Giovedì il voto di fiducia in Senato. L’annuncio nel corso della riunione dei capigruppo
Il decreto ‘Cura Italia’ sarà approvato in Senato giovedì con il voto di fiducia. Detta così non sembra essere una grande notizia. La notizia sta però, come spesso accade, nei dettagli; nel fatto che l’annuncio da parte del governo, del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, è arrivato nel corso della riunione dei capigruppo di ieri pomeriggio.
Indice Articolo
- Il rischio di ridurre il Parlamento a una farsa
- Governo ricorre alla fiducia per evitare divisioni nella maggioranza
- La Commissione contro le fake news Covid-19
- Le discutibili scelte della comunicazione del premier Conte
- Fico guarda a Orban ma non agli ‘strappi’ di Conte
- Ciriani (FdI): con fiducia viene meno a spirito unità nazionale
- Fi: da governo nessuna voglia di dialogare. Lega: nessun presupposto per collaborare
- Eurogruppo diviso. Trattative fino a tarda notte
- Alle 10 conferenza stampa dell’Eurogruppo
Un episodio quanto meno insolito perché la prassi parlamentare vorrebbe che l’apposizione del voto di fiducia su un provvedimento dovrebbe avvenire in Aula, al termine della discussione generale e quindi quando il provvedimento ha chiuso il suo iter in Commissione ed è stato avviato il dibattito nell’emiciclo. Invece, nulla di tutto questo. Insolitamente, appunto, l’annuncio governativo è arrivato mentre la Commissione Bilancio del Senato era nella palude dell’esame degli emendamenti.
Il rischio di ridurre il Parlamento a una farsa
Per carità, l’ufficialità avverrà come sempre avvenuta e quindi la forma sarà salvata, ma qui il problema è la sostanza. Che senso ha, infatti, una discussione e un avvio in Aula sapendo già che il governo, per giunta nel corso della riunione dei capigruppo, ha deciso di mettere la fiducia? Il passo che ci divide dalla farsa in questo caso è davvero poco. E non può che essere doloroso e pericoloso dover affermare che un esame parlamentare è una farsa.
Nel parlamentarismo le prassi sono elementi basilari attraverso i quali i parlamentari, sia di maggioranza e sia di opposizione, esercitano le loro prerogative. In una visione più ampia potremmo dire che è proprio attraverso questi riti che si dispiega la democrazia e i cittadini, in modo mediato, partecipano alle scelte per il bene della Nazione.
Governo ricorre alla fiducia per evitare divisioni nella maggioranza
Ma tant’è, il governo vuole la fiducia ed approvare velocemente il provvedimento anche perché teme che il dilungarsi della discussione possa aprire crepe, per la verità già vistose, all’interno della maggioranza. Rimane però un comportamento grave che giunge, peraltro, in un momento delicato per gli italiani già fortemente menomati delle loro libertà personali, come mai accaduto prima.
La Commissione contro le fake news Covid-19
Ma il voto di fiducia annunciato in capigruppo è soltanto l’ultimo di uno dei tanti strappi a cui ci ha abituato questo governo nel corso di questa pandemia. Come non giudicare con preoccupazione, ad esempio, la decisione di Palazzo Chigi di costituire una Commissione ad hoc per verificare la veridicità delle notizie sul Covid-19. Un’iniziativa pericolosa che sembra riecheggiare quel progetto tanto caro alla sinistra e ai suoi media, e cioè di imporre un pensiero unico dominante.
Le discutibili scelte della comunicazione del premier Conte
E che dire della gestione della comunicazione del presidente del Consiglio? Dirette facebook, alcune ad orari improponibili, per annunciare decreti e misure poi ufficialmente presentate ore se non giorni dopo. Il tutto soprattutto all’inizio senza domande di giornalisti e con le tv, compresa quella di Stato, costrette a rilanciare il segnale diffuso sui social. E tutto questo senza considerare che Facebook è una piattaforma privata e che fa della profilazione degli utenti il suo business. Non a caso molti hanno notato come attraverso questa modalità di comunicazione il profilo del premier ha sfondato i 2 milioni di contatti, arrivando in poco tempo a raddoppiarli.
Fico guarda a Orban ma non agli ‘strappi’ di Conte
E quello che sorprende è il silenzio generale che accompagna queste iniziative. Per molto meno anni addietro abbiamo assistito a girotondi, manifestazioni pubbliche, paginate su giornaloni, trasmissioni tv. Adesso niente, anzi il presidente della Camera Fico preferisce parlare di Orban appellandosi all’Ue perché «dobbiamo lavorare tramite le procedure europee e far comprendere a certi Paesi, non solo l’Ungheria, ma c’è stata anche la Polonia, che dobbiamo vivere in uno stato democratico e di diritto dove c’è la divisione fra i poteri dello Stato. Se si vuole vivere nella Ue bisogna rispettare questo stato di diritto».
Ciriani (FdI): con fiducia viene meno a spirito unità nazionale
C’è l’opposizione, almeno, ad alzare il muro dell’indignazione. Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Luca Ciriani punta il dito e spiega che «in un momento così buio per la nostra Nazione ci saremmo attesi scelte più responsabili, e soprattutto ispirate a quell’unità nazionale che a più riprese ha invocato il Presidente della Repubblica». Mentre Giorgia Meloni dice che «con l’apposizione della fiducia sul decreto Cura Italia viene definitivamente smascherata la farsa della presunta volontà di condivisione da parte del governo Conte».
Fi: da governo nessuna voglia di dialogare. Lega: nessun presupposto per collaborare
Anche da Forza Italia arrivano critiche perché, come spiega Antonio Tajani: «Non abbiamo visto da parte del governo l’intenzione di collaborare di fronte alle nostre proposte costruttive. Da parte nostra c’è sempre stata e ci sarà la volontà di collaborare. Da parte del governo, invece, non c’è nessuna voglia di dialogare e di trovare accordo con il centrodestra». E la Lega con il capogruppo in Senato, Massimiliano Romeo precisa: «Avevamo detto che non avremmo fatto ostruzionismo sul provvedimento, ma la scelta di blindarlo con la fiducia fa comprendere che non ci sono i presupposti per una collaborazione».
Eurogruppo diviso. Trattative fino a tarda notte
Ma se in Italia il confronto è finito in Europa all’Eurogruppo è nel pieno, per cercare un’intesa sugli strumenti per contrastare la crisi economica. Le cronache raccontano di una spaccatura tra i Paesi del blocco del Nord, guidato da Olanda e Germania e quello del Sud, con Italia, Francia Spagna in testa. Questi ultimi chiedono la creazione di una forma di strumento di debito comune per fronteggiare la crisi sanitaria e le conseguenze economiche causate dalla crisi. Posizione condivisa da altri paesi tra cui Grecia, Malta, Lussemburgo e Irlanda. Ma il blocco dei ‘rigoristi’ insiste sul fatto che gli strumenti ad oggi a disposizione sono sufficienti, a cominciare dal Mes seppur aperto a condizionalità.
Alle 10 conferenza stampa dell’Eurogruppo
Ieri nel pomeriggio il premier Conte ha contattato anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen spiegando che «l’Italia non accetterà compromessi a ribasso». La riunione iniziata nel pomeriggio di ieri è slittata fino a tarda notte. Rimane la sensazione che comunque non si giungerà a una decisione finale, anche perché sarà il Consiglio europeo ad avere l’ultima parola. Intanto per oggi alle 10 è prevista una conferenza stampa, chissà per comunicare cosa. Per allora sarà passata la ‘nuttata’?
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