Travolse e uccise Davide Rebellin, imputato chiede il patteggiamento: respinto

La difesa aveva proposto una condanna a 3 anni e 11 mesi

E’ stato rigettato il patteggiamento presentato dalla difesa di Wolfgang Rieke, l’autista tedesco accusato di aver travolto e ucciso l’ex campione di ciclismo Davide Rebellin a Montebello Vicentino (Vicenza) il 30 novembre del 2022. L’udienza preliminare, che si è tenuta nel Tribunale di Vicenza, con la decisione del giudice Roberto Venditti ha aperto la strada al processo. La prima udienza è fissata per il prossimo 22 aprile. Il camionista è accusato di omicidio stradale aggravato, omissione di soccorso e fuga.

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Secondo le indagini, si sarebbe accorto di aver travolto e ucciso Rebellin e una volta sceso dal camion sarebbe rimasto vicino al corpo a terra per poi fuggire. Rieke era stato bloccato in Germania lo scorso 17 giugno sulla scorta di un mandato d’arresto europeo e attualmente si trova in carcere a Vicenza.

Inizialmente la difesa, rappresentata dagli avvocati Enrico Ambrosetti e Andrea Nardin, aveva sollecitato un patteggiamento a due anni e undici mesi, poi riformulato il giorno prima dell’udienza a tre anni e undici mesi. Una condanna che per il giudice è apparsa comunque troppo lieve in relazione a quanto accaduto. Senza contare che su Rieke pesano alcuni precedenti: un incidente nel quale non aveva prestato soccorso, con pena successivamente dichiarata estinta, e per una guida in stato di ebbrezza.

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Il commento del fratello di Davide Rebellin

«Siamo soddisfatti di questo rigetto e ringraziamo la magistratura per il lavoro svolto e per l’attenzione riservata al caso – spiega il fratello Davide, Carlo Rebellin – Ora aspettiamo con ansia l’udienza del 22 aprile, e confidiamo in una condanna più pesante ed equa rispetto a quella proposta nel patteggiamento: se il giudice l’ha rigettata significa che lui per primo non l’ha ritenuta congrua al crimine commesso», ha aggiunto.

Il comportamento tenuto da Rieke dopo l’investimento «fa troppa rabbia: il video del sinistro, che abbiamo visto più volte – ribadisce il fratello – documenta chiaramente come sia rimasto sul posto per diversi minuti accanto al corpo esanime di mio fratello per poi scappare approfittando del fatto che non c’era nessuno a fermarlo. Capisco l’agitazione del momento, ma poi ha avuto tutto il tempo per riflettere su ciò che ha commesso; anche le scuse ce le ha inviate dopo mesi, e presumibilmente sono state dettate dal suo avvocato. Una condotta orribile che va perseguita e punita adeguatamente».

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