Intercettazioni, il Senato approva la nuova legge e pensiona la riforma Orlando

E’ legge la nuova normativa sulle intercettazioni. Con il via libera del Senato arrivano le nuove disposizioni, più permissive, in materia di intercettazioni, di comunicazioni o conversazioni da utilizzare come strumento di indagine nei processi per l’accertamento della responsabilità penale degli imputati. La legge entrerà in vigore dal primo maggio, ma soltanto per i procedimenti penali iscritti dal primo maggio 2020, perchè per quelli in corso continuerà ad applicarsi la disciplina attuale.

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«La legge appena approvata potenzia le intercettazioni come strumento di indagine ma nel contempo garantisce una difesa solida della privacy. È stato trovato un buon punto d’equilibrio per cui ringrazio tutte le forze di maggioranza», ha commentato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

A sostegno anche Michele Bordo, vice presidente del Gruppo Pd alla Camera per il quale «si tratta di una buona legge: delimita il campo dell’uso delle intercettazioni, consente di separare quelle rilevanti da quelle che non hanno niente a che fare con le inchieste, vieta la pubblicazione di quelle irrilevanti, permette alla difesa di essere protagonista in tutte le fasi delle indagini. Noi del Pd siamo molto soddisfatti per aver contribuito in modo determinante alla stesura di questo testo che introduce norme che garantiscono sia i cittadini, ma anche il lavoro importante degli inquirenti di accertamento dei reati».

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Già nel 2017 il legislatore era intervenuto in tal senso con quella che è passata alle cronache politiche e parlamentari come ‘legge Orlando’, la quale introducendo modifiche di grande rilievo nell’ordinamento penale, sia sul piano del diritto sostanziale sia su quello del diritto processuale affrontò anche la questione della disciplina delle intercettazioni, con l’intento di trovare un giusto equilibrio tra la segretezza della corrispondenza e ogni altra forma di comunicazione e il diritto all’informazione.

Nuove regole per le intercettazioni

Ma quello della segretezza delle informazioni e della necessità di avere efficaci indizi in caso di indagini penali, è un tema che da sempre divide opinione pubblica e mondo politico. Perché se è vero che le intercettazioni sono uno strumento di indagine molto efficace ed immediato, tanto da essere ormai utilizzate non come supporto ma come prevalente mezzo investigativo, non si può però non riconoscere la loro invasività dal punto di vista della privacy. E’ difficile infatti garantire un loro controllato utilizzo, evitando ci prestarsi a fughe di notizie, strumentalizzazioni ed errate letture.

E proprio su questo delicato equilibrio si è innestato lo scontro in Parlamento tra maggioranza e opposizioni. Uno scontro che si è fatto particolarmente acceso in riferimento al tema dell’estensione, rispetto alle disposizioni della Legge Orlando che già ne prevedeva l’utilizzo per fini investigativi penali, del virus informatico ‘trojan’, cioè un programma che verrebbe installato su dispositivi informatici (PC, telefonini, tablet, laptop, etc..) all’insaputa del proprietario, permettendo di prenderne il controllo da remoto.

In particolare sotto accusa le modalità di utilizzo del virus e cioè la certificazione delle attività svolte dalle non meglio qualificate ‘società specializzate’ esterne. Saranno queste società esterne, infatti, ad installare i ‘trojan’ per conto della magistratura, ed avendo il controllo totale di telefonini e computer, potrebbero facilmente manipolarne i dati e svolgere attività non consentite. Un’ esternalizzazione di indagini che non risulta assolutamente in linea con le garanzie che le istituzioni dovrebbero assicurare ai cittadini in uno ‘stato di diritto’.

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E le opposizioni accusano: si torna alla Stasi

Proprio su questo aspetto le opposizioni al governo non hanno usato mezzi termini. A partire dalla senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanché, che considera il decreto legge sulle intercettazioni «il ‘coronavirus’ della giustizia». Per poi spiegare: «La maggioranza attraverso un utilizzo indiscriminato del ‘trojan’ ha deciso di cambiare quelli che sono i diritti fondamentali delle persone. Ma non tanto per gli assassini, i terroristi e i delinquenti, ma per le persone comuni, che magari per una semplice delazione, per un’ipotesi, per un sospetto di reato amministrativo, si troverebbero e si troveranno la loro vita sbattuta in prima pagina. Pd e M5S stanno mettendo in piedi una gogna moderna. Sono cambiati gli strumenti, ma la gogna rimane. Con questo provvedimento i cittadini si troveranno così gettati in una sorta di grande fratello senza diritti e tutele per la loro privacy».

Dello stesso avviso anche il capogruppo della Lega a Montecitorio Riccardo Molinari, il quale sostiene che «è triste rilevare che per qualche like in più il ministro Bonafede e il governo calpestino i diritti dei cittadini con una legge assurda che prevede che tutti siano intercettabili. È impensabile utilizzare lo stesso strumento per chi mette una bomba in nome di Allah e per il postino o l’infermiere che commettono una leggerezza. L’estensione a tutti dell’utilizzo del Trojan per contrastare non solo i reati più gravi come quelli legati alla malavita organizzata o al terrorismo, assomiglia molto al modello DDR utilizzato dalla Stasi per mettere in galera chiunque».

Mentre Forza Italia con Giorgio Mulè, ha parlato di «provvedimento scellerato. Il trojan è l’ultima beffa che cancella la privacy e ne fa strame, è un mostro tentacolare che entra nella vita delle persone ma non di persone condannate, di persone incensurate». Infine, complicata la posizione di Italia Viva fino all’ultimo non convinta per un provvedimento poco garantista, ma in ‘zona cesarini’ grazie ad una modifica last minute (le intercettazioni non dovranno essere «solo indispensabili ma anche rilevanti») ha dato il suo via libera votando la fiducia al Senato.

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