che non si doveva parlare più di MES perché, appunto, era superato e non c’era più. Una soluzione che, da un lato, potrebbe salvare l’onore del M5S e dello stesso Conte e, dall’altro, consentire al Pd di cantare vittoria.

Martedì in Parlamento l’informativa di Conte

Prima di giovedì però Conte dovrà passare le ‘forche caudine’ del Parlamento. Martedì alle 14.30 in Senato ed a seguire alla Camera. Si tratterà di un’informativa e non di comunicazioni e quindi niente voto al termine, ma è certo che il dibattito che si aprirà sarà senza dubbio acceso con reciproco scambio di accuse tra le parti. Il giorno dopo, poi, alla Camera arriverà in Aula il decreto ‘Cura Italia’ per l’approvazione finale e forse venerdì 24 aprile ci potrebbe essere sia a Montecitorio e sia a Palazzo Madama il voto sullo scostamento di bilancio. Così da consentire entro fine mese al governo di varare il decreto Aprile, che di fatto però sarà approvato a maggio.

Bonomi (Confindustria): il governo è in ritardo sulla Fase2

E infine in vista di maggio si sta alimentando la polemica sulla riapertura e la riduzione delle misure di lockdown. Il fine settimana è stato caratterizzato da un incontro tra il premier Conte, la task force di Vittorio Colao, che sta lavorando alle proposte per la Fase2, e le Regioni. Proprio queste sembrano essere sempre più divise: tra quelle del Nord che spingono, sostenute da Confindustria (in questo caso l’arrivo di Bonomi alla presidenza ha dato un’accelerata in tal senso), a riaprire subito e quelle meridionali che minacciano la chiusura dei confini nel caso di immediate riaperture.

Nel mezzo il governo, anch’esso diviso tra chi vorrebbe passare alla Fase2 e chi invece consiglia prudenza. Probabilmente fino al 3 maggio non se ne farà nulla, ma pesano come un macigno le parole del presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi: «Il 4 maggio è dietro l’angolo, siamo in ritardo e studiare un modello non è così semplice, noi ci siamo messi a disposizione e spero che la voce delle imprese venga ascoltata perché la salute passa anche dal lavoro».

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